San Marino. La lettera di dimissioni di Papi e Bossone dopo la rimozione di Caringi per i controlli su Banca Partner

Banca Centrale è il fulcro del sistema finanziario sammarinese. Ma da martedì Banca Centrale è senza Presidente e senza Direttore. Biagio Bossone e Luca Papi, insieme all’ispettore di vigilanza Luciano Murtas, hanno infatti rassegnato le dimissioni. Senza fulcro, niente equilibrio. E mai come oggi San Marino necessita di equilibrio, nel pieno di una crisi epocale, in mezzo al guado dello scudo fiscale, alle prese con riforme inevitabili volute dall’altro che stanno cambiando il volto al comparto bancario del Titano. In una lunga lettera consegnata nelle mani degli Eccellentissimi Capitani Reggenti Presidente e Direttore di BCSM hanno spiegato i motivi di una decisione così importante, una decisione che scaturisce dalla rimozione di Stefano Caringi, ispettore del Coordinamento della vigilanza e responsabile del Dipartimento di vigilanza, che “apre una crisi esiziale per il sistema finanziario sammarinese e per la credibilità delle sue istituzioni”, come sottolineano senza girarci tanto intorno Bossone e Papi nella lettera di dimissioni. Facciamo un passo indietro e andiamo alla causa originale che ha provocato, a cascata, tutto questo. Era il 6 ottobre 2009 quando Stefano Caringi fu convocato in Procura a Forlì dai Pm Fabio Di Vizio e Marco Forte, come persona informata dei fatti in merito alla vicenda Delta-Carisp. Il faccia a faccia durò ore e ciò che Caringi disse ai pubblici ministeri arrivò successivamente alle orecchie dell’esecutivo sammarinese. Che non apprezzarono. Di fatto è a questo punto che la sfiducia del Governo sammarinese diventa palese nei confronti del responsabile della Vigilanza, difeso a spada tratta dai vertici di Banca Centrale. Si alza un muro contro muro istituzionale, la politica non fa un passo indietro e la sfiducia si concretizza nella rimozione di Caringi in esecuzione della volontà del Comitato per il credito al risparmio che ne aveva revocato il gradimento, il tutto “isolando il Presidente e il Direttore Generale”, Biagio Bossone e Luca Papi, fermi nelle loro convinzioni e nelle loro posizioni. A questo punto l’epilogo era diventato inevitabile, e martedì sera i vertici di BCSM si sono recati dai Reggenti per rassegnare le dimissioni.

La lettera

“La rimozione di Caringi, accompagnata dalla dura critica del governo, mira al cuore della vigilanza di Banca centrale, le trasmette un inequivocabile segnale di ‘addomesticamento’, ne lede l’autorevolezza e ne riduce l’efficacia”. Così hanno scritto Bossone e Papi nella lettera agli Eccellentissimi Capitani Reggenti. La rimozione di Caringi, peraltro, sarebbe “avvenuta sulla base di motivazioni generiche e non fondate su una valutazione rigorosa dell’operato dello stesso”, ed è difficile capire, prosegue la lettera, perché la sfiducia abbia riguardato solo Caringi. Un problema di autonomia, che Biagio Bossone e Luca Papi hanno voluto difendere sino all’estremo gesto. Un problema di “interferenze e pressioni esercitate per condizionarne l’azione di vigilanza, volte a sospendere ispezioni scomode, concedere autorizzazioni in assenza dei requisiti, ammorbidire interventi e sanzioni”. Accuse estremamente pesanti, dunque, quelle degli ormai ex vertici di Banca Centrale, malgrado le dichiarazioni del Governo di voler “rafforzare l’azione di una vigilanza mostratasi insoddisfacente” e di “rispettarne l’autonomia”. Ma le criticità di Banca Centrale esistono e non si possono celare: lo stesso Bossone più volte ha sottolineato i vincoli istituzionali e strutturali (scarsa autonomia, carenza di risorse) che ne limitano l’operatività. Intanto però, sottolineano ancora Bossone e Papi, “il Fondo monetario internazionale ha rilasciato i propri rapporti ufficiali sulla situazione economico-finanziaria della Repubblica, nei quali esprime valutazioni molto positive sull’azione fin qui svolta dalla Banca centrale”, pur senza trascurare le già citate criticità. Ora, prosegue la lettera, “se Bcsm ha svolto un ruolo cruciale nel sostenere il sistema durante la difficile fase dell’ultimo anno, la crisi in atto ne indebolirà le funzioni e non è difficile immaginare che ciò potrà ripercuotersi negativamente sulle relazioni esterne del Paese”.

