Sono passati 25 anni dalla morte di Bettino Craxi e nel corso della commemorazione tenutasi presso il cimitero tunisino di Hammamet, situato di fronte al mare in direzione Italia, erano presenti anche il Presidente del Senato Italiano, La Russa, e il Ministro degli Esteri, Tajani.
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Ci è voluto un quarto di secolo per riabilitare un importante politico italiano ed internazionale, le cui doti di statista vengono ormai riconosciute da più parti e lo stesso Presidente della Repubblica Italiana, Mattarella, ne ha sottolineato la indubbia statura politica proprio in questi giorni. D’altronde, per quanto abbia prodotto il furore giustizialista dell’epoca di “Mani pulite”, è davvero difficile cancellare l’operato di Craxi, uno dei massimi esponenti del socialismo democratico e liberale.
Fu il primo socialista ad aver ricoperto l’incarico di Presidente del Consiglio Italiano.
Controcorrente rispetto a tutti gli altri leader, durante il sequestro Moro, si è adoperato perché si trattasse con i terroristi la sua liberazione. Riuscì ad abbassare l’inflazione, che viaggiava all’epoca al 12,30%, al 5,20%, riducendo la scala mobile di tre punti. Firmò il Trattato con il Vaticano. Tutelò la dignità e l’immagine dell’Italia in occasione della crisi di Sigonella, in cui dimostrò al mondo fermezza, coraggio e indipendenza. Fu impegnato nel progetto di Unità Socialista cercando di unificare la sinistra, a cui la componente massimalista si oppose. Attuò una politica economica permeata di un liberismo mite e regolato, in cui la politica riusciva a mantenere ruolo e primato. Tutte queste sono cose difficili da cancellare, anche per un magistrato molisano di Montenero di Bisaccia.
Ma il lignaggio di Craxi si manifestò in altre circostanze, ad esempio in parlamento, quando in un’aula gremita e silenziosa, parlò del finanziamento dei partiti, usando queste testuali parole “…tutti sanno che buona parte del finanziamento politico è irregolare o illegale…se gran parte di questa materia deve essere considerata materia puramente criminale, allora gran parte del sistema sarebbe un sistema criminale. Non credo che ci sia nessuno in quest’aula, responsabile di organizzazioni importanti, che possa alzarsi e possa pronunciare un giuramento in senso contrario a quanto affermo, perché presto o tardi, i fatti, si incaricherebbero di dichiararlo spergiuro.” Ne seguì un silenzio assoluto e nessuno disse nulla. Lo stesso Craxi, anni dopo, ricordando l’episodio, lo definì un momento magico di verità!
E da Hammamet, nel suo stato di esiliato, inviò un messaggio alla politica italiana e un giudizio sul liberismo che si stava rapidamente impossessando del sogno unitario europeo. E visto come sono andate poi le cose, ciò che disse somiglia molto ad una profezia: “Si presenta l’Europa come una sorta di paradiso terrestre, arriveremo al paradiso terrestre… L’Europa, per noi, come ho già avuto modo di dire, nella migliore delle ipotesi sarà un limbo, nella peggiore delle ipotesi sarà un inferno. E quindi bisogna riflettere su ciò che si sta facendo, perché la cosa più ragionevole di tutte era quella di richiedere e di pretendere, essendo noi un grande Paese – perché, se l’Italia ha bisogno dell’Europa, l’Europa ha bisogno dell’Italia – pretendere la rinegoziazione dei parametri di Maastricht.”
Il Presidente del Senato Italiano, nel corso della commemorazione, ha detto una cosa importante e significativa, anche se non consolatoria: “Il debito più grande, oltre a quello di un dibattito serio e sereno sulla figura – di Craxi – è quello di non avere impedito che morisse all’estero in esilio.”
Ora non mi rimane che ricordare un episodio che riguarda il rapporto con i socialisti di San Marino. Era il 1998 il sottoscritto, l’attuale Presidente del Partito Socialista di San Marino, Antonio Lazzaro Volpinari, e Rattini, ci recammo ad Hammamet per incontrare Craxi. Era il 30 gennaio, da Tunisi ci spostammo ad Hammamet nei pressi del molo, posto concordato con Craxi. Fummo raggiunti da una sua telefonata che ci dava delle indicazioni, montammo su di un suv con vetri oscurati, poi ad un certo punto scendemmo per entrare in un altro. Il tutto gestito dai servizi tunisini. Poi, una volta arrivati a destinazione, entrando abbiamo visto alcuni miliziani palestinesi di Arafat che presidiavano la casa.
L’incontro con Bettino durò più di un’ora. Parlammo di tante cose, soprattutto degli eventi che lo avevano colpito. Ricordo il suo rammarico per i tanti compagni sparsi per l’Italia, nei vari comuni, che avevano dovuto subire gli effetti politicamente devastanti delle vicende giudiziarie, senza possibilità di difendersi. Quindi, si lasciò andare ad alcuni giudizi su taluni suoi compagni e collaboratori, giudizi non sempre lusinghieri e alla nostra domanda sulla possibilità di riunire i socialisti, egli fu molto chiaro: Prima che possa succedere, se succederà, dovranno passare molti, molti anni. Noi avevamo incontrato Craxi altre volte, ma in quella circostanza, sentendolo parlare delle vicende politiche del mondo, ebbi la sensazione di trovarmi di fronte ad un importante pezzo di storia della politica italiana ed internazionale, depositario di numerosi segreti che probabilmente si è portato nella tomba di Hammamet, vicino al mare.
D’altronde, anche e soprattutto dopo il suo trasferimento in Tunisia, il rapporto con Bettino aveva assunto contorni importanti, tanto e vero che in una sua intervista ad un quotidiano sammarinese ebbe a dire che “I compagni sammarinesi sono uomini dalla memoria lunga”, ma probabilmente non si riferiva a coloro i quali, dopo le vicende di “Mani pulite” fecero a gara per togliere le gigantografie appese nella sede del Partito Socialista Sammarinese, che riproducevano la benedizione dell’unificazione socialista da parte di Bettino Craxi, Segretario del P.S.I., avvenuta nel 1990, presso il Teatro Titano. Si riferiva a chi gli era rimasto amico nella buona e nella cattiva sorte.
Augusto Casali