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Non è passato molto tempo dalla celebrazione del rito democratico delle elezioni politiche generali a San Marino, sono passati appena quattro mesi e, a dirla tutta, da subito si è percepito che la maggioranza si è composta più per dovere che per amore, anche sé, alle volte gli amori sbocciano con la convivenza.
Se poi vogliamo dirla tutta, tutta, le posizioni espresse in campagna elettorale sono state in certi casi diametralmente opposte. Da una parte un blocco conservatore, dall’altra un blocco riformista. Ovviamente, era prevedibile che, oltre al dovere di dare al Paese un Governo solido nei numeri, il cammino dell’alleanza nascente, più che mai, doveva essere una continua ricerca di equilibri non sempre facili. Sia pure con qualche evidente contraccolpo visibile anche dall’esterno, questo esercizio è stato praticato senza gravissimi scossoni dai timonieri delle rispettive navi.
Ci sono però temi impegnativi come la Sanità che, data la situazione in cui versa, necessita di interventi rapidi, concreti ed incisivi. Quindi non è possibile stare a tergiversare, a prendere qualche settimana di tempo, a giocare alla politica sulla testa dei cittadini.
La politica si dice sia l’arte del possibile e quindi vive di compromessi, ma per l’esperienza che ho accumulato in anni di militanza posso affermare che ci sono compromessi possibili e compromessi impossibili e in certi frangenti occorre essere molto lucidi, in quanto, qualora si cedesse nel segno della difesa del potere per garantire il presente, si rischierebbe di pagare un prezzo altissimo in prospettiva. La vita politica sammarinese è ricca di esempi in questo senso, anche recenti.
E allora è necessario guardare in faccia la realtà che ci mostra un sistema sanitario che nel lontano 1955 era invidiato da tutto il mondo, mentre oggi si è andato via, via deteriorando per tre motivi principali: l’organizzazione mutuata dal sistema italiano, mentre San Marino per la propria configurazione di mini stato avrebbe necessità di paradigmi semplicemente dimensionati ad una Comunità di 34.000 anime; la politicizzazione del Comitato Esecutivo e la sua dimostrata incapacità di essere all’altezza della situazione; il trattamento economico e pensionistico riservato al personale medico e paramedico.
Quindi, se vogliamo garantire un sistema sanitario universalistico, efficiente e attrattivo anche per il futuro, occorre intervenire dal vertice della piramide, e poi, di conseguenza, seguiranno a cascata tutti gli altri interventi.
Quindi, il Direttore Generale, arrivato a San Marino con un contratto da nababbo, la pletora di consulenti al seguito e i più fidati membri del Comitato Esecutivo, hanno miseramente fallito, senza risolvere neppure uno, dico uno, dei problemi con i quali i pazienti si misurano ogni giorno, e questo nonostante il generoso impegno del personale medico e paramedico che attualmente opera in mezzo a comprovate difficoltà. Per non essere ripetitivo e per non annoiare troppo, elenco solo i titoli: Code ovunque; tempi per visite specialistiche; medici che se ne vanno; difficoltà nel rapporto paziente/medico; eccessiva burocratizzazione delle pratiche.
Ora, è chiaro che questo stato di cose va cambiato se l’obiettivo è quello di mantenere il sistema universalistico (ormai lo hanno capito anche i bambini), viceversa, se si punta a mantenere l’attuale stato di cose significa che ci sono in ballo interessi diversi, che non conosco, ma che di certo non vanno nel segno del bene del Paese e dei suoi cittadini, è evidente.
Perciò è perfettamente inutile tergiversare, il primo intervento va fatto al vertice, poi si potrà parlare di atto organizzativo, sulla base del futuro sistema sanitario previsto. L’abolizione di sovrastrutture rivelatisi inutili se non addirittura dannose, il ritorno alla valorizzazione dei primari e la scelta di personaggi giusti inseriti nel posto giusto, soprattutto sammarinesi o professionisti che hanno passato molti anni ad operare nel nostro Ospedale, faranno il resto e le cose miglioreranno in modo tangibile, soprattutto da parte dei fruitori dei servizi della nostra sanità.
Però non c’è più tempo da perdere ed è giunta l’ora di togliere, almeno da da parte delle forze riformiste, il freno a mano fino ad oggi inserito.
Augusto Casali