San Marino. L’apertura della filiale di Asset Banca ad Hong Kong … di Barbara Tabarrini (Articolo completo La RepubblicaSM)

Uno degli argomenti che mi sta più a cuore, rimasto irrealizzato, è l’apertura della filiale estera di Asset Banca ad Hong Kong, a suo tempo colonia britannica ma che dal 1997 appartiene alla Cina anche se in pratica è una regione amministrativa considerata speciale.
Ha una sua precisa connotazione politica, monetaria e culturale. Una sorta di indipendenza ‘mediata’, un’economia parallela occidentale che potenzialmente prevede nella sua organizzazione un modello britannico. Autonomia riconosciuta dalla Cina, forse ancora per poco, ad esclusione della politica estera e della difesa.
L’idea nacque nel 2014. Il Consiglio di Amministrazione di Asset Banca sentiva forte l’esigenza di uscire,
dietro autorizzazione di Banca Centrale, dai confini un po’ stretti del sistema San Marino. Il quadro di quegli anni non era dei migliori. I principali problemi che attanagliavano il Paese e che ancora, a distanza di sette anni, sono rimasti irrisolti erano la redditività e liquidità del sistema bancario sammarinese.
Ricevuta la delega dal Consiglio di Amministrazione in qualità di Direttore Generale mi organizzai immediatamente pensando quali fossero i problemi da risolvere per creare una filiale all’estero, cercando di raggiungere al più presto l’obbiettivo del mandato.
Il lavoro era arduo in quanto non c’era nessun caso sammarinese in atto che prevedesse una filiale estera di banca sammarinese, che rimanesse sotto la giurisdizione sammarinese ma nel rispetto del diritto internazionale, in particolare quello di Hong Kong. Organizzai immediatamente un nucleo di esperti all’interno di Asset che studiasse il ‘caso’ nei minimi particolari, una sorta di Ufficio Studi internazionale che curasse dalla A alla Z la fattibilità, sia autorizzativa che operativa.
Doveva essere un nuovo ufficio da me coordinato e creato all’interno della Banca. La scelta del nucleo dei componenti era suffragata nella conoscenza dei 70 ragazzi che avevo a disposizione.
Ero certa che la carriera interna fosse il miglior premio per loro, magari integrata da figure sempre sammarinesi con specifiche vocazioni, anche fuori dal perimetro bancario. Il nucleo doveva avere certe caratteristiche, che non si fermavano a conoscere e parlare fluentemente la lingua inglese, una su tutte la capacità di cogliere una grande opportunità professionale e dotati di una insana voglia di crescere e di andare all’estero e rimanerci per minimo alcuni mesi se non per anni cambiando le proprie abitudini e stili di vita.
L’idea era che essi non dovessero soltanto seguire il progetto ma continuarlo ed ampliarlo nel caso avessimo ottenuto le prescritte autorizzazioni.

Andare in Oriente ed avviare la filiale di Asset Banca di Hong Kong: ricordo ancora l’entusiasmo di 5 o 6 di loro scelti dopo minuziose ponderazioni e valutazioni, non solo strettamente professionali. Fu veramente dura dire che 3 di loro non avrebbero fatto parte del pool iniziale ma che sarebbero entrati solo in una fase
successiva, strettamente operativa.
Il nucleo, o meglio l’Ufficio Studi, partì quindi con tre persone con l’obbligo di presentazione dei report settimanali. Col tempo diventarono giornalieri, visto la difficoltà della materia ma soprattutto l’entusiasmo di tutti noi. C’era una consapevolezza da parte mia e dei ragazzi di essere sulla strada giusta.
La Banca, pur essendo molto liquida anzi con liquidità in eccesso, aveva la necessità di migliorare la redditività che al pari del sistema, affrontava un costo della raccolta del denaro più che doppio di altri Paesi.. (continua).
Barbara Tabarrini