Conferenza Europea dei presidenti dei parlamenti (Strasburgo 19-20-21 Marzo)
La Delegazione che ha partecipato alla Conferenza Europea dei Presidenti dei parlamenti, composta dai Consiglieri Oscar Mina e Katia Savoretti, è intervenuta a questa importante conferenza sulle tematiche poste all’ordine del giorno dei lavori, quali ; “garantire la libertà di espressione in un periodo di polarizzazione e di incertezza”, “la salvaguardia della democrazia” ed infine “la violenza contro le personalità politiche”; tematiche molto sensibili che hanno suscitato un grande interesse in un confronto aperto e molto dibattuto con numerose Delegazioni Europee presenti, alla presenza di varie Rappresentanze e membri osservatori, Partners per la democrazia, Delegazioni Parlamentari del Mediterraneo, Parlamentari in rappresentanze di numerosi organismi internazionali.
In apertura dei lavori in una seduta plenaria, è intervenuto il Presidente dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa On.le Theodoros Rousopoulos, ed il Segretario Generale del Consiglio d’Europa On.le Alain Berset, che hanno sottolineato l’importanza delle tematiche che si andranno a dibattere in questa assise, ovvero in questa sede del consiglio d’Europa, rimarcando l’importanza di modellare il nuovo ordine della sicurezza europea sulla base della sua evoluzione e dei conflitti in corso; la democrazia ha bisogno di tempo e deve essere accompagnata in tutte le sue sfaccettature per introdurre la vera sicurezza che offre.
In apertura dei lavori sulla prima tematica “Salvaguardia della democrazia”, è stata introdotta dall’On.le Yae?l BRAUN-PIVET Presidente dell’’Assemble?e Nationale (Francia), dall’On.le Andreas NORLE?N Preesidente del Riksdag (Svezia) ed infine dall’On.le Ruslan STEFANCHUK, Presidente della Verkhovna Rada (Ucraina) ; che hanno sottolineato come nella Dichiarazione di Reykjavik del 2023, nel preambolo ai Principi per la democrazia di Reykjavik al 4° Vertice dei Capi di Stato e di Governo del Consiglio d’Europa, in cui i capi di Stato e di governo, come sia assolutamente necessario ri-modellare, preservare e rafforzare i cardini della democrazia ed il buon governo a tutti i livelli in tutta Europa.
In particolare, l’intervento dell’On.le Ruslan STEFANCHUK, Presidente della Verkhovna Rada (Ucraina) che ha evidenziato come la salvaguardia della democrazia sia un concetto che riassume quello che l’Ucraina sta facendo ora ; ovvero difendere ed esaltare i valori della democrazia, recriminare libertà, indipendenza, sviluppo futuro, lottando e resistendo all’aggressore Russo, e soprattutto ribadendo la richiesta di un sostegno per creare una pace reale e duratura.
Nel dibattito, è intervenuto il Consigliere Oscar Mina ;
Premesso nell’immaginare collettivo che l’idea di democrazia è spesso limitata al solo esercizio del diritto di voto e troppo spesso essa è data per scontata. Tuttavia va detto che lo stesso, diritto di voto, le elezioni libere e regolari, la libertà di stampa, gli organismi di controllo, una società civile, la garanzie dei diritti, un sistema di giustizia, sono pilastri fondamentali di una vera democrazia e non lo sono mai stato e non lo saranno mai delle conquiste facili. In Europa, dove principi fondamentali dello stato di diritto, vengono limitati da parte di autocrati, e despoti che arrecano colpi ad ogni pilastro fondamentale della democrazia, compromettono la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e, di conseguenza, minacciano intere società democratiche.
La Democrazia non significa solo elezioni. È di cruciale importanza che, a tutti i livelli, cittadini e politici che desiderano mantenere la cultura democratica, rispettino le norme che comprendono diritti ma anche dovere e obblighi.
Il punto è che i pilastri della democrazia sono sotto attacco e la questione da dibattere è di come proteggere le democrazie Europee di fronte all’assalto del populismo autoritario presente.
