San Marino. La Sanità dei robot utilizzati per “grattarsi la schiena” e finanziati tagliando le professionalità d’eccellenza … di Enrico Lazzari

C’è un vizio antico nel Palazzo sammarinese: quello, sembrerebbe, di confondere la razionalizzazione con la “castrazione”. Così, signore e signori, benvenuti all’ultima puntata di “Sanità alla sammarinese”, lo show dove la logica viene presa a calci nel sedere da una burocrazia che ha la stessa “visione” lungimirante di un talpa con la cataratta.

Vi chiedete quale sia il tema del giorno? Ve lo rivelo subito: come riuscire nell’impresa impossibile di “risparmiare” facendo scappare i medici bravi per poi gettare risorse in dei costosi ammassi di ferraglia capaci di far invidia alla NASA, utilissimi per interventi complessi, ma utilizzati nell’Ospedale di Stato anche – si fa per dire – per grattarsi la schiena!

Perché vedete, quando un’azienda – e l’ISS viene ormai gestita come una azienda – decide di risparmiare, la logica suggerirebbe di tagliare i rami secchi, non di abbattere le querce che tengono su la collina. Il “caso” del dottor Gianluca Camillieri è l’ennesimo capitolo di una saga giunta ormai alla “season 4”, dove le prime tre stagioni non hanno insegnato nulla…

La dinamica è da manuale del “piccolo ragioniere” di Stato, magari folgorato sulla via di quel “Grillo-pensiero” che per anni ci ha spiegato che le consulenze sono il male assoluto e che “uno vale uno”. Si prendono le eccellenze, quei luminari che portano competenza e sicurezza nei reparti, e gli si offre il raddoppio del lavoro alla metà dello stipendio. Una proposta che non è un’offerta, ma un invito garbato a levarsi dai co… Ehm, a levarsi di torno.

Il dott. Camillieri stava già per fare i bagagli, scatenando una rivolta social e una raccolta firme che ha riportato i burocrati alla realtà: perché quando il cittadino capisce che per risparmiare due spiccioli si rischia di perdere il medico che ti rimette in piedi, la pazienza finisce prima della tredicesima durante le feste di Natale.

Ma il vero capolavoro del non-senso sammarinese arriva quando guardiamo dove i soldi vengono invece buttati dalla finestra col badile. Mentre si fa il mercato delle vacche sulle professionalità, l’ISS si permette il lusso di usare un robot chirurgico – un giocattolo da milioni di euro – per operazioni banali come le ernie inguinali. Facciamo due conti, per chi ha ancora il fegato di usare la calcolatrice: come mi spiegava tempo fa un “vecchio” dirigente sanitario, un intervento tradizionale, fatto da mani umane e sapienti, costa alle casse pubbliche circa 1.500 euro. Lo stesso intervento, affidato al braccio meccanico del “Dottor Robot”, lievita a circa 12.000 euro. Avete letto bene: si spende otto volte tanto per fare la stessa cosa, solo per il gusto di sentirsi tecnologicamente avanzati… O forse per giustificare un investimento di milioni di euro da tanti ritenuto inutile per la sanità sammarinese. Per capirci, è come usare un jet privato per andare a ritirare le pizze nella pizzeria sotto casa. Un’emorragia di denaro pubblico che grida vendetta, mentre si fa la cresta sul contratto di chi deve impugnare il bisturi.

E qui casca l’asino (o il simil-grillino biancazzurro di turno). Hanno demonizzato l’eccellenza in nome di un’onestà che spesso fa rima con mediocrità, dimenticando che in medicina la qualità non è un optional e l’uno vale uno è l’assurdo che si materializza. Eppure, quegli stessi paladini del risparmio ideologico sembrano non battere ciglio di fronte allo spreco robotico…

Fortunatamente, per questa volta, pare che il “fraintendimento” – o il piano scellerato?, pensatela come volete – sia rientrato sotto la pressione della piazza. La Segreteria di Stato e il Comitato Esecutivo hanno fatto retromarcia con la faccia di chi è stato appena beccato con le dita nella marmellata. Il dott. Camillieri – quasi sicuramente – resta, la stima è “nuovamente” deliberata e tutti sorridono per la foto di rito. Ma la lezione sarà stata recepita?

Permettetemi di dubitarne. Finché la logica del risparmio colpirà le teste pensanti per foraggiare i tagli irrazionali, la Sanità del Titano resterà un gigante dai piedi d’argilla e con un cuore di silicio costosissimo. Invece di sognare robot che operano le ernie a peso d’oro, magari per presto vederli anche asportare le tonsille, iniziate a trattare i medici come professionisti. Perché, signori miei, quando avrete un problema serio, sarà la mano di un chirurgo a salvarvi la pelle, non un aggiornamento software da millemila euro a megabyte.

Enrico Lazzari