Le reazioni

Al rientro dagli Stati Uniti risponde Gabriele Gatti, Segretario di Stato alle Finanze. Lo fa ai microfoni di San Marino Rtv e si dice sorpreso di questa decisione. Poi, mercoledì pomeriggio, a margine del Congresso di Stato, il Governo va all’attacco, e arriva addirittura a minacciare denunce nei confronti di Bossone e Papi per le pesanti accuse contenute nella lettera consegnata ai Reggenti. Il Segretario Gatti, affiancato da Valeria Ciavatta (Interni) e Marco Arzilli (Industria) si prodiga a smentire “chiacchiere e stupidaggini” contenuti nella missiva. Grave per il contenuto e perché diffusa alla stampa e pubblicata sul sito dell’istituto, con il carico di accuse di pressioni e ingerenze nell’attività dell’istituto fino alla questione del tentativo di manipolare e pilotare ispezioni e controlli. Il Segretario alle Finanze va all’attacco. “Nessuno può permettersi impunemente di dire che questo governo non è chiaro sulle intenzioni di rafforzare la vigilanza e aumentare l’autonomia di Banca centrale”. Il segretario Ciavatta, lamenta quindi la mancanza di una “corretta dialettica istituzionale” da parte dei dirigenti dimissionari. “Non possiamo pensare – afferma il Segretario agli Interni – che la loro preoccupazione principale sia quella di rendere pubblici i conflitti e di attuare distinguo rispetto l’autorità di governo”. E poiché nella lettera inviata alla Reggenza “si butta fango addosso a un’istituzione dello Stato”, Valeria Ciavatta lascia trapelare l’idea di valutare “se fare denuncia, perché non accettiamo che resti agli atti che il governo, quindi tutti i segretari, abbiano fatto pressioni e interferito”. Il Segretario Marco Arzilli completa il quadro, puntando il dito sulla gravità del caso mediatico che si è creato, “un caso con finalità diverse da quelle che dovrebbe avere Banca centrale, ovvero salvaguardare il sistema sammarinese”. Perché “additando il governo sammarinese di fare pressioni, si è messo a rischio il sistema finanziario”. L’opposizione a sua volta va all’attacco. Il Partito Socialista Riformista parla di “scontro senza esclusione di colpi” tra Governo e BCSM che provoca “danni enormi” per l’economia e per l’immagine di San Marino. Non si poteva scegliere momento peggiore per un tale strappo, afferma ancora la nota del Psrs, che insiste nella sua richiesta di audizione in Commissione Finanze, ritenuta “urgentissima e ineludibile”. I Democratici di Centro invece chiedono quale sia la reale autonomia della Banca Centrale rispetto al Governo, esprimono preoccupazione per la crisi di reputazione dell’intero Sistema Paese ed auspicano infine l’intervento dei Capitani Reggenti per chiudere presto e in modo trasparente e responsabile questa “situazione di notevole caos istituzionale”.

I giornali

I media italiani, ovviamente, non sono certo stati teneri con San Marino all’indomani della notizia delle dimissioni di Biagio Bossone e Luca Papi. MilanoFinanza è andato direttamente a monte della vicenda, ed ha stabilito un’inequivocabile e monocromatica connessione tra la vicenda Delta e l’addio dei vertici BCSM. Il Corriere della Sera parla di una “commistione di interessi tra sistema finanziario ed esponenti politici” in uno Stato “allergico ai controlli” dove “fino a ieri le banche prosperavano sull’evasione italiana”. Stesso concetto su cui ha ricamato anche Lionello Mancini sul Sole-24 Ore, mettendo “allo scoperto lo scontro sotterraneo tra un sistema che dichiara (a parole) di voler cambiare e gli uomini, tutti ex Banca d’Italia, che a questo cambiamento tentavano di dare sostanza”. Alla politica, insomma, non è concessa nessuna difesa d’ufficio.

Loris Pironi, Fixing