Tutta Italia stretta nella morsa della grande sete: fiumi a secco, campi desertificati, boschi a rischio incendio. Non basterà qualche temporale a ribaltare la situazione, ammesso che Giove Pluvio ci faccia la grazia. San Marino è nelle stesse condizioni, oltre tutto con il problema di dover acquistare acqua all’esterno perché come si è sempre detto, sul Titano non ce n’è.
Ma non è vero. Il sottosuolo intorno al monte ne è ricchissimo, come testimoniano alcuni toponimi davvero esemplificativi: strada del pozzo (tra Borgo e Valdragone); località la Venezia (tra Gorgascura e Chiesanuova, sempre piena di fango); Acquaviva (dove c’è ancora una risorgiva). Ma c’è tanta acqua anche nella zona di Fiorentino, sotto il quartiere le Gualdre, addirittura catalogata a rischio idrogeologico. Acqua che si perde e non può essere usata perché non ci sono le infrastrutture adatte.
I nostri vecchi lo sapevano bene, tanto che nel 1908 l’ingegnere Pio Venturini progettò la diga per costruire un invaso a Gorgascura e raccogliere tutta l’acqua piovana di quella zona, unitamente a una piccola centrale elettrica per coprire i costi di risalita dell’acqua fino a Città. Sembrava che ci fossero tutti i crismi per arrivare alla realizzazione. Il progetto era fatto molto bene. Ma quando si arrivò alla votazione consiliare, ci furono 8 voti bianchi, 36 neri, un astenuto (quello di Venturini, che essendo parte in causa, non partecipò alla votazione). Non se ne fece nulla.
Nella seconda metà del Novecento, per ben altre due volte, il progetto Gorgascura venne riproposto, con lo stesso risultato. Addirittura negli anni Settanta venne predisposto e approvato un altro progetto che prevedeva la realizzazione di un lago di captazione nella zona di Gualdicciolo (probabilmente nei pressi della Fontevivo, o comunque nei pressi della centrale di potabilizzazione). Si arrivò fino alla gara di appalto, vinta da una ditta italiana, la qual cosa scatenò le vibrate reazioni delle aziende sammarinesi che, con qualche ben piazzato appoggio politico, fecero inficiare la gara e ottennero di subentrare nell’incarico. Ovviamente la ditta italiana si fece le sue ragioni, visto che la procedura era stata assolutamente regolare, e ottenne un rimborso di 450 milioni di lire (tale era il costo preventivato per i lavori).
Ma erano gli anni cui si stava costruendo anche la diga di Ridracoli (1975 / 1982). Gli organizzatori fecero una campagna promozionale a tappeto perché c’era bisogno che tutti i territori limitrofi aderissero al progetto. Compreso San Marino.
I lavori per il lago di captazione, che già erano cominciati male e che erano stati avviati con madornali errori concettuali, vennero bloccati. Tanto ormai c’era Ridracoli. Nessuno commentò le spese inutili e infruttuose.
A oltre un secolo di distanza, torna a galla l’invaso di Gorgascura. Oggi le tecnologie sono molto più avanzate e molto più sicure, la sua fattibilità è garantita da studi sicuramente più approfonditi rispetto al 1908. Sulla sua necessità, non ci sono dubbi, anche se la portata non sarebbe sufficiente a garantire l’autonomia di San Marino riguardo all’approvvigionamento idrico, perché nel frattempo i consumi sono decuplicati. Ma sarebbe un aiuto fondamentale, specialmente in stagioni siccitose come quella che stiamo vivendo. Eppure c’è già chi sta avanzando mille obiezioni perché non se ne faccia nulla. Come se non ci si potesse accorgere quanto costano oggi le scelte sbagliate del passato, o le non scelte. Saremmo in tutt’altra situazione con un invaso a cui attingere l’acqua, nonostante la mancanza di piogge.
Sarebbe molto più utile invece dare un’occhiata alle spese di progettazione e di realizzo, perché non si assista come sempre alla loro lievitazione in corso d’opera, molto spesso senza ragioni apparenti.
Intanto, orti e giardini sono secchi perché non si possono annaffiare, i campi sono brulli, i frutti maturano senza crescere, molte piante come il sambuco sono collassate, le strade si riempiono di foglie morte. C’è un grave rischio per tutta la fauna selvatica, per gli insetti che non trovano più fiori e per gli uccelli che non trovano più insetti.
Siamo tutti in restrizione da consumi, ma una ciotola di acqua sulle finestre e sui balconi per dissetare gli uccellini, sarebbe davvero importante ricordarsi di metterla.
a/f
Nell’immagine: studio di fattibilità per l’invaso di Gorgascura