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  • San Marino. La Corale, grande testimone sammarinese del bel canto. Intervista al direttore Fausto Giacomini … di Angela Venturini

    La Corale è una di quelle cose “belle” che, insieme all’IMS e alla Banda Militare, sono motivo di orgoglio e soddisfazione per il nostro Stato. Quando si presenta sul palco, può contare su un direttore così trascinante, coinvolgente ed entusiasmante che sembra capace di far cantare anche le pietre. Per questo, ogni concerto è sold out e arrivano applausi a scena aperta. Bravura, passione, professionalità e ricerca continua, anche se si tratta di un gruppo amatoriale, che alla scadenza dei 64 anni di vita ha necessità di nuova linfa. Ne parliamo direttamente con il suo direttore, che è anche direttore IMS, Fausto Giacomini. 

    Maestro, un’istituzione così antica vuol dire che è molto ben radicata nel contesto socio-territoriale, dall’altra però potrebbe evidenziare qualche necessità. Di cosa ha bisogno la Corale?

    Dobbiamo tenere conto che la Corale è stata fondata nel 1960 da Cesare Franchini Tassini, in un momento storico in cui a San Marino operavano solo la Banda Militare e la Banda di Serravalle: dal punto di vista musicale, non c’era altro. Considerato tutto ciò, l’idea di Franchini Tassini, realizzata con alcune persone provenienti dalla Cappella Cantorum della Pieve e un gruppo di ragazze che frequentavano il monastero delle suore di Borgo Maggiore, è stata una grande intuizione. E ricordiamo anche che nel 1975, la Corale ha dato il via ai corsi di formazione musicale, diventati IMS.

    È evidente che nel corso degli anni il contesto sociale è cambiato molto, cosa ha comportato?

    Questo è uno dei problemi in quanto la Corale non ha più quell’attrattività che aveva all’epoca. Avremmo bisogno di giovani. Avremmo bisogno di coinvolgerli, di appassionarli innanzi tutto verso l’attività istituzionale che noi svolgiamo e, contestualmente, a quella concertistica. 

    In pratica, quali sono i servizi istituzionali? 

    Svolgiamo servizio in Basilica per tutte le festività nazionali sammarinesi e per le cerimonie di insediamento dei Capitani Reggenti, con un consolidato programma di musiche sacre. L’attività concertistica, invece, è molto variegata, perché da tempo abbiamo affiancato alla musica classica, tanta musica moderna. 

    E comunque, i ragazzi non ne sono attratti, perché?

    Perché un tempo non c’erano i mezzi e le attrazioni che ci sono oggi. I giovani avevano poche occasioni di divertimento, di uscire di casa (specialmente le ragazze) e di socializzare. Partecipare alla Corale, offriva molte opportunità e occasioni anche di viaggio, impensabili per quell’epoca. È evidente che oggi tutto questo non esiste più. Oggi è difficile organizzare perfino qualche scambio con altri gruppi corali: i costi dei trasporti e di un eventuale soggiorno esterno sono diventati insostenibili. Pertanto è sempre più difficile reperire nuovi coristi e, in queste condizioni, l’età media del coro diventa sempre più alta. 

    Eppure ci sono diverse scuole di musica, anche private, che insegnano canto. C’è competizione con queste realtà?

    No, non c’è nessuna competizione. Anzi si ragiona con l’Istituto Musicale per ampliare sempre più le collaborazioni e, quindi, il bacino di utenza. 

    L’IMS ha un “Coro di voci bianche”. Non può essere questo il vivaio per il futuro?

    Sì, è vero, abbiamo un Coro di voci bianche, ma viene utilizzato solo in particolari occasioni, come il concerto di Natale e quello di fine anno scolastico. In pratica, attingiamo i giovani coristi dalle varie classi strumentali, ma senza seguire un vero e proprio progetto didattico di canto corale. Si tratta senz’altro di un’attività che potrebbe essere propedeutica per la Corale vera e propria, ma è solo una speranza. 

    Eppure, sembra che tutti i ragazzi cantino, o abbiano l’obiettivo di cantare…

    Sì cantano, ma non hanno idea di come si canti. Se ascoltiamo quella che una volta era indicata come musica leggera e che adesso comprende altri generi come rap, il trap, l’hi-pop e chissà che altro ancora, seguitissimi dai giovani, dal punto di vista musicale stiamo parlando di cose infime. Io che sono nato con i gruppi rock degli anni ’70, quando mi sono avvicinato alla musica classica, ho conosciuto un altro mondo. Non voglio fare un discorso da vecchio, ma la musica di oggi è sciocca, intendo priva di una vera struttura musicale. Questo a prescindere dai testi, che possono contenere anche messaggi di una certa attualità. Il lavoro che stiamo portando avanti con l’Istituto Musicale con tutti gli ordini di scuola, dai piccolissimi ai teenagers, è rivolto proprio a promuovere una vera cultura musicale. 

    Tuttavia, non c’è solo la musica classica che è bella da ascoltare, c’è anche tanta musica moderna di alto livello.

    Sicuramente sì: dal rock al jazz alle colonne sonore e tanto altro. C’è della gran bella musica. Ma se guardiamo le hit parade musicali vediamo che, tra le prime in classifica, ci sono canzoni direi inascoltabili. Oggi, il canto non è più una prerogativa necessaria, cantare bene o cantare male non è affatto influente in termini di followers. Lo vediamo anche a San Remo, che una volta portava alla ribalta il meglio del canto italiano e ora non più. Del resto, tutta la tradizione del bel canto italiano sta segnando il passo. Perfino il numero di iscritti nei conservatori è in costante calo. 

    Tornando alla Corale?

    È chiaro che in questo contesto generale, anche i nostri numeri sono difficili da mantenere. Se si vuole alzare il livello, pur senza diventare professionisti, ci vuole comunque molto impegno, molte prove e tanta costanza. 

    Dopo padre Stipa, lei ha comunque ha portato una ventata di gioventù, questo non stato un incentivo? 

    In effetti ho allargato il repertorio a generi molto più popolari, e questo ha dato nuovi stimoli. Tuttavia, se si vuole mantenere un certo livello di qualità, ci deve essere una parte in cui si educa la voce e si impara a cantare in gruppo. Un coro non è un insieme di solisti, nessuna voce deve emergere sulle altre della sua sezione, bisogna imparare a respirare insieme. Non è sempre facile e il direttore ha una grande responsabilità. 

    Ci sono più donne o più uomini che si avvicinano al canto corale?

    Gli uomini stanno diventando una rarità. Nello specifico, si possono trovare solo baritoni, mentre è molto difficile trovare tenori e bassi. Il basso profondo è praticamente sparito. Le donne sono più numerose, anche perché quando prendono un impegno, lo mantengono con più costanza. 

    Previsioni?

    Sicuramente la Corale dovrà collegarsi con le scuole di musica per ampliare la sua sfera di influenza e poter continuare la sua attività. Anche dal punto vista artistico musicale, stiamo cercando di fare un gran lavoro. È chiaro però, che non potremo mai fare un concerto con le musiche di Tony Effe. 

    Angela Venturini