Con un intervento incisivo e vibrante alla 150ª Assemblea Generale dell’Unione Interparlamentare, in corso a Tashkent, la sammarinese Gemma Cesarini ha portato la voce di San Marino in difesa dei diritti delle donne e della giustizia globale, ribadendo che “la parità di genere non è un’utopia, ma una scelta politica”.
Nel cuore della capitale uzbeka, crocevia di culture e contraddizioni, Cesarini ha dichiarato con fermezza: “Dove le donne non hanno voce, la democrazia è monca. Dove la parità è negata, la giustizia è ferita.”
Un messaggio chiaro, urgente e necessario, ha spiegato la delegata, frutto del lavoro svolto sul documento “Azione parlamentare e giustizia”, base del suo intervento.
Ma, ha aggiunto, “non si può parlare di giustizia senza denunciare l’ingiustizia più antica e ancora troppo presente: quella contro le donne”. Cesarini ha quindi lanciato un monito alla platea internazionale: “Le donne non sono una minoranza da proteggere, ma una maggioranza da ascoltare e rispettare. In troppi Paesi del mondo, la loro voce viene soffocata, la loro presenza ridotta a ornamento, i loro diritti sistematicamente violati.”
Tra gli esempi più drammatici citati nel suo discorso, la delegata ha ricordato il caso dell’Afghanistan, dove “bambine a cui viene negata l’istruzione, donne bandite dalla vita pubblica, cancellate dallo spazio civile come se non esistessero” rappresentano una ferita profonda alla coscienza globale. Ma non solo: la denuncia si è estesa a Iran, Somalia, Yemen, alcune aree dell’Africa subsahariana e dell’Asia centrale, dove – ha detto – “la condizione femminile è schiavitù mascherata da tradizione”.
“Non possiamo restare in silenzio, non qui, non ora”, ha affermato con decisione, ricordando la sua partecipazione al Forum sui Diritti delle Donne e la Parità di Genere, momento in cui ha invitato l’intera comunità parlamentare a compiere un atto di coraggio: “Passare dalle parole ai fatti, promuovendo leggi vincolanti, programmi educativi trasformativi, azioni parlamentari che non siano solo ‘per le donne’, ma con le donne, protagoniste.”
La delegata ha sottolineato come il cambiamento debba avvenire su più livelli, culturali e istituzionali: “Serve più presenza femminile nei parlamenti, nei governi, nelle istituzioni di controllo, nei tavoli dove si decide davvero. Ma serve anche un cambio culturale, che comincia a scuola, nei media, nella narrazione del potere.”
Un richiamo forte anche alla responsabilità collettiva: “Nessuna democrazia può dirsi compiuta se metà della popolazione viene esclusa o maltrattata. Nessuna giustizia può dirsi tale se accetta in silenzio la violenza, il silenzio imposto, la negazione di opportunità e libertà.”
Cesarini non si è limitata alla denuncia, ma ha portato proposte e visioni: “Sono qui per costruire ponti, per condividere strumenti. Perché un’altra rotta è possibile. Una rotta fatta di leggi che tutelino concretamente, azioni che promuovano leadership femminili, e reti internazionali che non si fermino davanti all’indifferenza o alla paura.”
Citazione finale, carica di significato, quella della filosofa Simone de Beauvoir: “Basta una crisi politica, economica o religiosa perché i diritti delle donne vengano rimessi in discussione.”
Da qui il suo appello: “Noi dobbiamo essere la risposta forte, corale, decisa a ogni tentativo di regressione. Con fermezza e con passione.”
E la conclusione è una dichiarazione d’intenti che va oltre l’aula dell’Assemblea: “È tempo di ribaltare le gerarchie ingiuste. È tempo di rendere la giustizia davvero inclusiva. È tempo, finalmente, di mettere le donne al centro.”
Una voce, quella di San Marino, che in questa occasione ha saputo farsi sentire con forza e consapevolezza.