Siamo giunti alle battute finali e tra pochi giorni inizierà la campagna elettorale. Le forze politiche hanno espletato gli ultimi adempimenti burocratici di una legge che, nonostante le modifiche apportate, rimane farraginosa, complicata, retaggio di un bizantinismo da potere (perché le leggi elettorali vengono concepite dalle maggioranze del momento) e lontana dalla gente comune, dagli elettori, che non comprendono di certo i contorti ragionamenti di cui sono stati capaci i legislatori.
Oltretutto quando la riforma elettorale fu concepita nella sua prima versione, in sostituzione del sistema proporzionale, la volontà era quella di garantire la governabilità messa a dura prova nei primi anni 2000, quando nell’arco di un lustro cambiarono spesso i Governi di coalizione. Poi c’è stato un nuovo intervento legislativo perché con il vecchio sistema venivano conferiti premi di maggioranza improbabili, che mettevano in discussione la volontà popolare e per di più i Governi continuavano a cadere prima della fine della legislatura, senza garantire la governabilità agognata.
Si procedette all’ultima modifica che ha portato all’attuale legge elettorale vigente; ma anche allora non si ebbe il coraggio di arrivare fino in fondo e così oggi ci ritroviamo regole del gioco complicate, di difficile interpretazione se non con avvocati e ragionieri. Oltretutto, che non risolvono il problema della governabilità del Paese, infatti, anche in quest’ultima legislatura di Governi ne sono caduti addirittura due: prima quello a trazione DC/Rete, per il ritiro di quest’ultima e poi il “Governicchio” voluto dalla DC che pur di rimanere in sella ha addirittura inventato un partito fantasma. Il risultato pratico è stato così modesto che si è dovuto ricorrere, per l’ennesima volta, ad elezioni anticipate.
La consultazione elettorale rappresenta il momento fondamentale della democrazia rappresentativa, il momento in cui gli elettori scelgono i rappresentanti della forza politica che più e meglio li rappresenta. Quindi dovrebbe essere un momento fatto di semplicità e di chiarezza tra i partiti e il cittadino, senza alchimie, senza trucchi e senza inganni.
Non esiste un sistema elettorale perfetto ma, e io lo affermo da tempo, il sistema più democratico è certamente il proporzionale puro, con il quale ogni partito si presenta con un proprio programma, a viso aperto, senza possibilità di inganno. La percentuale che ottiene viene esattamente riprodotta nel Consiglio Grande e Generale, senza premi né penalizzazioni assurde e l’elettore è perfettamente rappresentato secondo l’esito elettorale, senza esclusioni e senza agevolazioni nei confronti dei partiti maggiori.
Sarebbe insomma una competizione alla pari, che esalterebbe veramente il concetto di democrazia rappresentativa e finalmente metterebbe fine a tutti quei meccanismi sofisticati pensati per la difesa del potere e non di certo per esaltare la partecipazione. Inoltre, il sistema proporzionale rimetterebbe in moto la politica, una pratica sempre più rara a San Marino; imporrebbe il confronto tra le forze politiche per trovare punti di incontro non preconfezionati e poco credibili, al fine di dare vita al Governo del Paese; attraverso il dialogo ed il confronto anche serrato sarebbe possibile trovare convergenze e sintesi che renderebbero possibili, perché la politica è l’arte del possibile, accordi di Governo forti e stabili.
Quindi, per concludere, io credo che una delle prime cose da fare dopo lo svolgimento delle elezioni, all’inizio della legislatura, sia la riforma della legge elettorale in senso proporzionale puro; una riforma che riavvicini la gente alla politica, e che renda chiaro il rapporto tra partito che si prcesenta alle elezioni ed elettore in modo semplice, diretto e chiaro!
Augusto Casali