
Non sono preoccupato, ma neppure esaltato, dalla schiacciante vittoria elettorale di Donald Trump. Una vittoria che ha stupito molti, ma non me. Da tempo, infatti, per farmi un’idea del trend di ogni elezione politica, ho smesso di leggere i sondaggi pubblicati dai media; ho smesso di ritenere autorevoli quegli studi statistici quasi mai funzionali ad informare, bensì pubblicati con l’obiettivo di favorire l’una o l’altra parte in gioco.
Non mi ha stupito la cosa perchè ho fatto riferimento a studi e previsioni difficili da influenzare con l’ideologia o il tifo, essendo direttamente collegato a questi il successo economico di una impresa. Mi riferisco alle quotazioni che i bookmakers (coloro che raccolgono le scommesse) danno dei singoli candidati e dalle quali, già giorni prima, appariva chiaro che il “testa a testa” con Kamala Harris leggermente favorita esisteva soltanto nelle “speranze” dei suoi “tifosi” e di chi superficialmente riteneva attendibili le stesse proiezioni “partigiane”: Trump -ad esempio su Bet2Bet.it, Snai.it e Bet365.it- vincente veniva pagato 1.70 (100 euro puntati equivalgono a 170 euro incassati in caso di vittoria) contro il 2.10 della Harris.
Già alla vigilia del voto sostenni (leggi qui): “…O i media ci raccontano una ‘verità alternativa’ alla reale, o i bookmakers sono impazziti…”. Il risultato ci fornisce, oggi, una risposta inappellabile al dubbio in questione. E questa risposta non è certo gratificante per i grandi network dell’informazione o per i “giornaloni” europei. Ma tant’è, non è questo il tema che intendo porvi all’attenzione oggi.
L’elemento che sul Titano tutti dovrebbero seriamente approfondire, soprattutto la politica -e soprattutto di sinistra e sterilmente populista-, è l’insegnamento evidente, chiaro, ineccepibile che questo ennesimo risultato politico sancisce e che Nicola Procaccini, parlamentare europeo di Fratelli d’Italia, secondo cui “negli Stati Uniti, come in Italia e in Europa, ha vinto il Paese reale”.
Ben inteso, non parliamo di qualità dell’amministrazione e delle scelte, delle politiche poi realmente attuate dagli eletti, ma del voto, della comunicazione in campagna elettorale, di quello che, quindi, i cittadini chiedono alla politica. Per questo motivo è ovvio ricondurre il risultato di queste ultime elezioni americane ad una vittoria delle persone comuni, della cosiddetta “gente”. La vittoria di società che hanno superato le ideologie, che hanno trovato il necessario senso critico verso le azioni giudiziarie, talvolta pretestuose e strumentali, che si abbattono sulla politica. E che hanno superato, finalmente, quello sterile populismo grillino nato con la pubblicazione del famoso libro “La Casta” di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo (un milione e duecentomila copie vendute)…
In USA ,come recentemente in Liguria e in mezza Europa, a vincere le elezioni sono state le persone comuni, quelle che chiedono sicurezza e contrasto all’immigrazione clandestina di massa, che sono preoccupate per il loro futuro professionale e per il potere di acquisto del loro stipendio; quelle persone che, in sintesi, chiedono alla politica risposte ai problemi concreti.
A fronte di ciò, hanno perso gli intellettuali “con la loro puzza sotto al naso”; hanno perso “gli attori e i cantanti multimilionari, tv e giornali incapaci di superare i loro pregiudizi ideologici” ma sempre riconoscibili al “primo contatto” per la loro saccenza…
Non vince la destra, ma perde la sinistra! Quella sinistra ritualmente con “la puzza sotto al naso”, incapace anche di far solo credere ai cittadini, agli elettori, alle persone di avere anche soltanto la semplice volontà di dare risposte a quelli che, per la società normale, sono sentiti come i problemi concreti.
Dunque, la recente rielezione di Donald Trump negli Stati Uniti non è un semplice episodio da osservare con distacco o attraverso il filtro delle ideologie. È un messaggio chiaro che, in un’epoca di crescenti incertezze -nonostante la scelta non prevedesse un “migliore” ma soltanto un “meno peggio”- proviene dal “cuore” dei cittadini. Qualcuno, a San Marino, può non trarre da questo una lezione per comprendere le priorità dei sammarinesi, non certo identiche di quelle degli americani, ma certamente sovrapponibili in molti dei loro aspetti? No… Ma lo farà…
Il “Paese reale”, fatto di persone comuni, sta “alzando” la voce in tutto il mondo democratico. I cittadini americani, così come quelli di molte altre nazioni, hanno premiato chi parla con franchezza e affronta le problematiche che preoccupano le famiglie e i lavoratori: la sicurezza, l’immigrazione incontrollata, la stabilità economica e il futuro dei giovani; temi sentiti anche sul Titano dove nessuno può ignorare che vi serpeggi una diffusa insoddisfazione per la cosiddetta politica tradizionale, spesso percepita come lontana dai bisogni quotidiani. I sammarinesi, come molti altri popoli, chiedono risposte concrete, non retorica astratta. Vogliono vedere un sistema politico capace di proteggere le loro libertà e di garantire opportunità economiche sostenibili, senza dimenticare i valori storici della più Antica Terra della Libertà.
La sfida per la classe politica sammarinese, soprattutto per quella più di sinistra, anche sul Titano con la “puzza sotto al naso”, è chiara: la classe dirigente deve ascoltare e rispondere con serietà e concretezza. Non si può più sottovalutare il malcontento o liquidarlo come una reazione superficiale. Occorre invece rinnovare la fiducia tra i cittadini e le istituzioni, partendo dall’umiltà di comprendere chi vive le difficoltà quotidiane e ha perso la pazienza verso chi sembra guardare al futuro con quella insopportabile saccenza da primo della classe, con un dito di occhiali e lo “scarminello” da una parte, da votare perchè va votato, a prescindere da tutto e da tutti.
Non si tratta di inseguire populismi, ma di comprendere una realtà che cambia e di non restare chiusi in una torre d’avorio. San Marino, con la sua tradizione democratica secolare, ha l’opportunità di dimostrarsi all’altezza di queste sfide, rendendo le Istituzioni ancora più vicine alle esigenze di chi vive e lavora a San Marino. È il momento di farlo, con coraggio e visione… Ma non si farà…
Enrico Lazzari