San Marino. La scuola di Città, quella di Murata e la denatalità in caduta libera … di Alberto Forcellini

Il trasferimento progressivo della scuola elementare da Città a Murata, che sta alimentando un forte dibattito e ha mosso anche due istanze d’arengo, presenta diversi aspetti che spesso esulano dalle tante valutazioni.

L’aspetto urbanistico. Lo spostamento di un centro di interesse, o di un fulcro culturale come la scuola, al di fuori della Città richiama il parallelismo con quanto avvenuto, agli inizi degli anni ’50 del Novecento, con la costruzione del Kursaal. Fino a quel momento, tutta la vita sociale, lavorativa, istituzionale, si era sempre svolta dentro le mura. L’apertura della casa da gioco, assai lontano dal centro cittadino, attirò un interesse turistico che prima non c’era mai stato. Così, le stalle, le rimesse, le piccole botteghe artigianali che erano al piano terra delle abitazioni, si trasformarono progressivamente in negozi di souvenir, ristoranti, bar, alberghi, sconvolgendo non solo l’assetto urbanistico ma lo stesso ruolo della capitale. La quale assunse una valenza economica, come mai aveva avuto.

Il fenomeno assunse proporzioni gigantesche negli anni ’60, ’70 per poi continuare negli altri decenni. Tra le conseguenze, lo svuotamento delle abitazioni, che si spostarono progressivamente per portare la residenza in via Gino Giacomini e poi verso Murata. Così avvenne anche per quelle attività di servizio come il forno, la bottega alimentare, la macelleria, il verduraio, il pescivendolo, l’edicola. Pian piano, venne fatta trasferire anche gran parte degli uffici pubblici. Anche la parrocchia della Pieve, all’inizio degli anni ’90 fu trasferita nella nuova chiesa di Murata. Città è divenuta quella che ormai vediamo oggi: pochissimi residenti dentro le mura, abitazioni e servizi dislocati nei nuclei periferici. Le è rimasta la sua funzione istituzionale e la sua valenza turistica.

Anche la scuola elementare, costruita quando ancora non si parlava di barriere architettoniche, oggi risulta inadeguata alle nuove necessità e particolarmente scomoda nella stagione invernale. Il cambio di mentalità è stato profondo.

La denatalità. Un problema a lungo trascurato, destinato a generare altra denatalità. La spiegazione è che i nati di oggi saranno i potenziali genitori tra 20- 30-40 anni. Se tali genitori sono poco numerosi, a meno di improbabili rivoluzioni nelle scelte riproduttive degli individui, non potranno che nascere da loro figli ancor meno numerosi. I meccanismi della demografia sono un mix di fenomeni congiunturali, legati ai comportamenti delle persone nei contesti di riferimento, e fenomeni strutturali, inerenti le condizioni in cui tali comportamenti maturano.

Dall’epoca fascista, una vera politica delle nascite non è stata più fatta. “Un popolo ascende in quanto sia numeroso” ripeteva spesso Mussolini. “Per questo motivo il Governo Fascista protegge e incoraggia in tutti i modi l’aumento della popolazione. Esso colpisce con una tassa i celibi; favorisce con l’esenzione dalle tasse e con premi di varie specie le famiglie numerose; esalta la famiglia, primo nucleo della società umana e scuola dei sentimenti più delicati: ha creato e va diffondendo sempre più l’Opera Nazionale per la protezione e l’assistenza alla Maternità e all’Infanzia (ONMI)”.

Ci sono molti fenomeni che sarebbe interessante esplorare, avvenuti dopo quell’epoca e in particolare dagli anni ’60 in poi, che hanno cambiato il concetto di famiglia e l’antico ruolo di “angelo del focolare” assegnato alla donna. Poi ci si è accorti che la denatalità ha avuto pesanti effetti sui sistemi previdenziali. Oggi, si può solo auspicare l’avvio di politiche di sostegno alla natalità, perché solo così si produce altra natalità.

L’aspetto politico. Il problema di formare nuove classi prime per la mancanza di bambini si era già presentato da tempo. Ma, a differenza del passato governo che era intervenuto con la mannaia, questo governo ha preso in mano la situazione da subito. Ha creato tavoli tecnici per studiare i dati, le strutture, le conseguenze di ogni possibile scelta. Ha convocato i dirigenti, gli insegnanti, la Giunta, i genitori, le famiglie, aprendo un confronto ad ampio spettro. Di qui nasce: 1) la scelta di trasferire le classi prime a Murata, che ha una struttura nuova e rispondente ai nuovi criteri della didattica; 2) di lasciare le altre classi, fino ad esaurimento, perché i bambini e le famiglie sono ormai abituati a questa collocazione e non si creano traumi; 3) assegnare alla struttura di Città una valenza culturale di primo piano, dando una sede stabile all’Istituto Musicale e ai suoi oltre 400 iscritti. La vecchia sede di Borgo, in ristrutturazione da oltre 10 anni, non si sa quanti soldi spesi, con gravi carenze strutturali e vertenze mai concluse, potrà essere destinata ad altro uso. A tempo debito.

Fra qualche anno, il problema della mancanza di studenti si trasferirà alle scuole medie e poi a quelle superiori.

San Marino Città, la nostra capitale, sta ancora cambiando faccia. L’apertura di un’importante sede politica internazionale come la PAM, porterà un target residenziale ben al di sopra di quello turistico mordi e fuggi, di alta levatura culturale e capacità economica. La sede IMS favorirà l’organizzazione di concerti e di altri eventi culturali. Se si riuscisse a mettere in campo, magari con il nuovo PRG, l’apertura di un’importante sede per mostre d’arte (com’era il Kursaal negli anni ’50/’60), Città potrebbe diventare un grandissimo polo di attrazione non solo turistica. Con grandissimo beneficio per le menti, ma anche per l’economia.

a/f