No, la matematica non è un’opinione. Sulla bellezza di un uomo, o su quella di un’auto, potremmo discutere magari per ore, e manterremmo ognuno la propria personalissima idea. Ed ogni giudizio sarebbe certamente giusto. Ma sul fatto che due più due faccia quattro, le discussioni si chiudono.
La politica rimane uno dei pochissimi campi, forse l’unico, dove due più due, a volte può fare anche cinque.
Un concetto che ci stanno provando a spiegare benissimo quelli della “nuova” maggioranza di 32, anzi 33, visto il cambio di casacca dell’ultimo minuto di Nicolini che da Rete, a quanto suggerisce la Tv di Stato, passerà direttamente alla Dc. Penso realmente ci sia ben poco altro da aggiungere e, come dice lui stesso nell’intervista: “Non vorrei allargarmi…”.
Lungi da me stare qui a recitare il ruolo di “professore” e spiegare formule, leggi, incastri o altro. Tuttavia, quando i nodi verranno al pettine, saper contare tornerà utile a tanti.
Basti dire che in queste condizioni diventa impossibile governare. O meglio, “governicchiare”, si potrà anche. Portare a casa le riforme, no.
Resta soltanto qualche mese per arrivare al primo ottobre e c’è l’estate di mezzo. Con l’elezione dei nuovi Reggenti la partita potrebbe complicarsi ulteriormente.
La stessa legge elettorale non è così chiara, e non è detto che l’attuale esecutivo possa legittimamente andare avanti.
Nel frattempo sono iniziati incontri, “compravendite” di Consiglieri, lusinghe, promesse di posti al sole…
Mi chiedo come sia possibile nell’oggettivo maremagnum, costruire quello che non si è riusciti a concretizzare prima, forti non solo dei numeri in Parlamento, ma soprattutto del robusto consenso e fiducia dei sammarinesi. Quella che manca oggi.
Ho naturalmente un grande rispetto del parere delle categorie economiche e dei sindacati, troppo spesso inascoltati da chi beve l’acqua del Pianello.
Il convincimento generale è più o meno questo: irresponsabile staccare la spina in tale delicata situazione, si vada avanti se si riesce a combinare qualcosa perché ci sono appuntamenti importanti all’orizzonte, altrimenti meglio le elezioni dell’immobilismo.
Una presa di posizione che non fa una piega. Ma tra il dire e il fare, c’è di mezzo… l’opposizione!
Il punto è: come si può continuare senza vivacchiare?
Fermo restando che, lo ribadisco, i numeri – al netto degli immancabili voltagabbana – non ci sono per realizzare nulla, si dovrebbe cogliere l’occasione per gettare le basi della futura legislatura, aprire un dialogo con chi è disposto a condividere una road map delle cose da eseguire immediatamente, e quelle da compiere domani.
E, probabilmente, si potrebbe andare avanti, mettendo – come si dice – in sicurezza il Paese, per proseguire poi, senza pericolosi salti nel vuoto, il cammino verso le elezioni.
Ma, c’è un ma. Chi garantisce chi? I partiti che oggi fanno parte dei 32 – pardon 33-, sono così sicuri che faranno parte della prossima compagine di governo? In passato c’è chi si è scottato.
Appare evidente come nel ruolo di subalterni, il rischio del “pacco” vi sia sempre.
Ecco che ancora una volta ci viene in aiuto il caro, vecchio, bistrattato pallottoliere.
I riformisti, con un po’ di orgoglio in più, e qualche paura di meno, potrebbero tranquillamente creare un blocco imprescindibile e capace di imporre anche nel futuro la propria agenda, invece di subirla.
Lo so, qualcuno lo sta già pensando: “La fai facile tu. E se al Partitone non andasse bene?”. Allora lasciate perdere la politica e prendete ripetizioni di matematica…
David Oddone
(La Serenissima)