Nell’ultima sessione del Consiglio Grande e Generale tutti hanno assistito o potuto ascoltare via radio, allo spettacolo allestito in diretta, durante lo svolgimento dei lavori. In pratica si è trattato di una verifica di Governo pubblica e per di più svolta nell’aula consiliare. Il livello toccato dalla politica in tale frangente è stato talmente basso da sconfortare coloro i quali vi hanno assistito o hanno ascoltato.
Si è trattato veramente di una resa dei conti tutta interna alla maggioranza e, soprattutto, è emersa la fragilità politica dell’attuale Esecutivo.

Si è assistito ad uno spettacolo deprimente, con alcuni Segretari di Stato (AR e PSD) che hanno lamentato la necessità di un cambio di passo, fino a paventare una verifica di Governo; Il Capo Gruppo PSD prende la parola e, a nome del partito sconfessa apertamente il proprio rappresentante nel Governo, che poco prima era intervenuto, rassicurando l’alleato DC; un altro Segretario di Stato (PDCS), tanto per rasserenare gli animi, ha chiesto le dimissioni dei due colleghi che avevano parlato in precedenza, per di più specificando che dovevano essere irrevocabili; un Consigliere di Libera è intervenuto per tirare le orecchie ad un Segretario di Stato rappresentante del suo stesso partito e giù botte da orbi da tutte le parti. E tutto questo è avvenuto in diretta durante i lavori del Consiglio Grande e Generale, di fronte ad una opposizione che si è limitata soprattutto a guardare gaudente, in quanto la maggioranza stava facendo tutto quanto da sola.
Nulla lasciava presagire questo terremoto, segno che il malessere tra colleghi dell’Esecutivo è notevole e non occasionale, ma viene da lontano ed è esploso nel momento e nel luogo forse meno opportuni. E’ un brutto segnale perché, lo dico per esperienza diretta, in politica questi fatti si sa come cominciano ma non si sa mai come finiscono.
D’altronde, i motivi di lagnanza probabilmente vanno ricercati in una serie di prese di posizione, di leggi e di decreti che non si sono rivelati in sintonia con il pensiero della popolazione. La riforma dell’IGR ne è un esempio palese. La cittadinanza è scesa in piazza al fianco dei Sindacati in modo come non mai era successo in precedenza, almeno negli ultimi decenni, per poi alla fine cedere, come Governo, nel braccio di ferro e fare marcia indietro. Evidentemente questi atteggiamenti muscolari e arroganti, non sono piaciuti a tanti lavoratori e cittadini, tra cui anche molti sostenitori dei partiti di governo che ne formano la base, i quali avranno fatto sentire il proprio scontento ai vertici politici di riferimento.
Stessa cosa dicasi per l’atteggiamento ottuso della maggioranza sulla questione Referendum in relazione all’Accordo di associazione all’Unione Europea. Il rifiuto da parte del Governo di sottoporre al giudizio dei cittadini una scelta così pregnante per il futuro della nostra Repubblica, mette in evidenza il timore di essere sconfessati dal popolo e, al tempo stesso, la fragilità del percorso intrapreso sulla testa dei cittadini sammarinesi. Si è seguita la strada dell’emarginazione degli elettori sul problema specifico, eppure sono ben due le richieste di Referendum presentate dai cittadini sammarinesi (e pare non sia ancora finita), dichiarate irricevibili dal Collegio dei Garanti della Costituzionalità delle Norme con futili argomentazioni e interpretazioni a dir poco creative, sulle quali tutti fanno finta di nulla, confermando che la nostra proverbiale democrazia lo è più di nome che di fatto.
L’atteggiamento ignavo della politica estera sammarinese adottata in questi anni, tutta protesa verso un’unica strada e tesa a soddisfare i desiderata dell’U.E., ha portato il nostro Paese a rinunciare con disinvoltura alla posizione di neutralità attiva, che significa, per una piccola entità statuale come San Marino, aiutare chi ha bisogno e al tempo stesso mantenere la possibilità di dialogo con tutti. Come Paese abbiamo pedissequamente seguito l’Unione Europea che, a quanto pare, stanziando montagne di denaro a favore dell’Ucraina, sembra essere favorevole a continuare la guerra almeno quanto Putin.
Con l’Accordo di Associazione all’U.E. si è tentato di scavalcare l’Italia, coltivando una pia illusione che anche un bimbo penserebbe essere tale. Eppure, il Presidente della Commissione Esteri Italiana, Stefania Craxi, quando venne in visita a San Marino più di un anno fa, parlando dell’Accordo con l’Unione Europea disse amichevolmente: “Allora avrete bisogno del MEF e di Bankitalia”. Ma i nostri strateghi hanno tirato diritto, così l’Italia ha imposto, rispetto all’Accordo U.E., sulla parte riguardante il controllo finanziario, di inserire un documento chiarificatore denominato “Addendum”, i cui contenuti sono tenuti rigorosamente segreti e quando si potranno leggere, ci scommetterei, ci sorprenderanno.
Anche sul riconoscimento della Palestina le posizioni sono state diverse tra Italia e San Marino. Non che si debba essere sempre concordi, ma l’Italia si è detta pronta a riconoscere lo Stato della Palestina quando a rappresentarlo non saranno più i terroristi di Hamas, che non mi pare una cosetta da poco e sulla quale ci sarebbe parecchio da dire.
Ed ultima perla, la decisine di accogliere un po’ di palestinesi a San Marino. Soccorrere chi soffre è un dovere morale a cui San Marino nella sua storia non si è mai sottratto. Lo ha sempre fatto proporzionalmente alle sue reali possibilità e soprattutto lo ha fatto in modo discreto, senza mai vantarsene. Leggendo però il decreto predisposto ad hoc, ci si accorge subito che è strutturato non solo per accogliere, curare, e assistere fino alla fine dell’emergenza, ma bensì per inserire nel mondo lavorativo, la qualcosa è il preludio a far mettere le radici e verosimilmente ai ricongiungimenti familiari su questa Terra di 60 Km quadrati.
Altro ci sarebbe da dire, ma di fronte a questo e al metodo della segretazione di tutto, posto in essere dalla maggioranza, è naturale che i cittadini siano insoddisfatti e che questa insoddisfazione giunga ai partiti e ai loro rappresentanti al Governo. Fra quest’ultimi i rapporti evidentemente si sono alterati rispetto alla partenza, vista la bagarre scatenatasi in Consiglio Grande e Generale. Però, tra luci ed ombre, l’attuale maggioranza ha il suo vero tallone d’Achille nella politica estera, se così si può ancora chiamare la superficialità, la mancanza di idee e di intraprendenza dimostrata fino ad oggi. Quindi le tensioni nel Governo sono destinate ad aumentare nel prossimo futuro. E poi direi che ancora non è nulla. Aspettiamo di vedere qualche nefasto effetto concreto dovuto alle disinvolte scelte compiute, e allora sì che ne vedremo delle belle.
Si salvi chi può!!!
Augusto Casali












