Un brindisi tra amici e colleghi è diventato un “festino” se non addirittura un “affare di Stato”. Un po’ come succedeva un tempo quando i bimbi giocavano al telefono senza fili. Una parola detta all’inizio diventava tutt’altro al termine del gioco. Ma il gossip fatto su una testata (in particolare La Serenissima), senza il supporto di fatti concreti, diventa calunnia. Non è giornalismo. Questo vale anche per altre testate che si “divertono” a raccontare cose non documentate. Questa è la nostra opinione.
I fatti sono questi, ricostruiti da noi attraverso la testimonianza di fonti diversificate.
A margine della cerimonia di ingresso, i nuovi Capitani Reggenti hanno invitato alcuni familiari e rappresentanti politici ad un pranzo presso il ristorante il Ritrovo, di Città. Massimo quattro persone ad ogni tavolo, tutti distanziati, come da decreto anti Covid e puntuale controllo della Gendarmeria. Nel pomeriggio, qualcuno fa un invito spontaneo per concludere con un brindisi. La location è in via Gino, in un locale adibito alla somministrazione di bevande. Per evitare assembramento, molti se ne stanno di fuori e pian piano se ne vanno. Nel locale rimangono quattro /cinque persone. Però la cosa va avanti oltre le 18 (orario in cui i locali devono chiudere), qualcuno parla un po’ troppo a voce alta, qualcuno beve un bicchiere di troppo. Gli schiamazzi richiamano l’attenzione degli abitanti del luogo, che avverte la Gendarmeria. La quale interviene subito e rileva che nel locale erano presenti alcune persone per lo più esponenti dello stesso nucleo familiare e provvede a riaccompagnare a casa il soggetto che ne aveva bisogno. Tutti sono stati identificati e si valuterà se hanno violato le norme anti Covid.
Era un festino, come ha detto La Serenissima, subito rincalzata da Matteo Ciacci, seguito ovviamente da altre testate di opposizione? Ovviamente ognuno può dare la definizione che vuole a qualcosa che accade, ma i fatti dicono che si è trattato di un’iniziativa spontanea, non preordinata. Che fosse opportuna, di questi tempi, diremmo di no. Si poteva anche evitare, ma era sicuramente preterintenzionale.
Quello che si è scatenato a posteriori è francamente esagerato: “noi” facciamo i sacrifici; “loro” fanno i festini. Sono frasi che danno la dimensione del livello di esasperazione e di stanchezza a cui sono arrivati molti cittadini. Che è comprensibile, dopo un anno di ristrettezze. Non è comprensibile invece l’atteggiamento di una forza politica come Libera e suoi addentellati, che si dicono responsabili e propositivi, mentre ogni giorno soffiano sul fuoco dello scontento, muovendosi sull’orlo delle fake e senza mai dare un contributo concreto alla soluzione delle mille problematiche giornaliere.
Che c’entra poi, nel suo mega articolo sul “festino” tirare fuori il Segretario Roberto Ciavatta, come se la responsabilità delle intemperanze di qualche cittadino sia comunque colpa sua. È ovvio: Ciacci & Co. hanno l’unico obiettivo di vita di scatenare gli indignati contro la politica di Rete. Quegli stessi che non si sono mai indignati quando SSD, Civico 10, RF hanno chiuso le banche, svuotato il bilancio dello Stato, affossato l’intero Paese, distrutto il tribunale, in perfetta simbiosi con Grandoni, Daniele Guidi, Stefania Lazzari, Alberto Buriani, Grais, Savorelli e amici lussemburghesi. O se lo sono già dimenticato?
a/f