San Marino- La lezione politica di Draghi. Che vale anche per il Titano … di Alberto Forcellini

Il Presidente Draghi parla all’Italia, per la prima volta, di fronte al Senato. Ma le sue parole si alzano sopra i confini e toccano temi politici, oltre che etici e sociali, che si adattano e si connettono anche ad altre situazioni. Compresa la realtà sammarinese.

Il richiamo allo spirito di unità e responsabilità in un’emergenza drammatica. A San Marino, molti sembrano essersi dimenticati che abbiamo sulle spalle un anno di Covid; che tutti i programmi hanno dovuto essere subordinati all’emergenza sulla salute pubblica; che la struttura sanitaria ha fatto “miracoli” (considerate le situazioni di partenza) per garantire le cure a tutti; che tutto il governo si è trovato a fronteggiare, contestualmente, un’emergenza economica e sociale imprevista e imprevedibile, oltre che di vaste proporzioni. La battaglia senza quartiere scatenata dai partiti di opposizione sulla sanità e sull’economia è esattamente il contrario della responsabilità e del senso dello Stato che ci sarebbero voluti in questi mesi.

Il virus è nemico di tutti. E anche questo non tutti sembrano averlo capito. Si usa il virus per mera speculazione politica, per fare propaganda e raccontare bugie, per alzare la tensione e innestare la paura. È quella che si chiama “politica di bassa cucina”.

Non useremo il tempo del potere per conservarlo, ma per usarlo. È una frase potente, dal significato profondo, l’esatto contrario di quello che di solito fa la politica, e cioè “conservare il potere”. E anche qui si presenta prepotentemente la differenza tra la passata legislatura e quella attuale. Quella passata è stata descritta dalla famosa relazione della commissione d’inchiesta. Quella in corso è fortemente impegnata ad usare tutti i mezzi istituzionali e tutto il suo tempo per tirar fuori il Paese da una crisi che la pandemia ha solo esaltato.

Non c’è sovranità nella solitudine. I sammarinesi hanno spesso il vizio di rifugiarsi nella propria sovranità per fare il proprio comodo. Draghi ci fa notare che la sovranità in solitudine non porta risultati. Le relazioni esterne, la collaborazione, gli accordi internazionali talvolta comportano adeguamenti che, ben lungi dall’essere una diminutio della sovranità, fanno discendere opportunità, occasioni e crescita.

Prima dell’appartenenza, viene la cittadinanza. Altro concetto molto forte, calato direttamente sulle forze politiche, che per loro natura intrinseca hanno obiettivi di parte. Proprio qui arriva il monito: qui, e in questo momento, occorre prima di tutto pensare al Paese, non al partito. Il tempo dei partiti verrà, nessuno deve perdere la propria identità, o abdicare ai propri valori, e potrà raccoglierà i frutti anche dell’impegno speso nella contingenza attuale.

Donne: non è un problema di quote rosa, ma di risorse. Un altro passaggio bellissimo, un avvertimento per le coscienze, una bacchettata alle banalità e ai luoghi comuni. Le risorse non hanno sesso e vanno usate per le loro caratteristiche e potenzialità. Noi tutti possiamo solo imparare!

a/f