San Marino. L’accordo di associazione con l’UE lo decidono i sammarinesi, non i politici di altri stati … di Marco Severini

Ho letto con grande attenzione e rispetto le dichiarazioni del Presidente della Regione Emilia-Romagna Michele De Pascale, rilasciate alla San Marino RTV l’8 luglio 2025, in merito all’accordo di associazione tra la Repubblica di San Marino e l’Unione Europea.

Non conosco Michele De Pascale pur stimandolo, anche se abbiamo ospitato i suoi comunicati su Ravenna tantissime volte su GiornaleSM. Ho sempre avuto parole di apprezzamento per l’ex sindaco di Rimini Andrea Gnassi, che ospitiamo in maniera continuativa da anni su queste pagine elettroniche, al quale ho riconosciuto – anche pubblicamente – la ragionevolezza di certe battaglie, come quella sulla canalizzazione delle acque reflue sammarinesi, che ancora oggi in parte vengono sversate, vergognosamente, nel torrente Ausa. Così come nutro rispetto per l’attuale amministrazione comunale riminese e per numerosi rappresentanti istituzionali della Romagna di tutti i partiti, spesso ospitati sulle pagine del GiornaleSM con spirito di dialogo e confronto sincero.

Ma oggi, da cittadino sammarinese e da osservatore oltremodo indipendente, sento il dovere di tracciare un confine netto.

Quando un rappresentante politico di un altro Stato, seppur amico e vicino, si pronuncia pubblicamente su una questione così centrale per la nostra sovranità, come ha fatto De Pascale, come l’accordo di associazione con l’Unione Europea, non si può non parlare di intromissione politica. Anche se dettata dalle migliori intenzioni, anche se espressa con toni concilianti, rimane una prevaricazione. Ed è così che molti sammarinesi – me compreso – hanno percepito le parole dell’ex sindaco di Ravenna, ora governatore dell’Emilia Romagna De Pascale.

A sostegno di questa riflessione, riporto ciò che mi è stato confidato da alcuni politici andorrani, che ho contattato personalmente per confronto. Tutti, senza eccezione, mi hanno confermato che non si sarebbero mai permessi di commentare pubblicamente le scelte della Repubblica di San Marino. E non per mancanza di solidarietà o interesse, ma per rispetto. Perché sarebbe stata – parole testuali – “un’intromissione non accettabile”. Ecco, da qui dobbiamo ripartire.

L’accordo di associazione con l’UE può essere senza dubbio una delle scelte più rilevanti della storia recente della nostra Repubblica. Se mai si farà impatterà sul nostro ordinamento giuridico, sulla nostra economia, sulle nostre imprese, sulla fiscalità, sulla libera circolazione, sulle nostre leggi e sui nostri equilibri interni. Non sarà una decisione secondaria, non tecnica, e non può essere lasciata in mano a gruppi ristretti o influenzata da dinamiche esterne. Deve essere discussa, valutata, meditata – e decisa – dal popolo sammarinese.

Sempre più cittadini, da ogni parte dell’arcipelago politico, chiedono che su questo tema si esprima il corpo elettorale attraverso un referendum, non ultimi oggi sia Ar che Demos e non saranno gli ultimi perchè hanno compreso quanto sia importante per tutti i sammarinesi, prima e non dopo la ratifica. Una richiesta legittima, anzi necessaria, affinché il principio di autodeterminazione non resti una formula vuota, ma trovi piena applicazione.

Ed è proprio in questo contesto che ogni intervento esterno, per quanto cordiale, può trasformarsi in pressione indebita, magari non volta ma sicuramente inopportuna. Anche solo evocare il concetto di “accompagnamento” da parte di una regione italiana verso San Marino è, nella sostanza, uno scivolamento diplomatico che non può essere ignorato.

Siamo un Paese sovrano. Non abbiamo bisogno di essere accompagnati da nessuno.

Che San Marino debba confrontarsi con il mondo, dialogare con l’Unione Europea, modernizzare le proprie istituzioni e magari rafforzare i rapporti con l’Italia, è fuori discussione. Nessuno lo mette in dubbio. Ma questo dialogo deve avvenire da pari a pari. Con dignità. Con lucidità. Con piena consapevolezza del proprio ruolo e della propria importante storia, fatta da chi non si è inchinato a nessuno.

L’identità sammarinese si è costruita nei secoli proprio grazie alla capacità di restare liberi e indipendenti anche quando tutto attorno sembrava travolgere la nostra piccola terra. Siamo sopravvissuti a imperi, guerre, crisi economiche, invasioni ideologiche. E oggi, nel 2025, dobbiamo ancora difendere quella libertà da un altro tipo di pericolo: la normalizzazione politica travestita da collaborazione.

Chi ci stima davvero, chi ci è davvero amico, non ci dice cosa dobbiamo fare. Non parla per noi. Non ci accompagna verso una meta prestabilita. Ci lascia decidere. E poi ci rispetta, qualunque sia la nostra scelta.

Quindi massimo rispetto per Michele De Pascale, così come per tutti i rappresentanti istituzionali italiani e romagnoli che stimiamo davvero; ho avuto con loro un dialogo costante e aperto, anche quando ci sono stati attriti con San Marino. Ma proprio perché li rispetto, mi aspetto da loro lo stesso rispetto. Quello che si deve a un Paese sovrano. Un rispetto che impone il silenzio quando si rischia di condizionare il dibattito interno di un altro Stato.

L’accordo di associazione con l’UE riguarda, per noi, prima di tutto San Marino, poi l’Europa. Se sarà il popolo a decidere, come auspico, dovrà farlo senza pressioni esterne, senza forzature, senza aiuti non richiesti. E se sarà un sì o un no, sarà una decisione nostra. Solo nostra.

Così come dev’essere.

Marco Severini – direttore GiornaleSM