Salvaguardare quindi la democrazia è una responsabilità fondamentale per garantire il rispetto dei diritti, la partecipazione attiva dei cittadini e il buon funzionamento delle istituzioni, ovvero come mettere al riparo le democrazie dalle spinte autoritarie.
Servono azioni concrete per rafforzare le nostre democrazie e sviluppare gli anticorpi contro l’autoritarismo, che devono essere assolutamente conseguiti e mantenuti per costituire le basi della democrazia come il Progresso economico e non solo l’aumento del “Prodotto interno lordo” (PIL) ma una prosperità effettiva per la maggior parte dei cittadini.
Esercitare una certa Educazione Civica per promuovere la consapevolezza politica attraverso l’educazione per permettere ai cittadini di comprendere i propri diritti e doveri e di partecipazione consapevole in modo informato. Rafforzare le stesse istituzioni e la loro indipendenza per proteggerle dalle interferenze politiche. La Partecipazione Attiva dei cittadini ai processi elettorali, ai referendum e ad altre forme di coinvolgimento democratico per rafforzare il legame tra governanti e governati, garantire un Sistema Elettorale Equo e Trasparente tale da assicurarsi che le elezioni siano libere, trasparenti e accessibili, evitando manipolazioni o brogli. La Protezione delle Libertà Fondamentali altro punto per garantire il rispetto della libertà di espressione, di stampa e di associazione, essenziali per un dibattito pubblico libero e aperto.
Fondamentale è il Controllo e la Separazione dei Poteri che significa mantenere la separazione tra i poteri legislativo, esecutivo e giudiziario, con dei meccanismi di bilanciamento e di controllo reciproco per prevenire invasioni di campo ed abusi di potere. Contrastare la corruzione per rafforzare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e garantire che le decisioni politiche rispecchino l’interesse collettivo. Favorire l’Inclusione e le Pari Opportunità per Lavorare affinché tutti i cittadini abbiano accesso equo ai servizi, alle pari opportunità e alla possibilità di impiego. Il Dialogo e la tolleranza un altro punto che riveste un forte interesse nelle varie comunità in cui si deve promuovere un clima di dialogo e confronto pacifico, rispettando le differenze culturali, religiose, ideologiche e sociali.
In conclusione credo sia necessario pensare di fare dell’Europa la roccaforte convinta della democrazia, ma questa posizione non è scontata né garantita per sempre. Dopo le tragedie del XX secolo, le istituzioni europee sono state costruite per promuovere la pace, i diritti umani e lo Stato di diritto. L’Unione Europea, il Consiglio d’Europa e la Corte europea dei diritti dell’uomo sono pilastri che difendono la democrazia e i valori liberali. Tuttavia, negli ultimi anni, l’Europa ha affrontato sfide crescenti come, l’ascesa di movimenti populisti e autoritari, la crisi della rappresentanza politica, la disinformazione e le interferenze esterne. Alcuni governi hanno messo in discussione l’indipendenza della magistratura, la libertà di stampa e i diritti delle minoranze, minacciando i principi democratici su cui si basa il continente. Per mantenere la democrazia, l’Europa deve rafforzare le istituzioni, garantire l’applicazione dello Stato di diritto in tutti gli Stati membri e promuovere una cultura politica che valorizzi la partecipazione, la trasparenza e i diritti umani. Salvaguardare la democrazia richiede un impegno collettivo continuo, dove istituzioni, società civile e cittadini collaborano per proteggere i principi democratici e assicurare un futuro stabile e inclusivo per le generazioni future. Permettetemi una doverosa citazione, la Rep. di San Marino, forte della sua consolidata democrazia rappresentativa, delle sua storia millenaria e delle sue tradizioni, sostiene da sempre i principi cardini della democrazia, e continuerà a farlo in tutti gli organismi Europei ed internazionali, nel rispetto delle sue prerogative, esaltandone i valori fondamentali a fianco di chi lotta contro ogni forma di autoritarismo a salvaguardia della democrazia stessa.
