LA CRISI economica ha generato mostri e uno di questi è senza dubbio il grande numero di lavoratori in nero: sul Titano potrebbero superare tranquillamente le 600 unità. Una stima che ha tentato di fare il sindacato, come sottolinea Gilberto Piermattei, vicesegretario della Csdl, ma che deve fermarsi a una stima visto che i dati precisi relativi alle sanzioni e ai provvedimenti presi nel 2014 contro il lavoro nero sono stati chiesti ufficialmente da Giuliano Tamagnini e Marco Tura, rispettivamente segretari di Csdl e Cdls, con una lettera inviata al segretario di Stato per il Lavoro, Iro Belluzzi, e al direttore dell’Ufficio del lavoro. Questo perché, sottolineano i due segretari, «vogliamo conoscere i dati dello scorso anno sull’attività ispettiva degli organi chiamati all’accertamento e al sanzionamento delle attività economiche che non rispettano le norme di legge sulle assunzioni». «Con la crisi molte ditte hanno voluto continuare la loro attività risparmiando sul costo del lavoro e questo significa una cosa sola: farli lavorare senza regole e senza contratto, quindi in nero afferma Piermattei . Una situazione che si è verificata soprattutto nelle aziende di dimensioni più piccole, dove i dipendenti in regola da un giorno all’altro hanno visto arrivare persone di cui non si sapeva nulla di nulla. E chiedendo loro informazioni apprendono che stanno lavorando senza contratto. E non appena non c’è più bisogno di loro prosegue le aziende li buttano fuori senza tanti complimenti né obblighi. E’ una piaga, una situazione di illegalità che non è tollerabile e che danneggia anche le persone disoccupate iscritte regolarmente nelle liste». In quale settore sia maggiormente annidato il lavoro nero, Piermattei fa notare che è quello dei servizi e del terziario, quindi assistenza e cura delle persone ma anche tra parrucchieri ed estetisti ci sono parecchie persone in nero’. Il comparto industriale, non ha numeri esagerati, afferma il sindaclista, ma non è esente dalla piaga. Chi siano e da dove arrivino questi lavoratori, il vicesegretario sottolinea che si tratta, praticamente nella totalità, di persone che vengono dalle province confinanti e quasi mai di cittadini residenti sul Titano. «Qui si conoscono tutti: la voce di un sammarinese senza un contratto regolare si spargerebbe subito», precisa. Si tratta soprattutto di uomini, ma visto che tra i settori più interessati ci sono i servizi e il terziario sono presenti anche molte donne. I lavoratori in regola sul Titano sono circa 19mila. Di questi 3.600 sono dipendenti pubblici, il resto opera nel settore privato. All’interno di questi 19mila ci sono anche 5mila frontalieri. Anche loro hanno subito un grosso ridimensionamento con la crisi, fino a un paio di anni fa erano oltre 6mila
