Riceviamo e pubblichiamo
Sono passati pochi anni dalla precedente patrimoniale e siamo nuovamente chiamati al sacrificio per far fronte ad una nuova imminente crisi di liquidità del Paese.
Servono alcuni milioni di euro per fronte alle emergenze, le casse dello Stato si impoveriscono di mese in mese prosciugate da inefficienze, sprechi e gestione ordinaria.
Pochi giorni fa il Segretario di Stato Andrea Zafferani annunciava di aver risparmiato 400.000 euro di affitti. Un ottimo segnale senza dubbio, un piccolo contributo alla crisi senza fondo alla quale andiamo incontro. Prima di pensare alla ricostruzione oggi si pensa a non affondare. E per evitare il fallimento del Paese ecco che spunta la patrimoniale. Un intervento una tantum, l’ennesimo in pochi anni, che preleva dalle tasche di tutti qualcosa per dare respiro alla finanza pubblica. Chi più chi meno sarà chiamato a contribuire in base a parametri di reddito. Poco importa se la seconda casa è magari stata ereditata dai genitori ed oggi rappresenta solo una spesa a fronte di un mercato immobiliare asfittico oppure se si è realizzato un piccolo investimento per cercare di garantirsi una pensione che lo Stato non è più grado di assicurare. Si cercano nelle tasche di tutti 18 milioni di euro solo per far passare l’emergenza. Tra qualche anno tutto sarà passato, ci rassicurano dal Governo, Se da una parte si cerca di sopravvivere raschiando il fondo del barile dall’altra scopriamo che qualche soldo nelle tasche è rimasto e possiamo permetterci anche di investire per il futuro. Bene direte voi. L’Azienda Autonoma di Stato per i Servizi grazie alla gestione del trading energetico riesce non solo a sovvenzionare i servizi di distribuzione di acqua luce e gas, erogati oggi in perdita, ma riesce addirittura ad investire. Sono circa 80- 90 milioni di euro quelli che verranno impegnati da AASS nello sviluppo e gestione di una rete di telecomunicazioni di proprietà dello Stato. Un impegno equivalente a quasi 5 volte il valore previsto dalla patrimoniale. Un’enormità che finirà, senza gara d’appalto, prevalentemente nelle tasche del colosso cinese delle telecomunicazioni ZTE, recentemente soggetto a sanzioni da parte degli Stati Uniti ed accusato di mettere a repentaglio la sicurezza nazionale statunitense. Un accordo definito strategico ed in esclusiva che potrebbe rivelarsi per San Marino un’arma a doppio taglio nel clima rovente che si è creato nelle relazioni commerciali tra USA e Cina. Il risultato di questa partnership dovrebbe essere una rete di telecomunicazioni da affittare agli operatori dalla quale lo Stato sembra poter ricavare fino 135 milioni di euro in 25 anni. Costi certi e ricavi incerti visto che nessuno fino ad oggi ha avuto modo di valutare nel dettaglio i dati del business plan presentato da AASS e ZTE. Una riflessione però nasce spontanea: se veramente il ritorno economico di tale iniziativa fosse così certo e scontato perché ad oggi nessun operatore di telecomunicazioni ha mai deciso di investire a San Marino? Il dubbio che i conti non siano esatti è forte. E allora ci si chiede: ma con 90 milioni di euro da spendere nei prossimi anni quale intervento alternativo avremmo potuto realizzare per superare le criticità e far ripartire il Paese? Se qualcuno pensa e spera che con un pò di fibra ottica e qualche antenna in più funzionante il paese possa risollevare la propria economia si sbaglia di grosso. A Dogana la fibra dell’AASS è attiva e disponibile da diverse mesi ma non abbiamo visto la corsa a realizzare impresa. Anzi, sarebbe interessante sapere quanto si è speso fino ad oggi e quanti collegamenti sono stati attivati. Credo ne scopriremo delle belle. Per adesso rimane il paradosso di uno Stato che da una parte chiede sacrifici a tutti per “arrivare a fine mese” con patrimoniali tagli alle pensioni e alla sanità dall’altra si impegna a finanziare un progetto milionario dai ritorni economici incerti, senza una gara d’appalto e senza garanzie di successo. Della serie, meglio stare senza pensione e senza medico piuttosto che rimanere un’ora senza Facebook. Se queste sono le priorità che ci diamo non siamo per nulla fiduciosi per il futuro.
Un gruppo di lettori preoccupati!