San Marino. L’Ambasciata d’Italia punta i fari sul ruolo delle donne nella scienza e sostiene il progetto STEM per aiutare le ragazze a scegliere le discipline scientifiche

“La scuola di Atene”, celeberrimo affresco di Raffaello, che si trova in Vaticano nella Stanza della Segnatura, celebra i massimi esponenti delle arti razionali. Vi sono raffigurati Platone, Aristotele, Tommaso D’Aquino, Euclide, Archimede. C’è solo una donna: Ipazia, una delle più grandi scienziate del passato, pagana, donna di lettere e di scienze, matematica, astronoma, filosofa. Troppo di tutto, non poteva essere accettata. Fu uccisa a sassate, nel 415, da una folla di invasati istigati dal Vescovo di Alessandria, Cirillo, poi proclamato santo. 

Che le donne non avessero un cervello logico razionale in grado di affrontare le scienze matematiche, fu uno stereotipo di genere che persistette per secoli, addirittura oltre gli inizi del ‘900, quando si affacciarono donne come Marie Curie, la prima a ricevere il Premio Nobel per le sue ricerche sulla radioattività. Ma una sua contemporanea non ebbe la stessa fortuna. Mileva Mari?, grandissima matematica e sicuramente madre della teoria della relatività, fu messa in ombra dal marito Albert Einstein. Solo recentemente si sta scoprendo quale ruolo ebbe nelle più importanti scoperte del secolo scorso. 

Quante sono, oggi, le donne che si affacciano sul panorama delle scienze e della ricerca? Quali ruoli ricoprono? Esistono ancora stereotipi di genere? A questi argomenti, l’Ambasciatore d’Italia Fabrizio Colaceci e il suo staff hanno dedicato una mostra dal titolo emblematico: SWIT (Science Woman of Italy), ventuno ritratti e storie di donne di scienza italiane per raccontare e ispirare (fino all’8 giugno palazzo SUMS). Un’esperienza di visita innovativa, coinvolgente ed immersiva, affiancata giovedì pomeriggio da una conferenza per approfondire l’esperienza di scienziate italiane protagoniste nei settori STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics). Un’occasione per indagare i rispettivi contesti socio ambientali, culturali, storici, e cogliere le trasformazioni avvenute nel corso del tempo. L’iniziativa è avvenuta in collaborazione con l’Università e il Soroptimist. Al tavolo dei relatori: Laura Gobbi, direttore generale UNIRSM; Chiara Giacomoni, ricercatrice e docente di matematica UNIRSM; Belen Giacomone, ingegnere civile e docente di Geometria UNIRSM; Silvia Rossi, direttore Ufficio Marchi e Brevetti; Isabella Gumpert, presidente Soroptimist; Drenka Simetovic, Gouverneur Soroptimist. 

Ascoltando le loro esperienze e i risultati ottenuti è apparso chiaro che, nonostante i traguardi raggiunti, nonostante i progressi normativi sulla parità dei diritti, ci sono soffitti di cristallo che ancora non si riescono a rompere. Negli ultimi dieci anni, le donne laureate sono aumentate di un solo punto percentuale: dal 34 per cento al 35. I settori più frequentati (siamo sul 95 per cento delle lauree femminili) sono quelli dell’insegnamento e della cura della persona. Dentro le STEM c’è quasi il deserto. È un dato drammatico perché il settore delle tecnologie e dell’IA sono quelli di punta, che trainano la ricerca. Ma questo succede anche perché i vertici delle organizzazioni dentro cui vengono decise le strategie di sviluppo e i finanziamenti, sono tuttora privilegio maschile. 

Mancando i modelli di riferimento, le ragazze non scelgono le discipline scientifiche all’università, nonostante siano più brave dei colleghi maschi e riportino voti più alti. Purtroppo, spesso sono le stesse donne ad autoescludersi perché si sentono inadeguate e non sufficientemente apprezzate. Così, proseguono quegli stereotipi di genere che continuano ad alimentare non solo le disparità, ma anche la violenza domestica e i femminicidi. Un loop di ignoranza e di pregiudizi da cui sembra impossibile uscire. 

Per questo bisogna lottare, ma soprattutto bisogna investire in progetti culturali come quello promosso dal Soroptimist con l’attivazione di borse di studio nel settore STEM, per promuovere il pieno ed equo accesso al mondo della scienza per le donne e le ragazze. Infatti, mentre la parità di genere nell’educazione di primo e secondo livello è stata pienamente raggiunta, permane una disparità assai evidente per i corsi di laurea in ambito di Science, Technology, Engineering, Mathematics in quanto le studentesse sono spesso timorose nell’intraprendere questi percorsi universitari. Purtroppo, tutto ciò ha conseguenze significative sul futuro delle donne e della società.