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  • San Marino. La pagella di fine anno al Congresso di Stato (di David Oddone)

    Quasi fosse una metafora di ciò che avviene in questi giorni, passeggiando sul Pianello fra sammarinesi indaffarati e turisti armati di smartphone, soffia sulle Torri il vento del cambiamento, leggero ma insistente. San Marino si appresta a chiudere un anno denso di impegni e di sfide, con un governo che, a cinque mesi dall’insediamento, traccia un bilancio del proprio operato e proietta lo sguardo verso il domani. Non è tempo di trionfalismi, né di facili assoluzioni. Piuttosto, l’occasione risulta propizia per una disamina serena e costruttiva, un’istantanea su un esecutivo che, pur tra qualche incertezza, mostra la volontà di navigare sicuro in un mare tutt’altro che calmo.

    La politica estera, inevitabilmente, occupa un posto di rilievo nell’agenda del Congresso. La “neutralità attiva” declamata dal Segretario Beccari suona come un’eco di antica saggezza, si confronta con la necessità impellente di un’integrazione europea che non può più essere rimandata. L’Accordo di associazione, vera e propria pietra angolare del futuro sammarinese, è in fase di definizione. L’auspicio è che il 2025 possa aprire nuove prospettive di sviluppo e di cooperazione. Tuttavia, l’ottimismo non deve velare le insidie di un percorso che andrà costruito, esplorato, vissuto, giorno dopo giorno, e che richiederà diplomazia, perseveranza e una grossa dose di realismo. La buona notizia è che siamo nelle mani migliori possibili con Luca Beccari al timone di questa nave che batte bandiera biancazzurra.

    Sul fronte interno, l’esecutivo si muove tra la necessità di risanare i conti pubblici e l’urgenza di sostenere la crescita economica. Il Segretario Marco Gatti predica oculatezza nella spesa, ma sa bene che il rigore non basta a generare prosperità. La riforma dell’Igr, attesa come una manna dal cielo, dovrà coniugare equità e competitività, senza penalizzare i ceti meno abbienti, che anzi andranno sostenuti con maggiore vigore. Parallelamente, l’annunciata revisione dell’Iva rappresenta un’incognita che desta qualche preoccupazione tra gli operatori economici.

    L’ammodernamento della pubblica amministrazione, invocato dal Segretario Andrea Belluzzi, è un altro nodo cruciale. L’aumento dei dipartimenti, lungi dall’essere una sterile operazione di maquillage, dovrebbe tradursi in una migliore efficienza e in una semplificazione delle procedure. Ma il rischio di una burocrazia elefantiaca è sempre in agguato, e occorrerà vigilare affinché la riforma non si risolva in un mero cambio di etichette.

    Capitolo a parte merita la giustizia, con il Segretario Stefano Canti impegnato a districare una matassa – che lui e il suo predecessore Massimo Ugolini hanno ereditato – resa meno intricata dalla “cura” Canzio. Su tutti, la ragionevole durata dei processi e l’equa riparazione, restano questioni che attendono risposte concrete. E proprio la auspicabile proroga del mandato del dirigente del Tribunale rappresenta il primo tassello col quale proseguire la costruzione del mosaico del Diritto.

    L’emergenza abitativa, invece, è una ferita aperta che il Segretario Matteo Ciacci cerca di lenire con misure di edilizia sovvenzionata e canoni calmierati. La strada è ancora lunga e impervia: occorrerà un impegno costante e una buona dose di tenacia, che tuttavia sembrano non mancare al giovane ministro.

    Segnali incoraggianti arrivano dal turismo, trainato da un piano triennale ambizioso, che punta a nuove infrastrutture e a un’offerta rinnovata, con lo sguardo rivolto anche all’Expo di Osaka. Il rilancio di Rtv, con l’arrivo del direttore generale Roberto Sergio, potrebbe rappresentare un’opportunità per rafforzare l’identità nazionale e per promuovere un’informazione pluralista e di qualità. La sanità, pur tra alcune criticità, mostra segnali di miglioramento, con l’Atto organizzativo Iss e la definizione di un nuovo Piano sanitario e socio-sanitario. La scuola, alle prese con il calo delle nascite, cerca strategie mirate per garantire un’istruzione di eccellenza. L’occupazione, per il momento, tiene botta, ma si dovranno tenere gli occhi bene aperti affinché la congiuntura economica non comprometta i risultati raggiunti. C’è poco da aggiungere. Federico Pedini Amati, Rossano Fabbri, Mariella Mularoni, Teodoro Lonfernini e Alessandro Bevitori hanno assunto deleghe tutt’altro che semplici, ma per ora non stanno sfigurando.

    Il governo sammarinese si trova a un bivio: cedere alla tentazione di un pragmatismo attendista, limitandosi alla gestione dell’ordinario senza ambizioni, oppure intraprendere un progetto riformatore che sappia cogliere le opportunità del cambiamento e proiettare il Titano verso un futuro di crescita e progresso. Il 2025 sarà l’anno della verità. Non basterà galleggiare, occorrerà prendere il largo con coraggio e determinazione.

    E allora, qual è il voto finale per questo governo? Uno scrutinio, che tenga conto delle oggettive difficoltà che gravitano come cornacchie sulle decisioni di Palazzo Pubblico, delle luci, e chiaramente anche delle ombre, non può che attestarsi su un 7. Un voto discreto, certo, ma non un plebiscito. Che premia l’impegno e la buona volontà, ma che al contempo ammonisce sulla necessità di una maggiore incisività. Il Congresso ha mostrato di saper gestire l’ordinario, di aver avviato alcune riforme importanti, di aver mantenuto la barra dritta in un contesto internazionale complesso. Tuttavia, manca ancora quel guizzo di audacia, quella capacità di visione che permetterebbe a San Marino finalmente di librarsi. In fondo, la millenaria storia dell’Antica Repubblica insegna che per sopravvivere e prosperare, si deve possedere un cuore grande e una caparbietà ancora più grande.

     

    David Oddone

    (La Serenissima)