San Marino. La FSP – Federazione Sammarinese Pallacanestro risponde alle lamentele del nostro lettore

Gentile Direttore,
in merito all’articolo apparso sulla vostra testata intitolato “San Marino. Un lettore ci segnala un gravissimo e scorretto comportamento della FSP”, la Federazione Sammarinese Pallacanestro desidera chiarire quanto segue.
Riteniamo di aver fornito nel recente passato esaustive spiegazioni alla famiglia, ma cogliamo l’occasione per argomentare ulteriormente.
Il minore in questione è iscritto al minibasket nella categoria Esordienti Under 12, la prima categoria per la quale si rende obbligatoria la certificazione medico-sportiva AGONISTICA, quella cioè che prevede il superamento di una visita con elettrocardiogramma sotto sforzo: far giocare un bambino senza tale certificazione denota un’assoluta mancanza di responsabilità ed espone tutti i soggetti coinvolti ai relativi rischi di legge.
Il minore in questione non dispone di tale certificazione, correttamente richiesta dagli allenatori, esclusivamente per problemi di peso: il medico sportivo citato nella lettera non ha concesso l’idoneità, pertanto il bambino non può praticare attività sportiva, che si tratti di pallacanestro, o di qualunque altra.
Il problema è stato più volte esposto alla famiglia al punto da richiedere la firma di un assunzione di responsabilità, che però si è poi scoperto non aver alcun valore legale e che quindi non può essere sufficiente per consentire la pratica.
Per quanto riguarda l’ADHD, non si tratta di una malattia, ma di un deficit di attenzione e iperattività (Attention Deficit/Hyperactivity Disorder) che non è in alcun modo invalidante per la pratica sportiva, al punto che atleti ed ex atleti di fama mondiale quali Michael Phelps, Micheal Jordan, Serena Williams, Magic Johnson, Jason Kidd, Carl Lewis, Babe Ruth sono stati diagnosticati come ADHD.
Non c’è quindi alcun legame tra l’impossibilità di far giocare il minore e l’ADHD, che oltre a non essere una malattia non è ascrivibile alla sfera dell’handicap mentale.
L’unica discriminante del caso è l’obesità, fattore che, lo ripetiamo, ha determinato la negazione dell’idoneità sportiva da parte del medico preposto.
Teniamo infine a chiarire che il bambino ha ricevuto il materiale tecnico come ogni altro e che, prima del veto medico, era stato regolarmente inserito in squadra e gestito con grande senso di responsabilità dagli allenatori che lo vedevano affaticato dopo pochi minuti di attività.
Pur comprendendo il disappunto dei familiari ribadiamo con fermezza che in questa vicenda non esistono discriminazioni: il minore non può praticare esclusivamente perché non abilitato.
Ci auguriamo che tale doviziosa spiegazione possa chiuder la questione definitivamente e ci rendiamo disponibili alla famiglia e a quanti ne faranno richiesta per un confronto.
Prenderci cura dei bambini è il fulcro di tutto il nostro lavoro e una tale enorme responsabilità guida ogni nostra scelta, anche e soprattutto nel caso in cui si debbano fare scelte difficili per tutelare la salute dei nostri ragazzi.
Grazie per l’attenzione,
Massimiliano Manduchi
Ufficio Stampa
Federazione Sammarinese Pallacanestro