Gli anni bui dell’amministrazione giudiziaria sammarinese sembrano superati. Parola del Consiglio d’Europa! L’autorevole organismo sovranazionale europeo, infatti, attraverso il tedesco Andreej Hunko e il rumeno Riceard Badea hanno riconosciuto che le recenti riforme concretizzate dalla Segreteria di Stato alla Giustizia guidata dal democristiano Massimo Andrea Ugolini, sono un passo importante per “rafforzare l’indipendenza della magistratura e il potenziamento dell’equilibrio dei poteri” dell’antica democrazia sammarinese.
Una riforma fortemente osteggiata da parte della minoranza… di quella stessa minoranza, si ricordi, che guidava la coalizione AdessoSm; che guidò il paese negli anni più bui del diritto, in cui si spazzò via una intera classe politica con una eclatante inchiesta che trovò -nelle teorie degli inquirenti, ma non nelle osservazioni delle difese- quotidiana eco su media (in uno in particolare), ma che non vide confermare le accuse e le controverse condanne della sentenza di primo grado nella seconda istanza, nel giudizio definitivo caratterizzato da una pressochè univoca catena di assoluzioni con formula piena o, in altri casi, proscioglimenti.
Una riforma, dopo quanto sarebbe accaduto all’interno del Tribunale in quegli anni, almeno relativamente alle indagini con ampia ricaduta sugli assetti politici e, più in generale, di potere (condotte dal Commissario della Legge Alberto Buriani) appariva urgente e improcrastinabile. Era il minimo, tanto che qualcuno auspicava addirittura un totale azzeramento del Tribunale e una radicale sostituzione delle toghe. E non so, onestamente, alla luce dell’esigenza che una giustizia, per essere giusta e imparziale, non deve solo esserlo concretamente, ma deve anche apparire tale, se questi ultimi avessero torto fino in fondo…
Ma tant’è. Oggi, questi anni bui -anche senza rivoluzioni dei togati- sembrano superati. A ricordarli restano, oltre a sempre meno frequenti, pretestuose e insupportabili censure di quelle forze politiche che hanno costruito il loro potere proprio sul vuoto creato dalle indagini e dai procedimenti giudiziari di quegli anni, eloquenti processi che vedono alla sbarra il “Di Pietro” sammarinese, per intenderci il giudice Alberto Buriani, il Segretario di Stato alle Finanze del governo AdessoSm, Simone Celli, e un paio di operatori dell’organo di informazione più “sensibile” e “attento” alle tesi accusatorie che -non so se premeditatamente o come semplice conseguenza- hanno creato un “buco” nel potere in cui si è poi infilata la ormai celebre “cricca”.
Ben inteso, non sono a processo per questo ma per fatti diversi, anche se più o meno direttamente collegati o conseguenti ai duri scontri fra poteri che si sono inscenati in quegli anni.
Vedere, oggi, il giudice simbolo della moralizzazione della politica sammarinese alla sbarra in alcuni processi, leggere precise accuse verso lo stesso “padre” di Titanopoli”, pur volendo essere garantisti e ricordando che tutti si è innocenti fino a sentenza definitiva e contraria, lascia immaginare una pesante deriva -almeno apparente, ma, come spiegato sopra, anche come tale gravissima- in cui versava l’amministrazione della giustizia sammarinese. Una deriva resa possibile, necessariamente, da norme non adeguate alle esigenze di indipendenza ed equilibrio dei poteri che la legislazione doveva garantire.
Certo, dirà qualcuno, chi ci garantisce che la deriva non sia oggi e non allora? Chi ci garantisce che la stessa deriva sia la “guerra” mossa verso i fautori della moralizzazione degli anni scorsi? Fino a ieri nessuno poteva garantirlo… Ma oggi una pietra in tal senso viene posta da un organismo terzo, imparziale e sovranazionale come il Consiglio d’Europa con la promozione senza riserve della riforma che, sono sempre conclusione dell’organismo europeo, “rafforza l’indipendenza della magistratura e il potenziamento dell’equilibrio dei poteri”… Rafforza, non indebolisce come qualcuno cercava di sostenere quando la riforma era in discussione ed era una semplice bozza preliminare…
Ma non si può, non si deve mai abbassare la guardia su tematiche e atti attinenti l’equilibrio dei poteri democratici (giudiziario, esecutivo e legislativo). Ricorda anche questo il Consiglio d’Europa raccomandando che “l’attuazione e l’impatto” delle nove norme “dovrebbero essere costantemente monitorati da tutte le parti interessate, in particolare dal Consiglio Grande e Generale, e adattati, se necessario, per garantire” l’equilibrio dei poteri e la sempre concreta tutela dei diritti umani.
Un appello che anche la minoranza “nostalgica” delle “manette politiche” -ormai sconfitta definitivamente su questa sua battaglia infondata- dovrà accogliere per, dopo un doveroso mea culpa, dare il suo contributo al perfezionamento e all’evoluzione della normativa, legge chiave per l’innalzamento costante della qualità della democrazia sammarinese.
Enrico Lazzari
