Spesso è dato di sentire le doglianze di chi lamenta lo strapotere del Congresso di Stato, il quale sarebbe troppo presente nella vita dei cittadini, con tutte le riserve sui margini di discrezionalità che si dice abbiano i Membri dell’Esecutivo.
Altrettanto spesso si sente lamentare il fatto che il Consiglio Grande e Generale, cioè l’organo legislativo eletto dal popolo, stia gradualmente perdendo la sua centralità sul piano politico, economico e sociale. Anche perché molto del lavoro viene filtrato, in tutti i sensi, dalle Commissioni Consiliari, la cui utilità è tutta da dimostrare ma che di certo sottraggono ruolo all’Assemblea Legislativa, la quale è necessaria solo alla fine dell’iter legislativo per mettere il coperchio sulla pentola nella quale è stata preparata la pietanza da cuochi più o meno esperti, i quali però arrotondano, grazie ai gettoni di presenza, le loro entrate ordinarie.
Personalmente penso che il Consiglio Grande e Generale debba tornare ad essere il fulcro attorno al quale ruota il resto dell’apparato burocratico-istituzionale; il centro decisionale, dove agiscono i diretti rappresentanti del popolo, che agli elettori devono rendere conto del proprio operato. Tutto dovrebbe avvenire alla luce del sole, attraverso dibattiti, confronti e civili contrapposizioni di eventuali tesi contrarie, anziché schermare il lavoro da svolgere attraverso pompose Commissioni Consiliari, i cui intrecci interni non saranno mai abbastanza conosciuti.
Ma purtroppo, da qualche tempo a questa parte è lo stesso Consiglio Grande e Generale che rinuncia per scelta ad esercitare il ruolo che dovrebbe essergli proprio. L’ultimo esempio in ordine di tempo è l’approvazione della Legge 23 Dicembre 2022, n.171, cioè i Bilanci dello Stato 2023 e 2023/2025. All’articolo 10 della citata Legge, “Deleghe al Congresso di Stato”, si demandano al medesimo ben 38 materie sulle quali lo stesso Congresso di Stato è autorizzato ad emanare Decreti Delegati. Lo strumento del Decreto dovrebbe essere usato una tantum, in casi di particolare necessità, e non previsto per regolamentare ben 38 materie.
Si demanda al Congresso di Stato di intervenire sulle concessioni di stazioni radioelettriche di debole potenza; sullo sviluppo delle attività economiche nel settore marittimo e del Registro Navale della Repubblica di San Marino; sull’adeguamento della Banca Centrale della Repubblica di San Marino ai criteri del Sistema Europeo di Banche Centrali, adottate dall’U.E.; sullo sviluppo dell’industria audiovisiva; sulla disciplina dell’attività di “Bed & Breakfast”, tanto per fare solo alcuni esempi.
Al punto 38 vi è poi la questione cittadinanza “al fine di rispondere alle esigenze di aggiornamento e semplificazione della normativa in tema di cittadinanza e di sistema elettorale ad essa correlata, con particolare riguardo alle previsioni normative di cui al mantenimento ed alla revoca della cittadinanza…”, e questa non mi pare proprio materia da liquidare con un Decreto Delegato. Se non è materia propria del Consiglio Grande e Generale questa mi chiedo di che cosa debbano parlare in aula i Consiglieri della Repubblica.
E’ pur vero che è in dirittura di arrivo la richiesta del Comites che punta all’abolizione dell’obbligo di rinuncia della cittadinanza italiana all’atto dell’acquisizione di quella sammarinese, ma, mi chiedo, che bisogno c’era di inserire questo punto tra le deleghe al Congresso di Stato?
C’è in atto una rivendicazione, c’è l’approvazione di una Istanza d’arengo, di conseguenza dovrebbe partire il normale iter legislativo previsto solitamente per ogni proposta di legge. La presenza al punto 38 di questo argomento dunque mi pare davvero strana, non ne capisco la ratio, probabilmente ci sfugge qualcosa che prima o poi verremo a sapere. Non vorrei ci trovassimo di fronte a qualche misero “magheggio” di personaggi di serie “C”. Vigiliamo!!!
Comunque sia e tornando all’iniziale discorso, c’è poco da sperare in rappresentanti degli elettori che si auto spogliano delle prerogative conferitegli proprio dagli elettori.
Senza parole!
Augusto Casali