San Marino. La recensione su Rossano Ferrari da parte della critica d’arte Anna Bonanni. Vernissage 5 Giugno ”Quando l’arte diventa cibo, quando il cibo diventa arte”

FerrariROSSANO FERRARI      MOSTRA-     PALAZZO GRAZIANI – SAN MARINO  -5 maggio 2015 VERNISSAGE

QUANDO  L’ARTE DIVENTA CIBO, QUANDO IL CIBO DIVENTA  ARTE

SOTTOTITOLO :

IL CIBO DELL’ANIMA

PRESENTAZIONE E TESTO CRITICO di:

ANNA BONANNI – CURATRICE

 

Nella teoria del linguaggio  e nella prassi comunicativa quotidiana, tutti i linguaggi sono composti

da più materie espressive. Nelle arti visive , nella musica,  l’azione, intesa come gesto artistico- creativo,  coinvolge la visualità e più in generale  l’intero apparato sensoriale, la cui comprensione  dei contenuti, non è solo astratta e concettuale, ma attivata da processi sensoriali in cui il corpo è altrettanto decisivo quanto le categorie cognitive mentali.  Alla mostra di Rossano Ferrari,  a  Palazzo Graziani, si aggiunge l’esposizione presso “ Il Piccolo” di Mario Liotta, dove avrà luogo un interessante  laboratorio sperimentale della prossimità tra arte e cibo; con esempi  pratici di cucina creativa, ispirata ai quadri esposti.

Questa premessa, ci introduce  alla “maschera “: filo rosso  del percorso di ricerca fin qui compiuto da Ferrari, il quale ,in pittura, ne esalta  la totemica natura di oggetto- feticcio,  la cui declinazione  ci conferma la istrionica capacità cromatica dell’artista  ed  il suo forte talento raffigurativo. Rappresentato altresì, da una appassionata visionarietà, ché liberata da lacci e lacciuoli irrompe sulla tela, e, attraverso una allegorica damnatio insita nella “maschera “, egli apertamente  indaga, il codice stesso, della dualità umana. Come già Pirandello, che  a tal proposito, ebbe a dire: “ Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti”.  Quindi i volti come le maschere,  restano emblemi del la quotidianità quanto  del passato. Di fatto,  la texture  simbolica- futurista pone l’accento sulle contraddizioni umanamente riconducibili a questo archetipo. Tutte le citazioni nonché gli interrogativi posti in essere, spaziano dalla classicità-greco romana,  sino alla contemporaneità; l’insieme dei segmenti  confluiscono nella narrazione pittorica  con  lo stigma del talento nella sua forma ideale: l’originalità.

I quadri di Ferrari, aprono l’orizzonte della memoria, indagano il presente, alludono al divenire, con materica energia , erompente dai  substrati  onirici pregni di pathos ed evidente sensibilità  descrittiva. Le tele ci testimoniano un mondo suggestivo, occhi, bocche, corpi, sospesi tra cieli ignoti, nella costante ricerca di una sintesi tra sensualità ed emozioni.  Nel corpo femminile , dalla sinuosità stilizzata, dove l’eros allude complice alla bellezza, il tratto nitido della pennellata, frammenta e ricompone gli elementi  in incastri tecnicamente perfetti, cifra tangibile  di una complessità pittorica avvincente.   Volti botticelliani, faces  dagli sguardi  colmi di poeticità crepuscolare  si confrontano con le orbite vuote delle maschere,  occhi e bocche” affacciate” su campiture fluttuanti intersecate da linee geometriche magistrali nella definizione dei contorni e  degli spazi. Nella stesura compositiva il focus  investe dunque, il campo delle contraddizioni, in un gioco di razionalità ed emozioni  dove irrompono figure enigmatiche descritte con folgorante contemporaneità di linguaggio  dai  rimandi cubisti . Concettualmente e  tecnicamente vicini a : Les Demoiselles

d’Avignon “ di Pablo Picasso  e alle “ Bagnanti “di  Paul Cézanne.

Condividendo quindi con i grandi Maestri del Novecento, l’aspirazione a trattare l’eros  come raffigurazione archetipa fondante di un universo, a tratti parcellizzato, intrecciato alle anatomie dai contorni taglienti, dalla partitura cromatica tesa alla spazialità e alla fisicità gioiosa. Si può definire  un impianto architettonico che,  empaticamente, si ricollega al Manifesto Futurista, di Giacomo Balla e Fortunato Depero  (titolo – Ricostruzione Futurista dell’Universo pubblicato l’11 marzo del 1915). Per  Rossano Ferrari, lo studio delle opere del  secolo scorso, è  da  sempre uno stimolo per  rinnovare la propria arte contemporanea sia  per affinità elettiva  sia per una inclinazione ”Dada” intesa nel suo significato di gioco e paradosso .

L’artista , nella ricerca di soluzioni pittoriche inedite,  esplora anche il campo filosofico  del suo tragitto artistico ed  umano,  per un  riflesso autentico dell’ anima e per un bisogno imprescindibile di autenticità.

Compito dell’Arte autentica è il custodire la scintilla- o dono- nel divenire, magari alla maniera di  G.Klimt ,

poco incline a parlare di sé ebbe però a scrivere :”… Chi vuole sapere di più su di me, cioè sull’artista, l’unico

che vale la pena di conoscere, osservi attentamente i miei dipinti per rintracciarvi chi sono e cosa voglio”.

Vi è un anelito di eternità racchiusa in ogni opera d’arte, che accomuna le forme espressive di ogni artista

e con essa  l’auspicio della posterità.

Ferrari, ne ha piena consapevolezza e finanche autorevolezza.

Testo critico

Anna Bonanni