Riceviamo e pubblichiamo

Se affermo che le cose nel nostro Paese non stanno andando troppo bene, penso che tranne gli inquilini del Palazzo, che ormai hanno perso il contatto con il Paese reale, non sarebbero certamente molti coloro i quali confuterebbero la mia esternazione.
Purtroppo questi ultimi anni sono stati davvero deleteri. Improvvisazione, mancanza di memoria storica, manie di grandezza inadeguate alla nostra piccola realtà, supponenza, arroganza, mancanza di collegamenti con l’esterno, sono tutti fattori che hanno prodotto il risultato negativo che oggi tutti quanti abbiamo sotto gli occhi.
Il Paese è attanagliato da una crisi economica che dura da tempo e che si fa sentire nelle famiglie, il cui potere di acquisto nel giro di pochi anni si è ridotto notevolmente; non si vede all’orizzonte neppure l’ombra di un progetto “San Marino” per il rilancio del Paese; si è perseguita ossessivamente la trasparenza, a volte essendo più realisti del re, ma si è trascurato di creare le condizioni per l’affermazione di una nuova economia, magari più modesta di quella precedente, più reale e con i piedi per terra, che potesse però garantire ai sammarinesi un futuro con almeno qualche minima certezza; il sistema bancario è stato indebolito enormemente grazie ad una gestione dissennata; Banca Centrale costa molto alla comunità, alla quale non so in vero quanto bene possa avere fatto visto che fa acqua da tutte le parti nonostante i continui cambiamenti di presidenti e direttori generali; nel Tribunale c’è un clima da fare tremare i polsi; la burocrazia è l’unica cosa che avanza, imperterrita, sempre più avvolgente, tanto avvolgente che se non ci si porrà rimedio inghiottirà tutto e tutti; il Governo, di fronte a tutto questo, sta lì a guardare, appare inerme, statico, coperto dalla foglia di fico del male interpretato concetto di autonomia, incapace di dettare la rotta della nave che tutti, nel rispetto delle rispettive funzioni, dovrebbero osservare e seguire.
Così combinati che cosa possiamo sperare. Sento sempre più spesso parlare di Governo di Unità Nazionale. Non so se potrebbe essere la formula giusta per uscire dalle secche, perché i sammarinesi sono sfiduciati, qualcuno ha perso la speranza e questo porta ad uno stato di apatia abbastanza palpabile verso la politica in generale. C’è paura per il futuro, esasperazione e la partecipazione agli scioperi promossi dal sindacato ne è la rappresentazione plastica.
Un Governo di Unità Nazionale senza un progetto basato sulle cose da fare e come farle, credo possa servire davvero a poco. Credo sia necessario recuperare la partecipazione e l’entusiasmo della popolazione attraverso l’individuazione di un gruppo di persone esperte ed autorevoli, magari scelte dagli Eccellentissimi Capitani Reggenti, con il compito di individuare le dieci cose fondamentali utili al nostro Paese per poter rilanciare l’economia della nostra Repubblica, alle quali vincolare le forze politiche presenti nel Consiglio Grande e Generale.
Realizzati i dieci punti, procedere a nuove elezioni politiche generali, non prima però di aver cambiato la Legge Elettorale in senso proporzionale, perché solo così torneremo ad avere governi che rappresentano veramente la maggioranza degli elettori. Così si riscoprirà la politica, oggi questa sconosciuta, e i governi si costituiranno sulla base di accordi sulle cose da fare e non più su aggregazioni raffazzonate con lo scopo di raggiungere un voto in più degli avversari così da acchiappare l’agognato premio di stabilità e poter dare vita ad un governo avendo magari raccolto al primo turno il 30% dei voti mentre il restante 70% aveva votato altro.
Io la vedo così! Perché non credo ci possano essere altre strade più sicure. C’è necessità di iniziativa, di idee, di qualche lampo di genio per uscire dallo schema di contrapposizione frontale tra forze politiche e per risvegliare le coscienze un po sopite della gente per farla tornare a partecipare e, diciamola fino in fondo, per legittimare anche partiti e forze politiche che senza partecipazione rischiano di ridursi a inutile parodia di se stessi. Qualche esempio già c’è!