San Marino. La sammarinese Joice srl di Serravalle fa causa a Only Italy della Irene Pivetti

irene pivettiUn investimento, assieme a tanti altri imprenditori per promuovere il “made in Italy”, o meglio “l’Only Italia”, che però sta rischiando di affossare le aziende che vi hanno aderito, tanto che qualcuna si è già rivolta in tribunale.

È questo il caso della sammarinese Joice srl di Serravalle, che il 18 maggio scorso ha presentato tramite l’avvocato Pierluigi Farina una “ingiunzione di pagamento” al tribunale di Roma per ottenere ben 116mila euro per la merce realizzata e che ancora deve essere saldata e che sarebbe dovuta essere venduta in Cina, dove però non è mai arrivata.

“Il tutto è iniziato poco più di un anno fa – racconta Antonio Amatucci della Joice – quando abbiamo stipulato un accordo con l’azienda Only Italia srl della signora Irene Pivetti (ex presidente della Camera italiana n.d.r.) per la fornitura di abbigliamento destinato al mercato cinese. Noi siamo produttori e proprietari del marchio Bellissima By Raffaella Rai. Secondo l’accordo con Only Italia si trattava di forniture a un grosso centro denominato ‘Ballettown’ del gruppo cinese China Infrastructure Group, al cui interno si trovava la Only Italia che doveva riunire marchi italiani di abbigliamento”. Amatucci riferisce di oltre 70 marchi che avrebbero aderito all’operazione, “il cui ordine – spiega – è arrivato da Only Italia, che ci ha dato un anticipo del 30%, altrimenti non saremmo andati in produzione con la merce”.

Quando poi la merce prodotta doveva essere ritirata sono iniziati i problemi.

“Si trattava di vestiti – racconta Amatucci – principalmente di taglie piccole, dalla 38 alla 42, per la stagione autunno inverno e quindi a settembre doveva essere ritirata. Stiamo parlando di materiale per un valore di oltre 180mila euro. Invece la Only Italia non ha ritirato nulla, sostenendo – spiega – che i cinesi non avevano pagato la fornitura e che loro non avevano disponibilità per pagare. Da allora e fino a marzo di quest’anno si sono susseguite rassicurazioni e promesse di pagamento che poi si sono al contrario concretizzate in una offerta, poche settimane fa durante un incontro a Roma, di chiudere la vertenza pagando solo il 30%”.
“Il problema – aggiunge Amatucci – è che la signora Pivetti è partita con un progetto coinvolgendo numerosi marchi, anche importanti e di prestigio, senza avere delle garanzie da parte di questo soggetto cinese”.
Progetto che però è stato ampiamente pubblicizzato, che può contare anche su un canale Tv, esposizioni, e che sul sito di Only Italia viene raccontato come una possibilità di cavalcare “la crisi e la trasforma in opportunità, capovolge le logiche conservative e le strategia giocate in difesa, a favore di un approccio efficace ed aggressivo ai mercati emergenti”. Un progetto non solo rivolto al settore dell’abbigliamento, ma che abbraccia anche design, gioielli, cosmetici e cibo e che in un articolo sul Sole 24 Ore del marzo 2014 la Pivetti presentava la sua Only Italia come “un canale di distribuzione diretto per le Pmi italiane che vogliono esportare i loro prodotti in Cina”.

Eppure già a settembre una lettera inviata agli imprenditori dava già conto di ritardi nell’apertura del centro.

Ed ora Amatucci è intenzionato ad andare fino in fondo per avere giustizia, perché “Non si possono tirare in ballo tantissime aziende – afferma – e per importi così ingenti senza avere certezze, garanzie, fidejussioni da parte del partner col quale si stipulano accordi”. Di qui la causa intentata contro la Only Italia, la srl della Pivetti che solo poche settimane fa era salita sul Titano per presentare la sua “storia di successo” intervistata da Michele Cucuzza nella sala di Asset Banca. E proprio la promozione data a questa esperienza, è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. (…) Franco Cavalli, La Serenissima