Nel giorno anniversario della convocazione dell’Arengo Generale avvenuto il 25 marzo 1906, ritengo opportuno ricordare che, fin dall’antichità, l’Assemblea dei Capi famiglia gestiva il potere nella nostra piccola Comunità. Ma, con l’aumentare della popolazione delegò i poteri a un Consiglio formato da persone scelte dall’Assemblea stessa.
Il Malagola individua nel 1253 questo passaggio di poteri che però lascia convivere Arengo e Consiglio.
Il Delfico scrive che ” nella formazione del Consiglio si presceglievano i più probi, i più attivi, i più perspicaci a rappresentare la volontà generale. Essi venivano chiamati ottimi”.
Dopo molti secoli di oligarchia, a fine Ottocento iniziarono agitazioni e proposte per un ritorno alla democrazia da parte di cittadini democratici.
Il 1° aprile 1903 fondarono “Il Titano” che organizzò una grande lotta popolare per l’Arengo e ” contro una maggioranza prepotente ed ignorante”.
L’ 8 settembre 1905, un gruppo di consiglieri democratici formato da Telemaco Martelli, Gustavo Babboni, Moro Morri, Nullo Balducci, Remo Giacomini, Ignazio Grazia,Raffaele Michetti, rassegnò le dimissioni.
Il 20 settembre 1905, la Sezione Socialista Sammarinese avviò l’agitazione Pro Arengo e fu costituito un Comitato provvisorio che convocò una assemblea popolare per il 29 ottobre 1905 a cui parteciparono oltre 700 persone plaudenti.
Il 16 novembre 1905, il Sovrano Consiglio, con 31 voti su 32 votanti deliberò ” la convocazione dell’Arringo generale, secondo le forme statutarie, entro il più breve tempo possibile “.
Dopo 350 anni, il 25 marzo 1906, si tenne l’Arengo nella Pieve con la partecipazione di 805 capi famiglia sui 1.054 residenti.
Sui due quesiti i voti favorevoli furono schiaccianti premiando la lunga lotta dei democratici e dei socialisti.
Alcuni anni prima ( 1900 ) l’avvocato Giuseppe Masi scrisse. ” La verità genera odio, ma la goccia scava la pietra ” !
Purtroppo fu una vittoria dimezzata.
Emilio Della Balda
Relativamente al post di ieri sull’Arengo, reputo necessario argomentare e approfondire la mia ultima affermazione: ” Purtroppo, fu una vittoria dimezzata “.
Va precisato che il Consiglio fissò i quesiti da sottoporre al voto.
Il primo quesito era: ” Nel rinnovare per intero il Consiglio dei LX vuole l’ Arringo nominarlo con tutte le norme, prerogative e diritti attribuiti dallo Statuto al Consiglio stesso? ” I conservatori sostenevano il SI, mentre il Comitato Pro-Arringo chiedeva il NO.
La Reggenza andò ad un compromesso con l’opposizione aggiungendo al quesito: ” Qualora la maggioranza dell’Arringo risponda NO al primo quesito, s’intenderà eletto il nuovo Consiglio, in seguito questo debba rinnovarsi per una terza parte ogni tre anni, ferme restando tutte le altre norme statutarie “.
Il risultato della votazione premiò l’opposizione democratica con 727 voti contrari e 75 voti favorevoli.
I conservatori scrissero che la battaglia dell’Arringo non aveva ” né vincitori né vinti “.
I socialisti presero atto della vittoria dimezzata. Infatti, nell’Arengo dell’8 aprile Gino Giacomini chiese di istituire una commissione per elaborare una legge elettorale provvisoria in quanto il Consiglio Principe e Sovrano doveva considerarsi scaduto. La richiesta fu respinta e la Reggenza diede incarico al Congresso di Stato, coadiuvato da Gustavo Babboni di elaborare la legge elettorale.
I socialisti si opposero perché la legge prevedeva la consegna della scheda elettorale alcuni giorni prima, ma soprattutto perché non prevedeva l’introduzione del suffragio universale maschile.
Riconosceva il diritto di voto solo ai laureati perché erano ritenuti emancipati di diritto.
La consultazione elettorale del 10 giugno portò alla rottura dell’alleanza tra socialisti e democratici che si orientarono per la formazione di un governo di centro.
Emilio Della Balda