Riprende domani, e dovrebbe concludersi nel pomeriggio, l’esame dell’articolato sul ‘Progetto di Legge in materia di editoria e di professione degli operatori dell’informazione’. Il dibattito si è bloccato venerdì sera al termine della discussione sull’articolo 29. Si riprenderà dunque con l’articolo 30.
Quasi in sordina, dunque, si è approvato l’artico 28 “Divieto posizioni dominanti”, per molti più importante per il sistema San Marino, dello stesso art. 6, (“Authority”,) che ha sollevato una serie interminabile di polemiche (sotto il dettaglio) e che presubilmente continuerà a crearne.
Recita in pratica l’articolo 28: “Il settore editoriale si conforma ai principi della concorrenza e del pluralismo. Sono vietate le intese e gli accordi tra imprese che possano distorcere il pluralismo o la concorrenza tra gli operatori”. Tutto giusto, ma…
ed è qui il vulnus dell’articolo, la lesione di un diritto: il libero mercato. Spieghiamoci. Recita l’articolo: “Si considera dominante la posizione dell’impresa che edita (stampa? vende?) superiore al 60% di quella dell’anno precedente, sempre che ci sia più di una testata. Ed aggiunge: “…raccolga il 60% del fatturato pubblicitario complessivo”.
Insomma, alla faccia del libero mercato e della concorrenza. Il libero mercato non è altro che un mercato in cui i prezzi sono raggiunti esclusivamente dalla mutua condivisione dei contenuti della testata da parte di venditori e acquirenti; nel libero mercato venditori e acquirenti non si sono obbligati a concludere l’affare.
Comandano le leggi della domanda e dell’offerta. Sono mercati ‘liberi’, in netta opposizione ai mercati ‘controllati’ tipici delle economie pianificate in cui i governi regolano direttamente o indirettamente i prezzi e le forniture, pianificando la distribuzione tra i consumatori in base ai loro obiettivi. Non alle preferenze dei singoli.
Sono queste ultime ad indirizzare pure le scelte dei pubblicitari che preferiscono le testate con il maggior numero di copie e, quindi di contatti con possibili acquirenti del loro prodotto da pubblicizzare.
In moneta sonante (è il caso di dirlo): se un giornale piace, e quindi vende oltre il 60%, cosa deve fare? Deve rinunciare a fare un buon prodotto? Il concetto di concorrenza è citato dallo stesso art. 28 nella sua prima riga.
Sul mercato libero, il prezzo di un bene o servizio, aiuta a quantifica il valore che i consumatori gli attribuiscono anche, e soprattutto, in rapporto ad altri beni e servizi. Questa relazione tra prezzo e valore è più esplicita in un mercato libero che in un mercato controllato.
Secondo la teoria, infatti, attraverso la competizione dei fornitori che offrono beni e servizi, i prezzi tendono a decrescere e la qualità a crescere.
Sul mercato libero, la quantità venduta di un giornale (edicola e pubblicità) ne quantifica il valore che i consumatori gli attribuiscono in rapporto ad altri beni e servizi. Questa relazione tra prezzo, valore, interesse e credibilità è più chiara che non in un mercato ‘controllato’ da un tetto del 60%.
Meglio l’art. 36 “Trasparenza finanziamenti” che dovrà chiarire chi ci sia dietro ad una testata.
La Tribuna