Il 2° Tema posto all’ordine del giorno dei lavori, “Garantire la libertà di espressione in tempi di polarizzazione e incertezza” , introdotto dalla Sig.ra Ma?gorzata KIDAWA-B?O?SKA, Maresciallo del Senato, Polonia, On. Pedro ROLLÁN Presidente del Senato (Spagna), On.le Þórunn SVEINBJARNARDÓTTI, Presidente di Alþingi, (Islanda), che hanno rimarcato il ruolo guida svolto dal Consiglio d’Europa nell’elaborazione di standard internazionali sulla libertà di espressione e su questioni correlate quali la libertà dei media, l’accesso alle informazioni e la lotta all’incitamento all’odio e alla disinformazione, compresa la strumentalizzazione della storia, in particolare alla luce del crescente impatto delle tecnologie digitali su tali questioni, in particolare; Le elezioni devono basarsi sul rispetto delle norme pertinenti in materia di diritti umani, in particolare la libertà di espressione, la libertà di riunione e la libertà di associazione, compresa la costituzione di partiti politici e associazioni in conformità con gli standard nazionali e internazionali.
Nel dibattito generale, è intervenuto il Consigliere Oscar Mina ; la libertà di espressione è un aspetto da non sottovalutare, come lo è in egual misura la stessa disinformazione e la sua propaganda diffusa, che sta producendo nell’opinione pubblica danni ingenti con effetti devastanti in un contesto di polarizzazione sociale ed aggiungerei in questo periodo di conflitti armati.
Se partiamo da questo concetto, ovvero, che qualsiasi organo di informazione di un paese può permettersi di propagandare per esempio un regime aggressore, mantenendo un livello giornalistico non ottimale dietro ad un apparente “par condicio” o libertà di espressione, consentendo alla divulgazione di informazioni senza incontrare alcun controllo dei fatti narrati, anche quando sono in palese contrasto con la realtà sul terreno, questo aspetto si chiama appunto “Disinformazione” ed è propaganda lesiva dell’interesse comune di una comunità di Stati.
Infatti, nel conflitto in corso in Ucraina, le false narrazioni, molte delle quali promosse dagli apparati di propaganda Russa, che circolavano online già mesi prima che le stesse forze Russe invadessero il Paese il 24 febbraio 2022; in cui false affermazioni riguardanti un presunto genocidio perpetrato dall’Ucraina nei confronti dei suoi abitanti di lingua Russa, fino a diffondere che l’ideologia nazista fosse radicata nella leadership politica di quel Paese, utilizzate per tentare di giustificare l’invasione dell’Ucraina. E’ evidente che una domanda c’è la dobbiamo porre, ovvero, se queste informazioni servono veramente all’opinione pubblica, oppure sono strumenti di manipolazione nelle mani di persone alle quali la disinformazione converrebbe ?
Ce lo chiediamo, perché il pericolo della disinformazione e della propaganda è di fatto diventata una vera e propria arma di guerra; ovvero tutto è diventato propaganda e tutto è diventato contro-propaganda, con una tensione cosi elevata che purtroppo, le notizie vere o false, sono diventate veramente la parte integrante della strategia di guerra in questo conflitto Russo-Ucraino, in grado di sovvertire un equilibrio politico, e persino creare una coscienza di stato e ridurre il concetto della libertà di espressione, dei media, dell’informazione in genere, per offuscare e limitare la verità.
Di fatto penso che sia necessario ribadire di esortare gli stessi parlamentari ed i parlamenti nazionali affinché vi sia una modalità di tutela della corretta informazione garantendo nel contempo la pluralità e la libera informazione a tutti i livelli a partire dai social, dai media, fino alla carta stampata. E’ una sfida che ci troviamo di fronte in cui dobbiamo dire concretamente cosa stiamo facendo per affrontarla in termini di cooperazione, perché la materia la libertà di espressione e in egual misura la disinformazione non hanno confini, e non è dato dall’importanza di un paese e dalle sue dimensioni, ma è sicuramente in grado di produrre degli effetti talmente dannosi proiettandola in un vortice di propaganda transnazionale in grado di minare la stabilità geo-politica degli Stati, e non solo.
