San Marino. La Reggenza che non c’è… di Domenico Gasperoni

Domenico Gasperoni, nel giorno dell’elezione dei prossimi Capitani Reggenti, interviene sull’istituzione più cara ai sammarinesi.

“Perché non abbandonare una cerimonia religiosa che aveva senso in altri tempi ma che ora è una pallida copia di rituali sacrali da incoronazione di Re e Imperatori?”.

Liberi pensieri di un cittadino e di un credente. Rispettoso delle istituzioni e delle convinzioni religiose. Preciso che avendo io servito la Reggenza per 25 anni, ne ho il massimo e non formale rispetto.

1. Siamo tutti felicissimi della prevista elezione di due splendide e bravissime donne, alla suprema magistratura. Novità storica. Per quanto ho capito, non si faranno imprigionare nella retorica “del Rosa”, ma impegneranno la loro autorevolezza per vigilare sulle sorti del Paese. I cittadini hanno dimostrato di gradire la cosa. Il popolo le ha già elette. Quindi, per coerenza e serietà, evitiamo lo show del corteo alla Pieve, che aveva un senso prima del sorteggio. Chiedere lumi al Santo per una scelta già fatta, non è il massimo del rispetto. Per i credenti ci potrebbe stare un momento di preghiera, magari per dire grazie.

2. Rito religioso del giorno dell’insediamento. Stessa osservazione. Perché non abbandonare una cerimonia che aveva senso
in altri tempi, ma ora è una pallida copia di rituali sacrali da incoronazione di Re e Imperatori del Sacro Romano Impero? Sarebbe più appropriato un rito veramente e solamente di fede – non più forzatamente inserito in un protocollo istituzionale- con invito libero a pregare per i nuovi Reggenti. Anche San Paolo diceva: “Pregate per tutti quelli che sono in autorità”.

3. Il giuramento. La formula statutaria designa un profilo di una Reggenza che non esiste più. O meglio di una vita istituzionale virtuale, non reale. Ad esempio, proteggere oggi “le vedove, gli orfani e i minori” significa difendere i disoccupati e le famiglie in povertà, impegno che tocca al Governo. Ancora: “Sedere al solito Banco per rendere ragione con equa bilancia a ciascuno”. Oggi è un compito che esercita un altro Potere, il Giudiziario. Mi ricordo che la Reggenza assisteva alla lettura delle sentenze. Ultimo es., “proteggere i beni delle Chiese”. Su questo argomento, storicamente molto con confliittuale, vi do appuntamento ad un mio prossimo libro.

4. Come conclusione voglio dire: i riferimenti formali a simboli o riti religiosi non aggiungono nulla alla qualità della politica. Che è basata su buoni comportamenti reali. Anzi possono creare alibi.

5. Faccio un esempio. Il presidente Usa Trump non aveva  ancora terminato di giurare sulla Bibbia, quando annunciava i suoi primi provvedimenti (in parte attuati): costruzione del muro col Messico, espulsione e divieto di accoglienza di migranti di paesi arabi, abolizione della riforma sanitaria di Obama che offre assistenza a più di 50 milioni di poveri, aumento spese per riarmo atomico, riduzione tasse ai ricchi, facilitazione dell’uso e diffusione delle armi di autodifesa, liberali- amo sfrenato, minaccia alla pace mondiale, ecc….. Trump aggiunse: “so help me God” Che Dio mi aiuti! Speriamo di NO!

Domenico Gasperoni, La Tribuna