San Marino. L’ASTROLABIO – “Che bella serata!” .. di Augusto Casali

Confesso preliminarmente che questa volta nel mio intervento vi è conflitto d’interesse, ma essendo a fin di bene me lo perdonerete.

Venerdì 20 settembre scorso, presso il Teatro Titano, si è svolta una interessante e partecipata serata organizzata dal Piccolo Teatro Arnaldo Martelli. Una Conferenza sul tema: “Il dialetto deve morire?” (E dialet l’à da murì?).

Molti studiosi sostengono che il disuso del dialetto sarà inevitabile; altri sostengono invece che, pur rimanendo una nicchia, continuerà a tramandarsi. Coloro i quali sono intervenuti alla Conferenza hanno fornito molti elementi per avvalorare la seconda tesi. All’incontro, condotto amabilmente da Anna Chiara Macina,   sono intervenuti due studiosi di storia, usi e costumi sammarinesi, quali Verter Casali e Valentina Rossi, i quali, con dovizia di particolari, hanno parlato delle origini del dialetto sammarinese orale e scritto, quest’ultimo apparso solo poco prima della metà del 1.800; mentre il Presidente del P.T.A.M., Francesco Morganti, ha intervallato alcune letture di quattro poesie storiche sammarinesi, due delle quali a sfondo politico.

Il sottoscritto si è soffermato sulle motivazioni per le quali la storica Filodrammatica di San Marino, la quale ha assunto la denominazione attuale nel 1963, sotto la guida dell’attrice professionista Elda Bardelli, ha, con una sofferta decisione, ha allestito, nella serata di Gala della Festa di Sant’Agata del 1976, la commedia, completamente tradotta in vernacolo sammarinese, “Stal mami” di Liliano Faenza. In pratica, sovvertendo completamente la consuetudine, prevalse nel Gruppo l’idea che l’operazione culturale in quel momento storico dovesse essere quella di salvaguardare il dialetto, che nelle case abitualmente non si usava più. Come molti sanno fu un successo incredibile, tanto è vero che il prossimo 5 febbraio 2025 sarà il quarantanovesimo anno consecutivo che nella serata di Gala della Festa di Sant’Agata verrà rappresentata la commedia dialettale.

Francesco (Checco) Guidi, noto poeta dialettale, ha spiegato le differenze esistenti tra la parlata di Serravalle, Città e Borgo. Ha poi declamato alcune sue note poesie molto apprezzate dal pubblico. Tra queste c’era anche “A sem ad Seraval”, a cui, inaspettatamente si è contrapposta una nuova poesia preparata per l’occasione dal sottoscritto che si intitola “E noun a sem dlà Cità”. La contesa tra i due ha suscitato l’ilarità del pubblico. Poi Checco ha concluso il suo intervento declamando la poesia “Umag ma la mi Tera” che ha unito i contendenti e tutti i sammarinesi presenti in platea.

Infine è intervenuto il noto attore cesenate, Maurizio Ferrini, il quale con autorevolezza si è soffermato sulle diversità ma anche sulle somiglianze, dei dialetti emiliano, romagnolo e sammarinese.

La serata si è conclusa con una breve scenetta interpretata da Maurizio Ferrini, coadiuvato da alcuni attori del Piccolo Teatro Arnaldo Martelli. Ferrini interpretava un cesenate venuto a San Marino per visitare la Fiera del Borgo. Inutile dire che il pubblico ha particolarmente apprezzato il gesto di Maurizio Ferrini quale  segno di amicizia nei confronti del PTAM e della Repubblica di San Marino.

In definitiva, dalla Conferenza il messaggio scaturito è che il dialetto non deve morire poiché, come è stato ricordato, rappresenta la lingua dell’amore, in quanto laddove si parla il dialetto i nuovi nati, oltre al latte materno, “bevono” la parlata della propria terra, e con essa assorbono il calore, l’umanità e i rumori che la circondano.

Il dialetto significa dunque identità, appartenenza alla propria Terra, alla propria storia e alla propria cultura. Ecco perché –  questo è il messaggio finale scaturito da una bella serata di concordia cittadina, – occorre sensibilizzare cittadini e Autorità, affinchè si promuovano studi scientifici e iniziative tese alla salvaguardia, per quel che consentono le inevitabili contaminazioni prodotte dagli eventi della società, del nostro dialetto.

La interessante serata organizzata dal Piccolo Teatro Arnaldo Martelli non deve certo considerarsi un punto di arrivo,  ma bensì  un punto di partenza teso alla difesa della propria identità, di cui a pieno titolo fa parte il dialetto e di cui, soprattutto in questa epoca di globalizzazione selvaggia, che tutto travolge e tutto uniforma, la nostra piccola Repubblica di San Marino ha estremo bisogno.

Augusto Casali