Si dice che ogni uomo abbia la propria croce da portare. Che se ognuno di noi portasse la propria croce in piazza con l’intenzione di scambiarla, dopo aver visto quella degli altri, riporterebbe a casa la propria. Ma si è uomini anche per cercare di alleviare il peso della sofferenza delle persone che ci circondano pur non potendola prendere su di sé. Ci sono infatti persone che oggettivamente devono portare un peso più grande. Ne abbiamo parlato con Christian Bernardi, il sammarinese costretto su una sedia a rotelle da più di vent’anni a seguito di un terribile incidente d’auto.
La sensibilità nei confronti delle persone con disabilità sta aumentando.
“A parole forse sì e se contassero i decibel allora potremmo dirci soddisfatti. La realtà le assicuro che è tutt’altra cosa. Ad esempio non vedo discipline paralimpiche nei giochi dei piccoli stati. La verità è che anche noi abbiamo dei sogni che ci aiutano a vivere. Prima di arrivare a sognare i sogni però sono tantissime le difficoltà quotidiane da risolvere. Dal risveglio sino alla sera è tutto un terreno minato e una guerra da combattere con tanto di elmetto. A San Marino, in un territorio così piccolo si potrebbe smettere di parlare a vuoto e fare i fatti. Non esistono per i cosiddetti disabili soluzioni pronte all’uso ma servirebbero provvedimenti ritagliati su misura. A mio avviso si dovrebbe andare a vedere caso per caso”.
Certo che avete dei sogni…
“Qualche sogno lo si ha anche se con difficoltà di portare avanti la giornata, bene o male quando sei ritornato a raggiungere un equilibrio (c’è chi amava la musica, chi lo sport…etc) avresti bisogno di ricominciare a vivere un minimo di relazione sociale. Io tante volte dico sennò buttatemi nel bidone dell’immondizia, se devi andare avanti tra un cerotto, una benda, un dottore che ti visita, una situazione barcollante, e non avere mai una vita se non di questo tenore non è facile. Senza un sogno non si vive una vita come la nostra”.
Quali sono le difficoltà più grandi?
“Ogni nostra giornata è disseminata di difficoltà. E’ difficile persino spiegarle. Io sui social vedo le persone cosiddette normodotate che si trovano in difficoltà di fronte a cose che per noi sono la normalità. Quando c’è neve è difficile per le persone uscire di casa e raggiungere il posto di lavoro o gli amici e dunque sono tutti lì a domandarsi come poter fare augurandosi che finisca presto. Per me è come se ci fossero sempre la neve e il ghiaccio. Per me è sempre tutto inaccessibile. Oggi che per tutti gli altri è tornato il sole per me c’è ancora la neve”.
Qualche barriera è stata eliminata?
“Come ho detto di fatti ne ho visti pochissimi e sinceramente mi irrita anche che quando si fanno cose pur piccolissime mi si venga a chiedere se sono contento come mi fosse stato fatto un regalo. E’ l’abc dei miei diritti poter uscire di casa. Per non parlare di come queste cose vengono fatte e progettate, a volte sono talmente fatte male e in salita che nemmeno con un motorino si riuscirebbe a percorrere certe pedane”.
Etty Hillesumi diceva ‘fiorire e dar frutti in qualunque terreno si sia piantati’
“La penso anch’io così, dico solo che non è facile dove non splende mai il sole e dove continua a piovere sul bagnato. So tuttavia che lamentarsi serve a poco, so che se non avessi avuto la marcia in più delle mie passioni, tra cui la musica che amo da sempre, non avrei trovato la forza e il coraggio che mi servono ad andare avanti. Amo la musica e sono determinato a coltivare questa mia passione nutrendo la speranza che attraverso il mio impegno e la mia dedizione possa un giorno diventare qualcosa di più”.