San Marino. “La riapertura è necessaria”

Oggi ci troviamo con un Paese diviso in due, metà delle persone sono convinte che sia prematuro riaprire e l’altra metà crede che se ciò non avverrà nell’immediato, vi saranno danni irreversibili alla nostra economia. Dal canto suo il commissario Massimo Arlotti ha affermato molto saggiamente che questo è il tempo di riaprire (seppur in maniera graduale e con tutte le cautele del caso) non soltanto per scongiurare danni irreversibili all’economia ma anche perché vi sono delle necessità oggettive a livello sociale e perché “i bambini devono crescere”. Il vero virus infatti talvolta è la paura che va bene nel momento in cui ci induce a difenderci dal pericolo ma va meno bene quando ci impedisce di vivere le nostre vite. A dare conforto ai sostenitori della riapertura vi sono anche i numeri per cui nella giornata del 26 aprile vi sono stati zero nuovi casi positivi e zero decessi. Il numero totale dei positivi attualmente è di 433 di cui solo 14 persone sono ricoverate in ospedale, quattro delle quali – due femmine e due maschi – in terapia intensiva. Le quarantene attive sono 706, 632 sui laici, 60 i sanitari e 14 le forze dell’ordine. 1075 le quarantene chiuse. “Noi siamo più avanti – ha detto il commissario Arlotti nella cornice della conferenza di Iss – nella ricerca degli asintomatici. L’ondata di forme impegnative è ormai in esaurimento. Vi sarà un periodo di convivenza con il virus. Stiamo provando a istituire delle modalità con cui possiamo continuare ad avere una vita di società senza che questo si porti dietro una nuova ondata epidemica, sono convinto che non solo sia una sfida possibile ma anche che vincerla sia possibile”. Abbiamo dunque davanti un periodo di assestamento in cui sarà inevitabile sentirsi disorientati per questo avremo bisogno di tanta lucidità. E bene ha fatto il consigliere di Rete Paolo Rondelli nel suo intervento in Consiglio Grande e Generale a leggere la realtà che stiamo vivendo attraverso il prisma de La Peste di Camus . “E, in effetti, la peste non si fermò da un giorno all’altro, tuttavia in apparenza calava più in fretta di quanto fosse lecito sperare. Nei primi giorni di gennaio il freddo si fece inusitatamente tenace e parve cristallizzarsi sopra la città. In quell’aria fattasi pura, la peste, in tre settimane e per cali successivi, sembrò estinguersi nei cadaveri sempre meno numerosi che allineava. Perdette in un breve lasso di tempo quasi tutte le forze che aveva impiegato mesi ad accumulare. A vederla perdere a tal punto colpi o invece accelerare, si sarebbe detto che fosse allo sbando, per nervosismo e per stanchezza, che insieme con il controllo su se stessa perdesse l’efficienza matematica e sovrana che era stata la sua forza. Tutte le misure prese dai medici, che prima non avevano sortito alcun effetto, sembravano di colpo efficaci. Pareva che la peste fosse a sua volta braccata e che la sua improvvisa debolezza facesse la forza degli stanchi eserciti che finora le erano stati contrapposti. Solo di tanto in tanto la malattia rialzava la testa in una specie di cieco soprassalto”. Dopo il commissario Arlotti nella cornice dell’ormai consueta conferenza di Iss ha parlato il segretario alla Sanità Roberto Ciavatta. Da quanto trapelato dalle parole del Segretario dunque sebbene non vi sia al momento una road map ben precisa, vi sarà un sostanziale allineamento con le misure prese dall’Italia. “I nostri decreti – ha affermato Ciavatta – hanno sempre anticipato qualche elemento, si pensi solo alle consegne a domicilio. Tuttavia non si può pensare che le misure che verranno prese non saranno in linea con quelle dei nostri vicini”. E’ stato sempre il segretario alla Sanità ad annunciare due nuovi decreti, uno incentrato sugli ammortizzatori sociali e l’altro sulle modalità di una riapertura graduale “perché come le imprese hanno bisogno di aprire, le famiglie sentono la necessità di riprendere la mobilità”. Nella sede della conferenza stampa infine il Segretario ha annunciato l’emendamento al decreto 62 che di fatto introduce il principio di retroattività per la malattia, tornata ad esser pagata all’86%”.

Repubblica Sm