San Marino. L’ASTROLABIO – “Cosa volevano e Cosa è diventata l’U.E.” … di Augusto Casali

I padri dell’U.E., politici e diplomatici, avevano come obiettivo principale l’unificazione dell’Europa dopo le devastazioni della Seconda Guerra Mondiale, con l’obiettivo di prevenire ulteriori conflitti e promuovere la pace, la solidarietà e la prosperità tra i popoli europei.

In particolare, l’Unione Europea doveva mirare all’unità e alla pace, evitando il rischio di ulteriori guerre; creare un mercato unico e promuovere la solidarietà economica e sociale tra i paesi membri; promuovere la libertà e la democrazia; ridurre i divari di sviluppo tra le diverse regioni europee, promuovendo maggiore equità e solidarietà; proteggere i diritti fondamentali dei cittadini europei.

L’ex Segretario di Stato Augusto Casali

Obiettivi significativi, condivisibili, che aprivano orizzonti futuri a donne e uomini, i quali avevano patito la guerra e alle future generazioni che finalmente potevano guardare avanti coltivando le loro speranze. Le speranze non sono state vane e per un lungo periodo, 80 anni, i popoli europei sono stati in pace.

Ma con il passare degli anni molte cose sono cambiate nell’Unione Europea, la sensibilità, l’esperienza, e il senso dei valori che avevano personaggi come Robert Schuman, Jean Monnet, Alcide De Gasperi; Konrad Adenauer e Wiston Churcill, sono stati via via sostituiti dai burocrati di Bruxelles, eletti da nessuno, che hanno dato vita alla potente Commissione Europea, a cui capo è stata messa la tedesca Ursula von der Leyen.

A questo punto è lecito chiedersi se l’attuale U. E., dalla quale sembrano essere irresistibilmente attratti molti e variopinti politici sammarinesi, abbia perseguito gli obiettivi originali individuati dai padri fondatori. Ebbene, a mio avviso, la risposta è no. E’ stata perseguita la solidarietà economica e sociale tra paesi membri? Oppure, sono stati perseguiti interessi specifici in cui, l’asse Franco-Tedesco, ha fatto per molto tempo l’asso piglia tutto? Ha mirato alla pace, evitando il rischio di ulteriori guerre? Non mi pare proprio, visto che una guerra è scoppiata proprio alle porte di una Europa silente, che nulla ha tentato per non farla scoppiare.

L’U.E. dei burocrati era troppo impegnata a misurare le vongole, a voler scrivere sulle etichette delle bottiglie che il vino è cancerogeno o a mettere in discussione le mozzarelle e la dieta mediterranea, quest’ultima universalmente riconosciuta, per favorire la concorrenza, in questo caso, ai prodotti italiani, ma gli esempi potrebbero essere molteplici.

Per non parlare del famoso Green Deal, ovvero una strategia consistente in un pacchetto di iniziative strategiche a senso unico, con l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Si tratta di un obiettivo anche encomiabile, ma poco calato nella realtà mondiale, visto e considerato che l’Europa inquina per l’8% , mentre il 92% inquinano tutti gli altri, tra i quali Cina, USA, India e Russia, che di ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra non ci pensano neppure. Tanto è vero che il 27 maggio 2025, l’Unione Europea, dopo aver usato i muscoli per anni, ha dovuto fare un clamoroso dietrofront, annunciando che sulle norme relative alle emissioni CO2 per auto e furgoni è stata data via libera ad una significativa modifica del regolamento vigente. Ed io penso che seguirà ben altro nel prossimo futuro se l’Europa vuole continuare a salvaguardare il benessere dei suoi cittadini.

D’altronde, l’industria automobilistica in Europa vive una difficile situazione sia per vendita e produzione, che per calo di domanda e sicuramente il Green Deal ha favorito la concorrenza cinese, attraverso la produzione di auto elettriche, con costi più alti, usando, udite udite, metodologie inquinanti. E così è successo che anche l’industria automobilistica tedesca sia andata in crisi e stia ora, a proposito di pace, riconvertendo la propria industria di automobili in industria bellica.

Insomma, a me pare che i burocrati dell’attuale Unione Europea siano ben altra cosa rispetto all’U.E. pensata dai suoi fondatori e questo fatto, che mi pare incontrovertibile, dovrebbe far riflettere e approfondire la tematica anche all’interno di San Marino.

La scelta definitiva di fronte alla quale prima o poi i sammarinesi si troveranno per quel che riguarda l’Accordo di Associazione, è importantissima e da più parti viene definita, e a ragione, epocale per la realtà sammarinese. 

Quindi sarebbe ora di spiegare a chiare lettere ai cittadini quali saranno i sicuri benefici per San Marino e che cosa occorrerà fare e a che cosa si dovrà rinunciare per ottenere i vantaggi da più parti teoricamente vantati.

Occorrerà fare questo quanto prima perché, anche se la Segreteria di Stato agli Affari Esteri sembra essersi dimenticata e in ogni circostanza preferisce mettere la testa sotto la sabbia, io penso proprio che il Governo e la maggioranza che lo sostiene, non possano assumersi responsabilità più grandi di loro e spero si convincano del fatto che una simile decisione non può essere presa sulla testa dei cittadini senza ricorrere all’uso dello strumento democratico del Referendum.

Se ciò dovesse succedere per insicurezza, egocentrismo o supponenza di pochi, si correrebbe il rischio di generare una pericolosissima frattura tra il potere vigente e i cittadini, ritenuti indegni di esprimersi su di una questione che toccherà tutti in prima persona.

Sarebbe davvero un capitolo molto buio per la storia della democrazia della Repubblica di San Marino.

Augusto Casali