Ho avuto modo di leggere ed analizzare la relazione predisposta dal Commissario di Banca Cis Prof. Sido Bonfatti.
Dall’analisi della stessa emerge che la gravità della situazione della Banca è stata molto sottovalutata nella gestione antecedente al Commissariamento; infatti la perdita di esercizio 2018 secondo la governance della Banca antecedente al commissariamento (Guidi e soci) è di 1,8 milioni di Euro.
La realtà dei fatti è molto differente: alla pagina 75 della relazione vengono indicate ulteriori rettifiche negative (cioè svalutazioni prudenziali) per 120,5 milioni di Euro. In tal modo, recependo le indicazioni del Commissario, la Banca raggiunge un patrimonio negativo di 69,3 milioni.
Ovviamente il problema del deficit patrimoniale non nasce come un fungo dopo una notte di pioggia: il problema trova principalmente luogo nella pessima qualità dei crediti concessi, infatti i crediti dubbi passano, dopo la valutazione effettuata dal Commissario, da 164 milioni di Euro a 288 milioni di Euro su circa 400 di crediti erogati.
Di questi 288 milioni 189 milioni di euro sono sofferenze, cioè NPL ed incidono ancora sulla necessità di ulteriori accantonamenti il portafoglio titoli di proprietà, le partecipazioni e gli immobili. In pratica tutto l’attivo di Banca Cis viene rivisto e pesantemente rivalutato dalla relazione del Commissario.
Unica voce che non viene svalutata e’ quella relativa al credito di imposta, ma giustamente il Commissario dichiara che tale credito ha valore solo se la Banca produrrà utili e quindi sarà in grado di dedurre dalle imposte da pagare il credito maturato.
E’ una argomentazione molto tecnica, ma ben comprensibile ai profani come me e come tanti miei lettori. In sostanza l’assioma è: se non si fanno gli utili non ci sono imposte da pagare. Se non ci sono imposte da pagare non si può beneficiare del credito di imposta, che consente a chi deve pagare le imposte di poterle non pagare perché gode di un credito nei confronti dello Stato.
Tale credito di imposta, in Banca Cis, si è creato negli anni passati in seguito all’assunzione di rapporti attivi e passivi da banche non più esistenti e cioè il Credito Sammarinese e Euro Commercial Bank.
Qualche mese fa, come tanti di voi ricorderanno, si è tentato di trasformare il credito di imposta (che come detto si può recuperare solo se ci saranno utili in futuro) con titoli emessi dallo Stato, che sono immediatamente vendibili poiché il debitore finale e’ la Repubblica di San Marino.
Non sappiamo quali saranno le soluzioni che verranno adottate, ma sappiamo però che la situazione è seria e dovranno essere assunte decisioni esplorando tutte le ipotesi tecniche percorribili.
Per questo facciamo affidamento su questa Banca Centrale, quella a guida Tomasetti, e sul presidio che, immaginiamo, sarà tenuto alto dalle associazioni di consumatori, associazioni sindacali e dall’Anis.
La politica dovrà fare la sua parte anche se ho davvero poca fiducia di questa maggioranza e di questo governo sempre più, come si è visto, pro Grandoni.
Questa dovrà tenere un atteggiamento impermeabile nei confronti di chi tenterà sicuramente di tenere nascoste sotto la cenere le responsabilità di chi ha creato questo disastro e di chi lo ha assecondato fino ad ora, ricordando tra questi le passate gestioni di Banca Centrale da me e da Giornalesm, come sapete, fieramente e fortemente combattuta.
Anche Giornalesm sarà oltremodo vigile e comunque continueremo ad informavi senza filtri e senza remore come abbiamo sempre fatto e continueremo a fare.
Marco Severini – direttore ed editore