La libertà di espressione è il pilastro su cui si fonda il dialogo pubblico, la trasparenza e la possibilità di affrontare le differenze attraverso il confronto.
Infatti, la polarizzazione sociale e politica tende ad alimentare fenomeni come l’intolleranza, la disinformazione, la censura, o la minaccia di repressioni contro chi esprime opinioni contrarie. In periodi di incertezza economica, sociale o tecnologica, questo diventa ancora più complesso, e devo dire che difendere il diritto all’espressione per poter esprimere le proprie opinioni senza subire discriminazioni o intimidazioni, purché il discorso non inciti all’odio o alla violenza, resta la base da cui si deve prescindere.
Contrastare la disinformazione come citavo nel mio preambolo iniziale, dove La diffusione di informazioni errate o manipolate minaccia la libertà di espressione autentica, che potrebbe alterare il dibattito pubblico. È importante quindi promuovere l’alfabetizzazione mediatica per consentire ai cittadini di distinguere informazioni veritiere da quelle false, proteggere i canali di comunicazione liberi per Garantire l’indipendenza dei media e dei giornalisti. Un’informazione libera quindi e indipendente permette ai cittadini di accedere a una pluralità di voci e di prospettive.
In tempi di polarizzazione, il dialogo è uno strumento essenziale per superare le divisioni, ma questo richiede un impegno da parte di istituzioni, società civile e individui per creare spazi di confronto pacifico e rispettoso.
Infine, sostenere la diversità culturale e politica, la pluralità di opinioni è un bene prezioso in una società democratica, per promuovere la diversità culturale e garantire spazi inclusivi e favorire una maggiore ricchezza nel dibattito pubblico.
Concludo dicendo che la responsabilità per garantire la libertà di espressione non è solo compito della politica e delle istituzioni, ma richiede anche un impegno da parte dei singoli cittadini, dei media, delle piattaforme digitali e delle organizzazioni sociali.
In un’epoca di polarizzazione, la capacità di ascoltare, comprendere e discutere è tanto più fondamentale in cui la libertà di espressione, compresa la libertà accademica e la libertà artistica, il diritto ad avere opinioni e il diritto di ricevere e trasmettere informazioni e idee, sia online che offline, in maniera indipendente e pluralista, deve essere uno dei pilastri di una società democratica, in cui anche i giornalisti e gli altri operatori dei media dovrebbero godere di piena protezione e valorizzati, ai sensi di leggi chiare e che siano rispettate, sempre nelle regole della deontologia professionale e della divulgazione di una corretta informazione.
Il terzo ed ultimo tema dibattuto si è concentrato sulla “violenza contro personaggi politici”, tema introdotto dall’ On. Lorenzo FONTANA, Presidente della Camera dei Deputati (Italia), Sir Lindsay HOYLE, Presidente della Camera dei Comuni, (Regno Unito), On.le Urška KLAKO?AR ZUPAN?I?, Presidente dell’Assemblea nazionale (Slovenia)
Negli ultimi 10 anni la democrazia è in declino in tutto il mondo. La progressiva erosione delle norme, delle istituzioni e dei valori democratici va di pari passo con l’indebolimento delle garanzie democratiche e con l’esercizio del potere all’interno di un sistema più debole di controlli ed equilibri. L’Europa non è immune da questa pericolosa tendenza. Le società sono sempre più divise e l’odio, le teorie del complotto e la sfiducia nelle élite politiche sono in aumento, amplificati dai social media e dalla disinformazione. In questo contesto, gli Stati membri del Consiglio d’Europa hanno assistito a un’ondata di violenza contro i politici, caratterizzata da un incremento di aggressioni fisiche, minacce e odio online contro i rappresentanti eletti, a livello locale e nazionale. Questi fenomeni sono stati accompagnati da una crescente polarizzazione della vita politica, con una retorica divisiva che è diventata sempre più prevalente nel discorso politico.
