Un po’ come nella sua vita politica, comunque sempre in primo piano in governi e Democrazia Cristiana, anche nelle sue vicissitudini giudiziarie Clelio Galassi -per anni e anni alla guida della Segreteria di Stato alle Finanze (quando le casse pubbliche non piangevano miseria)- è rimasto quasi in ombra, offuscato dall’intramontabile “bagliore” della massima espressione della politica sammarinese, ovvero quel Gabriele Gatti con cui, dopo aver condiviso una intera vita politica nella squadra di Via delle Scalette, ha condiviso anche il processo che ha visto ieri il giudice Simon Luca Morsiani emettere la sentenza di primo grado in cui assolve chiaramente lo stesso Galassi, dopo sette anni di sospetti alimentati -premeditatamente?- nell’opinione pubblica, oltre che dalle ipotesi accusatorie “confezionate” dal giudice inquirente Alberto Buriani, da una quanto mai pressante campagna stampa più che mai attenta verso le tesi degli inquirenti e quanto mai poco sensibile alle difese degli indagati…
L’assoluzione, in ogni caso, seppure renda giustizia ad un innocente “perseguitato” dai sospetti per ben sette anni, non rimedia al danno provocato sia all’immagine dell’ex Segretario di Stato che alla comunità, che si è vista privare di un dirigente politico di primissimo piano. Infatti, era il 26 ottobre del 2015 quando Galassi, nella bufera a causa dell’indagine aperta nei suoi confronti dal PM Buriani (oggi a sua volta imputato in alcuni procedimenti giudiziari sammarinesi) e già “condannato” in attesa di “pubblica esecuzione sul Pianello” dall’opinione pubblica, veniva condannato anche da una parte politica. Rete, infatti, quel giorno presentò un durissimo odg in cui, “tenuto conto degli illeciti ascritti al Sig.Clelio Galassi”, ne chiedeva la rimozione dal ruolo di Presidente della Sums, azionista di minoranza della Carisp. “Impegna altresì il Congresso di Stato -concludeva lo stesso odg del movimento giustizialista (protagonista pochi mesi prima della vergognosa manifestazione delle arance inscenata sotto la finestra di un indagato detenuto in regime di custodia cautelare)- a non dare attuazione ad alcun intervento di sostegno alla Cassa di Risparmio fintantoche il Sig. Clelio Galassi non risulti rimosso da ogni incarico rivestito all’interno di Sums o Cassa di Risparmio”…
Alla fine, nel 2015, Galassi, sia a causa dell’indagine che del clima che questa aveva creato nel Paese, si trovò costretto a dimettersi da ogni incarico, fra cui quello di Ambasciatore della Repubblica di San Marino presso la Santa Sede. Proprio in forza di quest’ultimo prestigioso incarico rivestito da Galassi, l’indagine ebbe pesanti ricadute di immagine anche sul prestigio internazionale della Repubblica di San Marino… E cosa determinò la grave caduta di immagine internazinale del Titano, vien da chiedersi oggi, visto che l’allora Ambasciatore è stato assolto addirittura su richiesta del Procuratore del Fisco, ovvero dell’autorità che rappresenta in Aula l’accusa?
Il giustizialismo più becero, del resto, ha caratterizzato anni e anni della storia recente sammarinese e -viste le conseguenze determinate dalle indagini del giudice Buriani e il relativo “sputtanamento” che queste, con la colpevole (se non talvolta forse anche consapevole-) complicità di certi media e partiti politici- ha contribuito in maniera determinante a imporre un repentino cambio generazionale in politica e una conseguente profonda mutazione degli assetti di potere. Una mutazione che avrebbe favorito -lo sostiene la Commissione di inchiesta- l’affermazione di un gruppo di potere occulto che poi sembra essere una delle cause primarie -unite alla politica, o “non-politica” di AdessoSm- che avrebbero portato al dissesto economico attuale delle casse pubbliche.
Un dissesto economico, quello attuale, che, quindi, vede migliaia e migliaia di inconsapevoli responsabili: i cittadini, la cui ingenuità giustizialista avrebbe contribuito in maniera determinante all’affermazione di una sistematica occupazione dei posti chiave da parte della famosa “Cricca”. Il rammarico è che ancora oggi, tanti, troppi di questi ingenui cittadini, non solo non hanno compreso di essere stati trasformati in importanti “pedine” di un piano forse sovversivo, ma non hanno neppure compreso che le sentenze non le emettono i giudici inquirenti nei loro atti, ma soltanto i tribunali e proprio per questo motivo ogni indagato, ogni imputato, ogni persona sottoposta a regime di custodia cautelare è un “presunto innocente” fino a sentenza definitiva e di chiara condanna.
Capiremo tutti, oggi, finalmente, di fronte all’ennesima eclatante assoluzione, che il becero “giustizialismo” è un’arma pesante a cui ognuno potrebbe ricorrere per sovvertire gli assetti democratici di un Paese?
Enrico Lazzari