Era in primavera di quest’anno che il mio capogruppo Gerardo Giovagnoli, in una intervista sulla stampa, prospettava l’ipotesi per la prossima legislatura di una “grosse coalition” sullo stampo di quella tedesca. Questo in risposta, di sostanziale condivisione, al confronto politico interno alla coalizione di maggioranza che si domandava come prepararsi ad affrontare importanti riforme che non sono più rinviabili (governance delle banche, riforma pensionistica, riforma delle imposte indirette (IGC), completamento della spending review, riforma della Banca Centrale e della Camera di Commercio, accertamento e gestione dei crediti di imposta e degli NPL, efficentazione e sviluppo della nostra sanità, solo per citare i punti salienti). Di fatto questa soluzione faceva il paio con la considerazione lanciata dal segretario della DC laddove auspicava per la futura legislatura una coalizione con numeri maggiori dei 35 consiglieri garantiti con il premio di maggioranza alla coalizione vincente ed avere una rappresentatività sociale importante nel momento in cui si devono affrontare passaggi complessi e per nulla facili da spiegare.
In questo quadro AP ha aperto la crisi di governo con gli atti che tutti ben conosciamo.
Il punto non è sull’opportunità politica del gesto in questo frangente.
L’atto di AP ha solo accelerato scenari e percorsi di una colazione che ha avuto molti meriti tra cui il primo è quello di aver fatto uscire il Paese dalla black list e quindi addirittura di inserirlo tra i paesi virtuosi in materia di scambio di informazioni riformando la fiscalità, garantendo il sistema delle relazioni industriali e invertendo la tendenza di una economia che da alcuni anni ci aveva abituati al segno meno.
Purtroppo la fase di particolare emergenza che attraversiamo, frutto anche di politiche di altri paesi e di vicende internazionali non è affatto terminata. Non sono cambiate le condizioni che hanno fatto aderire il PSD al progetto della colazione bene comune; anzi, si sono stratificate ulteriori emergenze.
L’attuale tema degli NPL che sta emergendo prepotentemente, parte da molto lontano negli anni e con la nuova governance della Banca Centrale (volutamente scelta dalla coalizione Bene Comune con profili di accreditato spessore e riconoscibilità internazionali) è emerso nella sua potente rilevanza.
Il PSD su queste basi, pur avendo al suo interno differenti sensibilità, ritenendo non cessate le condizioni di una fase ed una esperienza, ritiene unanimemente doveroso operare una apertura a tutte quelle forze politiche che condividano la necessità di un confronto sui temi prioritari per trovare con ampia condivisione le soluzioni migliori per l’interesse generale del paese quindi della sua economia e tenuta sociale.
Nessuno dei Partiti e dei movimenti maggiormente rappresentativi può permettersi di escludere a priori questo tipo di confronto e, aggiungo, i principali partiti in questa fase storica, devono avere la consapevolezza e saper esprimere il più alto senso dello Stato tali da mettere in subordine interessi e dinamiche di parte per andare insieme a garantire a San Marino le migliori scelte con un approccio necessariamente lungimirante.
Nulla vieta che, una volta superati questi ostacoli, possa riprendere poi, l’ordinario percorso politico fatto di alternanza.
In questo momento però credo che vi sia in ogni partito una forte preoccupazione per la probabile ingovernabilità cui si possa andare incontro con governi deboli nei numeri e nella rappresentatività sociale e sono convinto che da più parti si auspichi una fase di forte responsabilità in cui ci si distingua per capacità di negoziato e dialogo politico.
Il giudizio (il rating) che importanti istituzioni internazionali vengono regolarmente a dare a San Marino passa anche attraverso la capacità della politica di fare quadrato per superare le contingenze più gravi senza perdere tempo. Vi sono le condizioni di governare la situazione, evitando scenari di crisi sistemica, nell’ottica di rilanciare il paese verso un futuro a condizione che si agisca ora, in uno spirito di condivisione delle priorità avendo a riferimento interessi generali e giustizia sociale.
Su questo, è onesto dirlo, la politica sammarinese non è mai stata molto brava, e sarebbe ora di distinguersi in positivo, per il bene di tutta la nostra comunità.
Andrea Belluzzi