San Marino. L’ASTROLABIO – “E’ cambiato qualcosa?” … di Augusto Casali

In questi giorni di caldo per me abbastanza insopportabile; in un Paese dove in questo momento apparentemente non succede nulla di particolare, se si eccettuano le vicende che riguardano il nostro Tribunale e parecchi nostri magistrati; e se non fosse che sulla giustizia maggioranza e opposizione sono spaccate, su Banca Centrale sono spaccate, sulla gestione da parte del Governo della cosa pubblica sono spaccate, ma quasi tutti parlano di unire le forze, io mi sono dedicato a leggere scritti del passato. E devo dire che mi sono accorto che se si cambiassero le date, quegli scritti sembrerebbero concepiti ieri sera.

In particolare ho letto gli scritti di Pietro Franciosi. L’ultimo si intitola: “Dal nepotismo alla camorra”, è del 9 novembre 1919, e dice così: “Chi non ricorda la caratteristica specifica del vecchio Consiglio Principe e Sovrano consistente nel più egoistico nepotismo? I Padri Coscritti d’allora tutto facevano per l’utile della famiglia.

L’amore alla Repubblica era più un’apparenza che una realtà. Sotto lo specioso pretesto che i più nobili casati si erano tanto prestati per la Patria e per essa molte volte si erano anche molto sacrificati(!) i consiglieri convertivano l’interesse pubblico in vero interesse privato che sempre corrispondeva al più sfacciato nepotismo. Gli impieghi erano un benefizio che si si trasmetteva di padre in figlio fino all’estinzione di una generazione.

Era un diritto acquisito trasmissibile con l’asse paterno e che formava parte del patrimonio. Era una cosa molto comoda per taluni che sapevano, che anche se erano privi di merito per deficienza di studi o mancanza di volontà, avevano sempre il pane sicuro; e se anche veniva sciupato il patrimonio rimaneva per loro l’impiego di famiglia. Ma non era utile al Paese che non reclutava sempre elementi più idonei e più attivi, i quali venivano a priori messi fuori di combattimento e di speranza.

Venuta la restaurazione dell’Aringo Sovrano con la conseguente concessione del diritto di voto a tutti i cittadini sammarinesi, si stabilì come prima regola che tutti gli impieghi e gli uffici pubblici retribuiti si dovessero assegnare per concorso ai più meritevoli.

Con ciò si doveva instaurare un ordine nuovo di cose conformi al buon diritto e alla giustizia. Le leggi si fecero, ma ben poco si osservarono. Di quando in quando si fece uno strappo alla regola dei concorsi, per mettere a posto – per chiamata – qualche creatura degli uomini più in vista. In questi ultimi tempi poi si collocarono in impieghi assai elevati moretti insufficienti, non d’altro meritevoli che di fare comodo alla classe agraria e di non avere mai rimediato nulla. E quando si fecero i concorsi, sottentrò un altro più turpe sistema a base di camorre. Si presero a pretesto la compassione e la misericordia a favore dei deficienti e degli spostati. Ed oggi questo sistema è proprio all’ordine del giorno ogni volta che vi è da dar via qualche impiego od un ufficio vacante.

…In tal modo si viene ingrossando la fila degli inabili e dei fannulloni e di tutti quegli elementi che nel vicino Regno non sarebbero in grado di impegnarsi per difetto di intelligenza e di documenti.

…In questo maturarsi di grandi eventi in tutto il mondo, è veramente doloroso assistere fra noi a questa fattispecie di birbonate e d’infamie. Non è così che si fa l’interesse del Paese che non ha solo bisogno – nella palingenesi –  di governanti saggi e moderni ma benanco di funzionari e di impiegati che sappiano compiere tutto il loro dovere e dare il loro contributo per la prosperità e l’avvenire della Repubblica.”

Ora la domanda è: a distanza di 101 anni, con l’evoluzione democratica sviluppatasi ovunque, è cambiato qualcosa? 

A San Marino sì! Funzionari ed impiegati pullulano i nostri uffici, nessuno si assume più alcuna responsabilità e la burocrazia sta soffocando tutto e tutti. A occhio e croce, visto come ci siamo ridotti,  il metodo invece è rimasto più o meno quello descritto da Pietro Franciosi!