La situazione al punto in cui siamo comincia a farsi molto molto pesante e anziché intravedere la luce in fondo al tunnel per l’arrivo del vaccino, il rischio è che essa diventi ancora più esplosiva. Qualunque cosa venga detta o fatta ha la sua bella schiera di fan e una altrettanto ben nutrita schiera di voci critiche (queste ultime spesso più utili delle prime purché sappiano uscire dall’effetto loop). La politica 2.0 da parte sua è condizionata da questi e da quelli. Non c’è dubbio infatti che abbia ragione Mattia Feltri quando scrive: “Nella prima Repubblica la gente pensava quello che dicevano i partiti, mentre ora i partiti pensano quello che dice la gente”. Così è tutto un indignarsi. A rimetterci, al solito sono i fragili che si trovano loro malgrado nell’occhio del ciclone, tirati in ballo nonostante il sospetto sia che nessuno si curi veramente di loro. Nella foga di parlare, di esserci, di dire la propria, folleggiano i gaffeur. In certi casi occorre liberare la mente e guardare lontano, ciò non significa non occuparsi del presente e non combattere per renderlo migliore. Il presupposto per poterlo fare bene rimane quello di aerare con costanza le stanze del cervello. Coloro che pensano di sapere tutto e di conoscere il finale di tutto, farebbero bene a fare una piccola gita al lago d’Orta e all’isola di San Giulio. Troverebbero che le cose non girano sempre alla stessa maniera e che ci sono anche acque che rifiutano, con buona pace della scienza, anzi della geografia, di gettarsi nel mare. Una gita beninteso rigorosamente virtuale, anzi mentale. Basterà tenere tra le mani e leggerlo il capolavoro di Gianni Rodari ‘C’era due volte il barone Lamberto’. Gli appassionati di banche ne troveranno ben 24, tutte di proprietà di un 92enne afflitto da 24 malattie annotate rigorosamente nel taccuino del maggiordomo Anselmo. E leggi, leggi non sarà difficile trovare tra le righe la cura alla più grave malattia del nostro tempo, la mancanza di fantasia. Non tutti certo saranno soddisfatti dal finale ma avranno almeno appreso che chiunque di noi lo può cambiare.
David Oddone