San Marino. La guerra dei tralicci, un’altra vicenda oscura della storia recente … di Alberto Forcellini

Il progetto di interramento dei tralicci dell’alta tensione, tra zona Laghi e Cailungo, a causa dell’inquinamento elettromagnetico, è una storia ricorrente da più di trent’anni. Quasi una favola metropolitana, perché nessuno sembra saperne niente. Tranne gli abitanti della zona, che periodicamente ricevono assicurazioni, vedono progetti, ma perennemente non accade nulla.

A squarciare il velo del tempio, ancora una volta è Rete che, nello scorso autunno, si trova sul tavolo della CPT (commissione politiche territoriali) una deliberazione per il “progetto Terna” del quale nessuno sapeva nulla. E tra i primi dati emerge che AASS ha pagato 6 milioni e 100 mila euro per lavori mai eseguiti. Visto quanto è successo per NetCo, si chiede uno stop per verificare la situazione e, pian piano, attraverso vari fascicoli, viene ricostruita tutta la storia.

“Terna – Rete Elettrica Nazionale” è un operatore che gestisce le reti per la trasmissione dell’energia elettrica. Ha sede a Roma. Attraverso Terna Rete Italia, la società gestisce la Rete di Trasmissione Nazionale con 74.669 km di linee elettriche in alta tensione. Per tutti i suoi elettrodotti, la società deve osservare gli obblighi di rispetto dei limiti previsti dalle norme italiane ed europee.

C’è una prima relazione del 2007 in cui si rileva il superamento dei limiti delle emissioni elettromagnetiche in diverse zone attraversate dalla linea di alta tensione, quindi la deliberazione ad intervenire immediatamente. Tra il 2012 e il 2014 si succedono altre deliberazioni e diversi progetti. Finché nel 2018, compare un progetto complessivo per una spesa di oltre 6 milioni di euro pagati subito da AASS.

Tutto ciò, senza che vi fosse un progetto esecutivo (che ancora oggi manca). Come mancano le autorizzazioni necessarie e tutti i documenti a supporto del progetto. Mancano le indagini geologiche; alcune opere infrastrutturali che non sono state mai preventivate, né progettate; mancano gli studi e le valutazioni sulle servitù e sugli espropri, con relativi costi di risarcimento. C’è poi tutta una serie di costi che al momento non sembrano essere stati neppure presi in considerazione, come quelli relativi al coordinamento della sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione; alla gestione e smaltimento delle rocce di scavo; oneri di occupazione suolo pubblico; danni arrecati a terzi; smaltimento apparecchiature e materiali d’opera.

Con l’avvio della nuova legislatura vengono effettuate nuove rilevazioni su tutta la linea ed emergono delle novità interessanti. Su 17 rilevazioni, 13 sono nella norma, 3 superano di poco lo 0,40 che è il limite massimo stabilito per norma internazionale sulle emissioni elettromagnetiche; e solo una registra un livello nettamente superiore.

Ora, laddove ci sia un superamento dei parametri, è la stessa Terna a dover intervenire per risolvere il problema, non l’amministrazione che usa il servizio. Con le nuove tecnologie, è sufficiente alzare i cavi per abbassare il livello delle emissioni. L’interramento è quasi più pericoloso, perché distribuisce l’inquinamento elettromagnetico su tutta la linea.

Come se ne esce da questa storia assurda, che 13 anni fa impone di interrare tutta la linea per un problema di salute, che registra il pagamento per lavori mai fatti, che punta su progetti incompleti e mai diventati esecutivi, e che oggi il problema di salute non c’è più?

Anche questa volta Rete ci ha messo la faccia e ha risposto ai cittadini molto arrabbiati, delusi e sfiduciati nel corso di una serata pubblica dedicata appositamente all’argomento. La sua posizione è stata molto chiara. Uno, se c’è un problema per la salute dei cittadini, va immediatamente risolto là dove è stato rilevato. Due, se il problema è di competenza di Terna, deve pagare Terna. Tutto il resto va risolto con buon senso e senza danno per lo Stato. L’importante, ora, è trovare le convergenze necessarie per arrivare a questo risultato.

a/f