Innanzitutto ci scusiamo con i lettori per la presenza di alcune parole volgari, ma che rendono purtroppo l’idea di quello che stiamo per parlare, ossia di un nuovo fenomeno sociale sessista presente su Facebook, che si sta allargando a macchia d’olio, espandendosi anche San Marino. Infatti, la nuova frontiera dello stupro virtuale non solo è arrivata in Italia, come scrive il magazine online “Il Maschio Beta” ( https://ilmaschiobeta.wordpress.com/ ), dal quale abbiamo estrapolato le immagini, ma ha anche varcato i confini della più antica Repubblica del mondo, interessando anche alcuni utenti Facebook sammarinesi. A segnalarlo è una utente Facebook sammarinese, che dopo aver letto l’articolo in questione, ha notato che all’interno di alcuni gruppi chiusi del suddetto social network, di cui parla il blog italiano, sono presenti anche dei sammarinesi.
Ma di quali gruppi Facebook parliamo? Innanzitutto di gruppi chiusi, quindi non visibili a chi non è iscritto al gruppo. Ma soprattutto parliamo di gruppi social a sfondo sessuale e sessista, in cui la donna viene trattata come un oggetto, riempita di insulti e trattata come una vera e propria prostituta. In pratica, le donne vengono umiliate attraverso commenti che potremmo definire dei veri e propri stupri virtuali collettivi, attraverso i quali gli uomini non solo si divertono a umiliarle, ma si eccitano a descrivere che cosa farebbero al loro corpo, in un climax erotico morboso che rasenta e in alcuni casi sconfina nella patologia.
Quali sono i contenuti di questi gruppi social? In buona sostanza, apprendiamo dal blog che gli utenti pubblicano foto rubate ad amiche e contatti femminili per sottoporle alla lussuria di altri maschi. I maschi che ne fanno parte – tra cui ribadiamo sono presenti anche sammarinesi – possono essere nostri amici, colleghi di lavoro, magari familiari che scaricano le foto della sorella o della fidanzata per condividerle su gruppi dove degli sconosciuti dichiarano che ci si masturberanno sopra. Si tratta quindi di ragazze normalissime, vestite in modi che solo a spettatori particolarmente fissati farebbero pensare a cose sconce. Un altro argomento sollevato dal blog è quello del victim blaming. Secondo il blog, gli screen-shot (scatti fotografici) presenti in queste pagine confermano la totale pretestuosità del victim blaming. L’autore dell’articolo fa l’esempio dei video erotici, nei quali si dice che la ragazza vittima di revenge porn avrebbe avuto la colpa di fidarsi di amici poco seri, e che avrebbe dovuto stare attenta a farsi fare certe foto o certi video. Questo è ovviamente falso, perché la colpa di chi diffonde materiale privato è di chi lo diffonde mai di chi viene filmato.
E nel caso di questi gruppi Facebook? Che colpe avrebbero queste ragazze se non quella di vivere la loro vita normalmente? Si può forse dire “Eh, ma forse non dovevano farsi queste foto?!” Chi la sta vedendo come un oggetto erotico non è certo lei stessa. Perché è di questo che si tratta: tutte queste ragazze ignare hanno l’unica ma enorme colpa di essere femmine, quindi agli occhi del Vero Maschio nient’altro che buchi da riempire, oggetti su cui sfogare la propria disgustosa lussuria, e di dover essere per questo ingiuriate con termini ed espressioni di cui ci si può rendere conto in questi screenshot. Sul blog si legge che sono capitati dei casi in cui quelle venute a conoscenza di essere oggetto dei turpi desideri di maschi sconosciuti sarebbero volute sprofondare. E questo non manca di mettere in allarme tutte le altre, che potrebbero esserne vittime in qualunque momento. Troppo spesso, come è avvenuto ultimamente anche nel caso della ragazza riminese sfregiata dal suo ex fidanzato, se un maschio non ottiene quello che vuole è pronto a ricorrere alla violenza. Perciò, uno stupro vero non è affatto concettualmente lontano dalla violenza verbale che viene riversata dalle migliaia di membri che affollano questi gruppi. Nei commenti si parla in continuazione di sperma, e variazioni volgari sul tema. Ecco dunque la “sborra”. Per l’autore dell’articolo diventa un’immagine di virilità: “Essere in grado di “sborrare” vuol dire non tanto essere fertili, quanto essere attivi sessualmente. La “sborra” diventa quindi un equivalente del pene eretto come immagine del maschio dominante e predatore sessuale”. Secondo l’autore del blog con la “sborra” si marca il corpo della donna come un animale fa con il proprio territorio. L’articolo ha scatenato l’indignazione di alcuni sammarinesi: “Facebook elimina post con commenti politici da loro ritenuti scorretti, video di denuncia di torture su animali e persone perché ritenuti inadeguati, e poi consente l’esistenza di questi gruppi? Bella coerenza”. Ci scusiamo ancora per la scurrilità di alcune parole, ma il nostro intento, come quello del blog, era quello di denunciare la violenza verbale contenuta in questi gruppi, che secondo molti sammarinesi, intervenuti su Facebook, dovrebbero essere chiusi al più presto. La Tribuna Sammarinese