L’emergenza sanitaria che si è ben presto tramutata, a livello globale, in emergenza economica, non dà ancora tregua, l’impressione però è quella di essere in pieno ‘picco’, vale a dire che potremmo essere a un passo dal superarla. Dunque le maggiori preoccupazioni restano quelle legate alle conseguenze economiche, a quando si dovrà fare la conta dei danni. La speranza è che come per le precedenti, da questa crisi possa nascere anche qualcosa di buono. «La crisi – scriveva Einstein – è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. E’ nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera se stesso senza essere superato. Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi, è la crisi dell’incompetenza. L’inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita. Finiamola una volta per tutte con l’unica crisi pericolosa, che è la tragedia di non voler lottare per superarla”.
Un messaggio di speranza come quello che è trapelato dalle parole del segretario al lavoro Teodoro Lonfernini al quale abbiamo chiesto conto di una situazione certo non facile.
Segretario, com’è la situazione rispetto all’emergenza sanitaria?
“I nostri dati aggiornati (a ieri mattina, ndr) sono a 11 casi positivi, mentre le quarantene rimangono circa 90. Stiamo vivendo una fase sicuramente di picco, una fase da gestire in tutta la sua complessità, basti pensare al servizio domiciliare che si è attivato per fare in modo che le persone in quarantena abbiano tutti i generi di prima necessità, non solo cibo ma anche farmaci”.
Questa crisi rischia di colpire duro soprattutto l’economia e il lavoro. Quali misure sta prendendo il governo?
“Mentre parliamo mi sto recando ad un incontro con le associazioni di categoria, i sindacati e appunto il governo. E’ proprio vero che il virus sta mietendo vittime più che altro nel settore economico. Tutto si è fermato, le persone hanno cambiato stile di vita, c’è il timore di stare dove ci sono altre persone, è tutto giustificato ma chi ci rimette sono tutte quelle attività che pur private hanno rapporti diretti con il pubblico. Penso ai ristoranti, agli hotel, alle caffetterie. Ad essere colpite poi sono anche tutte quelle attività commerciali artigianali e produttive che avevano rapporti diretti in termini di produzione con la Cina. Le dico solo che per quanto riguarda le attività alberghiere, sono arrivate tantissime disdette, i dati parlano di oltre il 50%. E ci sono strutture, quelle che generalmente approfittano del periodo post natalizio per far fare le ferie al personale e chiudere, che hanno deciso di rimandare l’apertura ordinaria”.
Non vi è dubbio che il governo è stato messo subito a durissima prova.
“Diciamo che questo è un problema nei problemi. Il governo ha iniziato a dover gestire delle emergenze ereditate dal precedente governo e ad esse si è poi sommata questa emergenza che non riguarda solo San Marino ma è globale”.
A proposito di emergenze, qual è la situazione di Carisp? Si parla di 24 dipendenti che rischiano di perdere il posto di lavoro.
“In realtà i dipendenti che rischiano di perdere il lavoro sono 26, 24 ex dipendenti di Asset banca più i due assunti dalla società di servizi. Si tratta di un’altra emergenza ereditata dal precedente governo che non ha gestito tale problematica. Al momento abbiamo incontrato i vertici di Carisp e il suo cda per avere elementi di chiarezza e indicare una strada posto che c’è la massima consapevolezza dei compiti che spettano agli amministratori e quelli in capo alla proprietà. Ciò detto personalmente ritengo che ci sia il dovere di valutare scenari diversi da quello che ci è stato prospettato, ovvero la scelta di lasciare indietro 26 dipendenti. Siamo tutti cittadini di questo Stato e anziché avviare a percorsi infelici dei dipendenti, si potrebbero attivare delle formule di solidarietà, qualcuno potrebbe rinunciare a qualcosa. Frattanto è stato presentato il piano industriale 2020-2022 che è al vaglio dei tecnici del cui parere ovviamente anche il sottoscritto si avvarrà”.
Non tutti sembrano così concentrati sulla crisi che attanaglia il Paese, che idea si è fatto della proposta di referendum venuta avanti in materia di giustizia?
“Penso che ci sia qualcuno che da qualche anno a questa parte abbia confuso la propria vita professionale e anche politica con una attività prevalente dal punto di vista referendario. Sulla giustizia abbiamo semplicemente riportato un equilibrio in funzione di una attività che era stata svolta in maniera del tutto impropria. Il referendum lo ritengo una azione molto scomposta, credo non vi sia la capacità da parte di chi fa opposizione di comprendere appieno quale sia il proprio ruolo determinante. Va bene contestare ma misurare in continuazione la temperatura della gente su temi che la popolazione non credo segua, è piuttosto un voler provocare a livello politico”.
Su cosa sta puntando il governo?
“Stiamo lavorando per cercare di intervenire sugli aspetti che possono rilanciare il Paese a partire dall’attività normativa. L’obiettivo è far tornare San Marino attraente, affinché ridiventi una opportunità e dove i suoi punti di forza siano ben chiari, con privilegi legittimi da riconsegnare a chi ci guarda da fuori, persone che devono tornare ad aver fiducia in una dimensione economica stabile. Per questo avevamo detto che saremmo partiti dalla giustizia, per questa ragione sono allo studio delle norme sia in ambito industriale che per ciò che concerne il mondo del lavoro”.