
L’ultima sessione del Consiglio Grande e Generale è stata caratterizzata dal dibattito scaturito dall’esame delle relazioni sullo stato della Giustizia.
E’ indubbio che in questi anni siano successe molte cose di rilievo nel settore, le quali hanno favorito lo scontro fra maggioranza e opposizione. Seguendo il succedersi degli accadimenti non è facile però stabilire se il problema sia sorto a livello politico e si sia poi insinuato nel Tribunale oppure sia sorto nel Tribunale e poi si sia insinuato nella politica.
E’ nato prima l’uovo o la gallina?
Due fatti sono certi: lo scontro sulla giustizia ha superato ogni limite ed ha raggiunto livelli fino ad oggi sconosciuti, la qual cosa inevitabilmente si riflette sulla credibilità dello stesso Tribunale, rendendo più difficile il compito di chi di compie comunque il proprio dovere; la politica ha dimostrato tutti i suoi attuali limiti che l’ha portata a rinunciare al proprio ruolo, dividendosi in fazioni anziché rimanere unita nel pretendere nel settore efficienza e sobrietà.
A leggere l’Ordine del Giorno approvato dalla maggioranza pare che il problema dei problemi sia il lavoro rimasto in arretrato, salvo poi venire a sapere che i carichi di lavoro non sono stati per nulla uniformi. Occorrerebbe anche che la politica formulasse una analisi seria della complessità dei vari fascicoli assegnati. Ma la politica preferisce dividersi e dividere, a sua volta, in buoni e meno buoni, anziché preoccuparsi di garantire al Paese una giustizia autorevole e con un robusto senso di responsabilità.
L’opposizione afferma che c’è una manovra per frenare sul caso “Titoli”, io non lo so, ma leggendo alcune dichiarazioni di Consiglieri di maggioranza qualche dubbio viene. Ma io credo che non si possa mettere la sordina su di una vicenda simile, così ingombrante. Il Paese, i cittadini, devono sapere come sono andate le cose. Devono sapere, con una parola definitiva, se è vero che gruppi economici hanno tentato di insinuarsi nei gangli decisionali della nostra Repubblica; se i vertici di Banca Centrale del tempo erano coinvolti direttamente o indirettamente; se, all’interno del Paese, ci sono state veramente delle sponde; se, soprattutto, esistono connivenze con politici sammarinesi o responsabilità istituzionali.
Non credo che tutto questo possa essere messo sotto il tappeto. Non credo che i cittadini lo permetterebbero. Ne va della credibilità di un intero Paese, che oggi appare più vulnerabile che mai e che per irrobustirsi ha necessità di buon senso e verità.
Sono troppi i punti di riferimento smarriti in questi ultimi anni, e il rischio della deriva è enorme. La situazione venutasi a creare è pericolosa; dunque lasciamo lavorare serenamente la Giustizia affinchè, nel più breve tempo possibile, possa acclarare i fatti che metteranno definitivamente a tacere le chiacchiere.
Chissà, a quel punto, forse, sapremo anche se è nato prima l’uovo o la gallina!
Augusto Casali