San Marino. La verità su cosa è successo in Commissione Esteri del 12.12.2025

Nell’ultima Commissione Esteri Luca Beccari non ha chiarito nulla. Ha fatto esattamente il contrario: ha cercato di far sembrare normale una situazione che normale non è.

Il punto è semplice, ma lui lo ha nascosto dietro parole altisonanti. Beccari ha raccontato che l’accordo con l’Unione Europea è praticamente fatto, che manca poco, che ormai si tratta solo di dettagli tecnici. Ma non è vero. L’accordo non è in vigore, non è sicuro e dipende da troppa gente che non siamo noi.

Ha tirato fuori questa storiella del “95% dell’accordo già a posto”. È una frase che non significa niente. Non esiste un accordo al 95%. Un accordo o vale o non vale. Dire il contrario è come dire che una casa è abitabile al 95%: o ci vivi o non ci vivi, oppure ad esempio che si è in cinta al 95%.
Che poi questa percentuale, che si è inventato lui, è tutta da vedere.

Poi ha minimizzato le parti che restano bloccate, chiamandole “microparti”. Ma guarda caso quelle “microparti” sono banche, soldi, investimenti e il rapporto con la Ue sulle tasse. Cioè tutto quello che conta davvero. Altro che dettagli.

A quel punto ha venduto l’“applicazione provvisoria” come una specie di vittoria. Ma l’applicazione provvisoria vuol dire solo una cosa: oggi sì, domani forse, dopodomani chissà. Non è un accordo vero, non dà garanzie, può essere tolta quando vogliono. È una promessa, non un fatto.

E intanto, mentre Bruxelles decide se tenerci dentro o no, San Marino dovrebbe già cambiare le sue leggi, spendere soldi pubblici, piegarsi alle regole europee. Senza sapere se l’accordo entrerà mai davvero in vigore.

Poi c’è Andorra. Beccari ha fatto finta che non conti più nulla. Anche questo è falso. Finché non c’è la firma ufficiale, se Andorra si ferma si ferma tutto. Se Andorra va a referendum e lo perde, l’accordo salta. Punto. Raccontare altro è prendere in giro la gente.

Il trucco finale è stato il più pericoloso: far passare l’idea che ormai la decisione sia presa, che non si possa più discutere, che bisogna solo “andare avanti”. È il modo più vecchio del mondo per zittire chi non è d’accordo.

A questo punto però va detta anche un’altra verità, che in molti pensano ma pochi dicono apertamente. Beccari è al secondo mandato agli Esteri e, al netto delle parole, non ha portato a casa nulla. Nessun risultato concreto, nessun dossier chiuso, nessun successo misurabile. In compenso, scandali, tensioni, figuracce internazionali e una gestione opaca dei rapporti esteri. Questa è la realtà politica.

L’accordo di associazione è rimasto l’unico appiglio. L’ultima carta. Se non lo porta a casa, Beccari è politicamente finito, esattamente come è successo ad Arzilli prima di lui: stesso schema, stessa parabola, stesso finale. Ed è per questo che oggi spinge così forte, che minimizza i rischi, che racconta mezze verità. Non lo fa per San Marino. Lo fa per salvare sé stesso politicamente e questo governo nato esclusivamente per portare a casa l’accordo di associazione.

La verità è questa, detta senza diplomazia: l’accordo non è sicuro, dipende dai Parlamenti di 27 Paesi, può bloccarsi per anni, e nel frattempo San Marino dovrebbe già obbedire.

Questo non è governare. È buttarsi nel vuoto sperando che qualcuno apra il paracadute. E quando qualcuno prova a farlo notare, gli rispondono che “ormai è tardi”. No. È tardi solo se stiamo zitti.

Qui non è in gioco l’Europa.

Qui è in gioco la verità.

Un accordo che non è in vigore non è un accordo.

Un percorso che dipende da 27 Parlamenti non è una certezza.

Un Paese che cambia se stesso sulla base di promesse altrui non è sovrano.

Beccari oggi non sta difendendo San Marino: sta difendendo la propria sopravvivenza politica. Perché dopo due mandati agli Esteri senza risultati concreti, questo accordo è l’ultima carta da giocare. Se salta, salta lui. Ed è per questo che lo racconta come fatto, inevitabile, già scritto. Anche se non lo è.

Ma San Marino non può permettersi di essere trascinata nel vuoto per salvare una carriera.

Uno Stato non si governa con gli slogan, con le percentuali inventate o con le promesse “provvisorie”.

Si governa con la verità, anche quando fa male.

E la verità è una sola: se questo accordo non entra pienamente in vigore, sarà stato solo un gigantesco inganno politico.

Pagato non da Beccari, ma da San Marino.

/ms