
Ricordo con orgoglio il tempo in cui, e non è passato un secolo, la politica, per una volta non sollecitata dal Tribunale o dalle Forze dell’Ordine, autonomamente aprì una profonda riflessione sulla situazione relativa alle infiltarzioni malavitose a San Marino.
Allora, parlo del 2010/2011, ricoprendo l’incarico di Segretario di Stato alla Giustizia, avevo avuto modo di confrontarmi con esperti del settore, militari e non, e con i responsabili della Fondazione Caponnetto e mi ero reso conto che, anche sulla base di riferimenti di gendarmi a qualche Segretario di Stato, peraltro lasciati cadere con poco interesse, il quadro per San Marino si manifestava preoccupante. Decisi allora di coinvolgere il Congresso di Stato, a cui feci una relazione sulla situazione e proposi di affidare al Magistrato Dirigente del Tribunale una approfondita relazione sulla situazione esistente a San Marino in merito ai fenomeni di criminalità organizzata e non.
Dopo la mia relazione alcuni colleghi intervennero e tra questi vi furono coloro i quali sposavano le tesi da me affrontate, mentre altri tergiversavano ponendo molti “se” e molti “ma”, conditi di ironici sorrisini. Quel che mi colpì fu il fatto che i più raffinatamente ostili erano coloro i quali si dicevano normalmente “duri e puri” ad ogni piè sospinto, mentre da coloro i quali mi aspettavo più resistenza mi sentii dire che erano d’accordo. E fu così che per la prima volta, sollecitati dalla politica, si cominciò a parlare ufficialmente di infiltrazioni malavitose.
D’altronde era difficile che San Marino rimanesse indenne dall’arrivo in Emilia-Romagna degli affiliati alle associazioni mafiose. Oltretutto rappresentate da personaggi e organizzazioni evolute, al passo con i tempi, che avevano abbandonato lupara e coppola per vestire giacca e cravatta, come molti di noi, confondendosi con noi, ed avendo avuto una enorme evoluzione anche tecnologica.
E il problema era proprio questo: come avrebbe fatto San Marino, privo di personale specificatamente preparato, a fronteggiare la presenza nel nostro Paese di boss mafiosi di primo piano? Anche solo trattare le informazioni più irrilevanti poneva dei seri problemi tra professionisti del settore italiano e le forze dell’Ordine Sammarinesi, se escludiamo qualche individualità esistente nel Corpo della Gendarmeria e anche della Polizia Civile, particolarmente portate per le indagini.
Di fronte a questo stato di cose cercai di smuovere la situazione per creare quegli anticorpi che probabilmente erano nelle intenzioni di molti ma che allora non esistevano. Ecco il perché del riferimento al Congresso di Stato; ecco perché la richiesta di una dettagliata relazione rispetto alla situazione esistente.
Alla fine, la relazione del Magistrato Dirigente del Tribunale arrivò sul mio tavolo; ne discutemmo ancora una volta in Congresso di Stato e anche questa volta, mentre il sottoscritto proponeva di rendere noto a tutti l’esito della relazione, i soliti “duri e puri” si opposero. Addivenimmo ad un compromesso: il sottoscritto avrebbe portato in Consiglio la problematica facendone un riassunto senza consegnare la relazione.
Così facemmo. Il comma in discussione fu molto partecipato dai Consiglieri e alla fine vi fu una adesione unanime del Consiglio Grande e Generale e si diede mandato al Segretario di Stato per la Giustizia di concretizzare la proposta della istituzione della Commissione Antimafia e l’istituzione dell’Osservatorio sui fenomeni malavitosi nella Repubblica di San Marino.
Il 20 luglio 2011, viene presentata la proposta di istituzione della Commissione “Sul fenomeno delle “infiltrazioni della criminalità organizzata.”. La votazione fu unanime anche in questa circostanza. Tutte le forze presenti in Consiglio Grande Generale si espressero positivamente.
In effetti, assieme all’ex Procuratore Nazionale Italiano, Dott. Piero Luigi Vigna, si era predisposta una serie di interventi legislativi che prevedevano, oltre la Commissione Antimafia e l’Osservatorio, la creazione di una struttura dimensionata antimafia e una struttura dimensionata di Intelligence, che ovviamente non avrebbe avuto l’obbligo di riferire all’Autorità Giudiziaria, ma bensì ai referenti politici del Congresso di stato.
Ho avuto l’impressione che proprio quest’ultima proposta avesse creato un certo panico tra il mondo politico presumibilmente più vicino al potere finanziario. Da quel momento il vento cambiò, forse anche per gli effetti di una situazione politica che stava mutando deteriorandosi. Sta di fatto che tutto il progetto si bloccò e non si fece più neppure un passo avanti. Io mi dimisi dal Congresso di Stato, assieme all’amico Segretario di Stato Romeo Morri. L’unico errore che facemmo fu quello di cercare motivazioni politiche al nostro gesto, mentre sarebbe stato più efficace e forse giusto, se avessimo detto con chiarezza che si voleva bloccare un processo di trasparenza che avrebbe garantito tutti i cittadini onesti di questo Paese.
Da allora sono passati 12 anni. La Commissione Antimafia è stata insediata. Ha svolto un lavoro anche negli anni successivi, ma purtroppo non se ne sa nulla. E’ vero che la Commissione riferisce solo attraverso comunicati stampa, ma al referente politico, al Congresso di Stato e al Consiglio Grande e Generale penso che dovrebbe riferire lo stato delle cose, anche perché, se sono necessari interventi, il Congresso di Stato deve operare concretamente e il Consiglio Grande e Generale deve legiferare, se necessario.
Mi sembra che dopo la ventata interventista e le proposte avanzate di comune accordo con il Dott. Piero Luigi Vigna, tutto si sia fermato e ci si trovi fermi al 2012. Non mi risultano relazioni diffuse, proposte di legge, suggerimenti legislativi ed altro.
Allora, visto che abbiamo un nuovo Governo in carica, mi auguro che la commissione specifica si appresti al lavoro che la attende con rinnovato vigore e con concreta adesione alle motivazioni e alla spinta che il Consiglio Grande e Generale manifestò nel 2011, anche perché le problematiche di allora permangono inalterate. Se dovesse insediarsi a San Marino qualche pezzo da 90 delle organizzazioni mafiose, chi sarà in grado di intervenire e garantire la sicurezza dei sammarinesi, se le nostre Forze dell’Ordine non sono adeguatamente preparate?; non hanno i necessari collegamenti con i professionisti internazionali ed italiani in particolare?; sono privi della sofisticata preparazione per contrastare i livelli tecnologici di cui gode la malavita attuale? Non credo proprio sia il caso di continuare a sottovalutare questa problematica anche per il futuro!
Augusto Casali