San Marino. “La lezione del referendum”

L’altra sera, per tre lunghissime e passa ore (alla faccia della macchina oleata vantata dal Segretario agli Interni), abbiamo atteso i risultati della consultazione referendaria.
I cittadini si sono espressi in maniera chiara e convincente.
Il dato più significativo – a mio avviso- è la modifica della carta dei diritti dei cittadini.
il risultato netto di 72% di SI, dimostra una opinione pubblica laica, matura e attenta ai diritti di tutti i cittadini indipendentemente dal loro orientamento sessuale.
Altri temi sensibili (ad esempio il testamento biologico) dunque potrebbero-dovrebbero comparire nelle agende politiche dei partiti e dei movimenti. l’opinione pubblica si è dimostrata più avanti di molti partiti. Il quesito più prettamente politico: la modifica della legge elettorale – ha ugualmente conseguito un risultato netto. I Sì sono stati il 61%. Non era un risultato scontato. Il quesito era molto tecnico, di non facile comprensione e apparentemente meno vicino ai bisogni ed al sentire dei cittadini. Inoltre l’argomentazione del comitato del NO sulla perdita da parte dei cittadini del potere di scegliere coalizione e programma aveva, almeno teoricamente, una sua validità e suggestione. Dico almeno teoricamente, perché in realtà il sistema ci si stava avviando al caos e all’ingovernabilità. Il sistema non era più bipolare ma multipolare (e quindi condannato ad avere coalizioni fittizie messe insieme non per affinità politiche e programmatiche ma solo per esigenze elettorali); i premi di governabilità avrebbero continuato ad essere troppo distorsivi della rappresentatività e volontà popolare, eletti al primo turno con decine e decine di preferenze sarebbero continuati ad essere “scippati“ da candidati poveri di preferenze e, spesso, poveri di tutto, a partire da un minimo di preparazione. Ce lo possiamo permettere? E’ elitario affermare che le istituzioni devono essere abitate da persone motivate, dotate di un minimo di curriculum adeguato ai ruoli da rivestire, preparate ed in grado di dialogare in maniera non succube e non mafiosa con competenze tecniche ormai indispensabili per sperare di stare a galla in un mondo sempre più complesso? E’ elitario dire che la legge elettorale appena cassata, lungi dal semplificare il sistema politico, aveva fatto da incubatrice al proliferare di partiti e partitini che poi, all’interno di coalizioni di necessità, facevano il bello ed il cattivo tempo, ricattavano e contavano più dei grossi partiti? Basta citare l’esempio di Alleanza-Popolare-Repubblica Futura: è stata presente negli ultimi 4 governi, decretandone sempre la fine e sempre alternativa a se stessa.
Ecco allora che il teorico potere dei cittadini di decretare coalizione e programma vincenti è stato sempre e solo una bella favola.
Forse i tempi sono maturi per riflessioni approfondite sul sistema istituzionale nel suo insieme:
i poteri della Reggenza, durata dell’incarico e metodo d’elezione.
i poteri del Congresso di Stato e numero dei suoi componenti.
i poteri del Consiglio Grande e generale, numero dei suoi componenti e legge elettorale.
Se si vuole una legge maggioritaria bisogna pensare a collegi uninominali ( ma 60 collegi in 60 km quadrati sono troppi, 40 potrebbero andare bene ) dove con un maggioritario secco si elegge il primo arrivato, o con un maggioritario a doppio turno, si fa un ballottaggio fra i primi due se nessuno a raggiunto il 50+1 dei consensi al primo turno.
Un sistema in entrambi i casi decisamente interessante perché l’elettore decide davvero, i partiti devono candidare personaggi credibili, i vincenti hanno un mandato chiaro e rispondono al collegio che li ha eletti.
Altrimenti bisogna pensare ad un sistema proporzionale con una soglia di sbarramento che eviti la frammentazione.
Anche la Reggenza sarebbe opportuno che ricevesse un mandato di 4 anni rinnovabili una sola volta direttamente dal corpo elettorale in un sistema che dovrebbe divenire presidenziale o semipresidenziale.
Sono cure improcrastinabili perché l’attuale sistema non è più in grado di produrre governo.
Il referendum ha messo una pezza. Ora i partiti devono pensare in grande e trovare un assetto moderno ed organico. ne saranno capaci?

Dario Manzaroli su Repubblica Sm