San Marino. La “crisi abitativa” si risolve strutturalmente solo sviluppando meglio e senza freni ideologici le “residenze atipiche” … di Enrico Lazzari

La sinistra “perde il pelo ma non il vizio”, verrebbe da dire… Anzi, oggi, quale forza importante del governo e della sua maggioranza, il vizio sembra farlo perdere, il pelo, alla Repubblica…

Non è un caso, infatti -a mio parere-, il varo del Decreto Delegato n.177 del 21 novembre 2024 che ha ridimensionato di tanto l’attrattiva della normativa sammarinese verso potenziali nuovi residenti (ad alto reddito) europei e Svizzeri. Del resto, da opportunità importante che sono, sul Titano queste sono state indicate come la causa del caro-affitti e della carenza di opportunità abitative percorribili, ad esempio, per le giovani coppie.

Ad una lettura superficiale, ciò, appare addirittura sensato: aumenta la richiesta su una offerta non enorme e determina un aumento dei prezzi del servizio o bene richiesto… Ma siamo sicuri che le cosiddette residenze atipiche, se ben sviluppate e strutturate anche normativamente, se realmente attrattive, non possano a loro volta dare un forte, se non decisivo contributo affinchè si possa risolvere in maniera finalmente strutturale la crisi abitativa?

Ma creerebbero problemi con gli altri Stati dell’Unione Europea, Italia in testa, “si dice”… Ma su cosa è basata questa affermazione, se la stessa Italia ha introdotto un regime fiscale agevolato per i neo-residenti ad alto reddito, per di più dalle maglie” più larghe di quello sammarinese? In base all’articolo 24-bis del TUIR, i nuovi residenti in Italia possono optare per un’imposta forfettaria annuale di 100.000 euro sui redditi prodotti all’estero, indipendentemente dall’ammontare. Per aderire a questo regime, il contribuente deve dimostrare di non aver risieduto in Italia per almeno nove anni nel decennio precedente alla richiesta..

Poi, restando in Ue, Portogallo (oggi “saturo” ha modificato la normativa), Malta, Spagna e Grecia, mentre “attorno” al mediterraneo l’elenco è lungo: Albania, Monaco, Tunisia, Marocco…

La “guerra” sammarinese all’opportunità data dalle residenze atipiche sembra essere una delle solite, obsolete, retrograde e illiberali battaglie ideologiche dei tempi che furono… Tempi passati, ma vizi non dimenticati… Ma questa è un’altra storia.

La storia attuale è che boicottando le stesse residenze, si riduce il gettito sulle casse pubbliche -sia per mancati introiti diretti (tasse dei nuovi residenti) che per il mancato sviluppo dell’indotto commerciale interno- e quindi la disponibilità di risorse da destinare alla risoluzione della crisi abitativa. Secondo alcune stime, infatti, un residente ad alto reddito spenderebbe nei negozi sammarinesi, nella peggiore delle ipotesi, almeno 5.000€ annui solo in ristoranti, pizzerie e negozi di generi alimentari. Ma vediamo queste stime:

Alimentari e Ristoranti: da 5.000 a 10.000 euro all’anno (con relativo vantaggio monofase per le casse pubbliche, visto che il grosso della materia prima e dei lavorati di settore è importato);

Abbigliamento e Accessori: tra 1.000 e 5.000€ annui;

Tecnologia e articoli per la casa: tra 3.000 e 10.000€ annui:

Altro (lusso, sport, cultura ecc..): tra 2.000 e 8.000€ annui.

Se queste spese le moltiplicassimo per migliaia di residenze atipiche, l’impatto sull’economia sammarinese e il relativo gettito indiretto determinato sulle casse pubbliche sarebbe enorme!

E, non a caso, non ho considerato il gettito diretto, la tassazione applicata -che, prima del varo del Decreto Delegato n.177, sul Titano era estremamente attraente, oggi molto meno- su questi residenti atipici ad alto reddito. Ovvero:

6% sul reddito per la fascia che va da 50.000 a 100.000 euro;

3% sul reddito per la fascia che supera i 100.000 euro.

Ora, con la recente modifica, è prevista una imposta unica del 7%, con tassa minima fissata in 10.000 euro annui e massima di 100.000 euro sempre annui. In più, per poter beneficiare dell’opportunità sammarinese, il richiedente dovrà avere un reddito minimo di 120.000 euro e un patrimonio mobiliare minimo di 500.000 mila euro, da spostare in una banca sammarinese… Eccovi -ed è sempre il mio parere- come vanificare una importante opportunità di sviluppo! Ma tant’è…

E’ facile ricordare, visto l’alto debito pubblico e il costo annuale degli interessi sullo stesso che gravano sui bilanci e sulle risorse disponibili, che ogni intervento che verrà varato dal Consiglio Grande e Generale in materia di prima casa, nonostante la grande attenzione che la Segreteria di Stato competente sta riservando alla tematica, sarà pesantemente condizionato da ciò…

Come fare allora per arrivare ad una riforma strutturale, capace di reggere nel tempo e di risolvere in un determinato lasso di anni alla radice la problematica? Grazie -soprattutto- allo sviluppo senza timori e freni ideologici della residenze atipiche, che sono sì state la causa dell’inasprimento del problema, ma che al tempo stesso possono essere la via per la soluzione definitiva.

Vi spiego come… Abbiamo visto che il solo impatto sull’economia interna di un sufficiente numero di nuovi residenti ad alto reddito determinerebbe uno sviluppo economico interno tangibile. Ciò significa che lo stato, le sue casse statali, i suoi bilanci, potrebbero rinunciare al gettito diretto derivante dalla tassazione sul reddito di questi residenti atipici, destinandolo in toto alla costruzione di una sorta di “case statali” -magari da acquistare nell’immenso patrimonio immobiliare in carico alle banche del Titano (e sarebbe un’altra spinta all’economia liberare gli istituti di credito da quella zavorra)- da affittare ai sammarinesi secondo precisi indicatori e a canoni calmierati e proporzionali al reddito.

Ipotizziamo che una accattivante normativa (non va certo bene quella attuale appena varata) possa attirare sul Titano 500 residenti atipici ogni anno (come era nel progetto originario). Restando bassi, ipotizzando un gettito minimo pro capite di 10.000 euro annui, nelle casse pubbliche entrerebbero ben 5.000.000 milioni… Con questi, lo Stato potrebbe comprare subito senza fare altro debito, nel patrimonio immobiliare delle banche -restiamo bassi-, almeno 20 fra appartamenti e abitazioni… 40 l’anno dopo… 60 l’anno dopo ancora… Ma sarebbero certamente di più.

In tre anni, senza fare debito, lo Stato potrebbe risolvere il problema abitativo a ben oltre 100 famiglie sammarinesi… Che diventerebbero tantissime di più, già nel primo anno, se quel gettito venisse impegnato in un grande debito, da pagare annualmente con il gettito derivante dalle residenze atipiche.

Okay, è più complicato di così, ma il concetto su cui costruire un progetto dettagliato in tal senso è questo… Talmente semplice, talmente evidente che solo una visione ideologica delle cose è in grado di rendere invisibile.

Enrico Lazzari