Nel dibattito, è intervenuto il Consigliere Katia Savoretti ; Oggi dobbiamo ragionare sul fatto che non si tratta più di un fenomeno solo statunitense, ovvero dovuto a una storia segnata fin dalle origini dalla violenza o dalle scelte politiche sul possesso di armi da fuoco. Oggi anche l’Europa non è esente.
Gli episodi di violenza contro i rappresentanti dello Stato in genere sono in aumento, come testimoniano i dati recenti di due grandi Stati europei come in Germania ed in Francia in cui i casi di aggressioni verbali e fisiche, denunce e segnalazioni, oramai sono stabilmente oltre la soglia dei duemila casi all’anno.
Si denota quindi che purtroppo anche le democrazie occidentali più evolute devono fare i conti con la violenza presente nella società, a cui stanno cercando di dare risposte proprie e originali, partendo proprio da una lettura delle cause che possono scatenarla.
Premesso che nelle democrazie, innanzi tutto, l’elaborazione del concetto di Stato di diritto come criterio fondamentale nell’azione politica, quale presidio a difesa dei diritti civili, politici e sociali dei cittadini secondo una visione garantista dello Stato, sia l’aspetto primario da cui si deve prescindere.
Tuttavia bisogna riconoscere anche il bando della violenza, che non può essere tollerata come una dimensione ordinaria della vita insieme. Questo vale per i membri della collettività, che non possono farvi ricorso per rivendicare i propri diritti o cercare giustizia, ma anche per l’esercizio del potere da parte dello Stato democratico, a cui è riconosciuto il monopolio dell’uso legittimo della forza per evitare, il tutti contro tutti, senza però che sia arbitrario e violento e a patto che non sia sottomesso a regole e limitazioni.
La violenza non è una malattia, ma la manifestazione di uno stato di sofferenza con una radice più profonda sicuramente: per esempio l’esclusione o l’irrilevanza, oggettive o percepite, in cui alcune fasce della società si sentono confinate quando si tratta di affrontare le questioni che riguardano la vita pubblica è il senso vero del malessere.
Se in politica la dimensione conflittuale è intrinseca, occorre individuare gli strumenti opportuni affinché non deflagri in violenza. La scelta delle democrazie è stata di dotarsi di strumenti che favoriscono un’ampia partecipazione individuale come ad esempio il riconoscimento e la tutela dell’eguaglianza tra i cittadini, dei diritti civili e politici e collettiva ovvero la libertà di associarsi, di costituire partiti, di informare.
La costruzione progressiva delle istituzioni democratiche non è avvenuta ignorando la violenza, ma cercando di comprenderla e dare risposte che non fossero a loro volta violente con delle politiche repressive.
Tra le cause di questa situazione vi è il radicarsi di una polarizzazione estrema nel dibattito politico e sociale: assistiamo ad una conflittualità sempre più esasperata tra le parti in gioco (siano i partiti o i rappresentanti di categorie), a scontri in cui le barriere ideologiche, talora funzionali alla protezione di interessi di parte, rendono impossibile qualsiasi forma di dialogo. Questa visione porta con sé un’idea della vita politica molto lontana dalla tradizione democratica. Innanzi tutto, non lascia spazio al reciproco riconoscimento e al rispetto tra quanti sono impegnati in politica. Inoltre, fa venir meno il principio per cui l’arte del governo richiede un esercizio continuo di mediazione per ricercare il bene comune, perché in democrazia non vige il principio del “chi vince prende tutto”.
Tra le conseguenze della polarizzazione vi è il ricorso a un linguaggio belligerante nella retorica delle parole e delle metafore impiegate, incentrato sulla dialettica “noi-loro”, sull’esasperazione delle differenze per dipingere chi ha posizioni diverse come un nemico con cui non si può venire a patti.
Comunicato stampa
Delegazione Consiliare della Repubblica di San Marino alla Conferenza Europea dei Presidenti di Parlamento