Per un giorno l’Italia e San Marino si sono dimenticati del Covid. E devo dire che è stata una bella sensazione. E chi dobbiamo ringraziare? Ovviamente il calcio. Unico argomento che mette tutti d’accordo, o in disaccordo, ma che comunque riesce a catalizzare l’attenzione dell’universo-mondo. Perfino in presenza di una pandemia che non vediamo l’ora di buttarci alle spalle. Io, come un po’ tutti, sto seguendo con attenzione la nascita della Super League, che fa molto supereroi “Dc Comics”. Non ci sono Batman o Superman, ma personaggi come Messi o Ibrahimovic, che giocano nelle squadre “dissidenti”, le quali hanno deciso di dare il benservito a Fifa e Uefa e partire con la propria competizione privata. Dopo l’annuncio, apriti cielo! Messaggi di fuoco, minacce di buttare fuori le squadre dai campionati e i loro campioni dalle nazionali. Ma non finisce qui! Perché sono intervenuti primi ministri da Mario Draghi a Boris Johnson (forza Teodoro, che cosa aspetti?). Persino l’Unione Europea ha voluto dire la sua. Tutti al grido di “solidarietà”. Già perché i team che vogliono farsi la coppa da soli, sarebbero “avidi” e “senza cuore”, per utilizzare le parole più gentili piovute nelle ultime ore contro i secessionisti. Francamente resto basito. Parlare di solidarietà quando lo stipendio medio di un calciatore di serie A è nell’ordine del milione di euro, mi sembra una presa per i fondelli per chi oggi si vede costretto a tenere chiusa la propria attività. Assistere a tutta questa attenzione mediatica da parte delle maggiori autorità europee ed inglesi è uno schiaffo ai lutti quotidiani. Provo imbarazzo e anche un po’ di schifo per una polemica stucchevole, senza né capo, né coda, quando si dovrebbe certamente parlare di solidarietà, ma quella vera. Come sta facendo del resto l’Onu, fra mille difficoltà e pressioni, quando a squarciagola chiede che ogni Paese, anche quello più povero, possa avere accesso ai vaccini. Abbiamo multinazionali che si stanno arricchendo sulla pelle della povera gente. Ci sono ormai decine di vaccini, fra quelli che sono già in commercio e quelli che a breve arriveranno, quando i brevetti potrebbero e dovrebbero essere messi a disposizione di tutti quanti per uscire davvero assieme dall’inferno. E ancora, si sta facendo poco, troppo poco, per lavorare a una cura del Covid. Ma per qualcuno meglio parlare di calcio! E poi non dovremmo credere ai cosiddetti “poteri forti”. Come chiamereste voi delle autorità statali, come la Ue, che hanno sempre – almeno a parole – difeso le libere iniziative del privato, bloccando ogni forma di assistenza pubblica e mettendo, nel recente passato, in difficoltà parecchi Stati fra cui la stessa Italia? Per il calcio però non vale. Se alcune squadre decidono lecitamente di mettersi in proprio, si utilizza in maniera del tutto distorta la parola “solidarietà” e si minaccia addirittura la creazione di leggi ad hoc! C’è poi il cuore dei tifosi naturalmente, e al cuore non si comanda. Ma rischierei di finire fuori tema… e allora lunga vita al calcio, sport nazionale che per qualche ora ci ha distolto da drammi e sventure, ricordandoci ancora una volta però che a fare girare il mondo, questo mondo, Covid o non Covid, non sono i sentimenti, ma il dio denaro.
David Oddone