San Marino. L’ASTROLABIO – “L’incubo Referendum” … di Augusto Casali

Ormai è un classico: tutti i governi e tutte le maggioranze che li sostengono, temono maledettamente l’istituto del Referendum, e questa è una tara che non fa distinzione di colori, coalizioni e partiti; le esperienze fino ad oggi vissute ce lo dimostrano.

Ma perché esiste questo diffuso timore? Semplice, perché uno strumento democratico, anzi, il più democratico, che coinvolge l’intero corpo elettorale nelle scelte da compiere, viene scambiato per una sorta di accerchiamento architettato per colpire il governo di turno. E allora scatta la strategia antireferendum. Si comincia con l’irridere l’iniziativa, poi si passa a rilevare che i promotori sono in cerca di visibilità; quindi, si argomenta la contrarietà arrampicandosi, di solito, sugli specchi e alla fine si accendono ceri e candele alla Madonna affinchè il Collegio dei Garanti, nei meandri legislativi, possa trovare agganci per evitare che i referendum vengano dichiarati ammissibili.

L’ex Segretario di Stato Augusto Casali

E’ incredibile ma è proprio così! Io penso invece che tutti dovrebbero essere contenti quando qualche coraggioso cittadino di questo nostro piccolo Paese, dove è abbastanza facile controllare, condizionare, e indirizzare il pensiero unico, si assume la responsabilità di attivare la democrazia diretta. Perché così facendo, si sottraggono le decisioni a pochi, e quando si è in pochi è più facile, a volte, favorire interessi che non collimano perfettamente con quelli generali. Eppoi, si chiamano a raccolta i cittadini, soprattutto per temi di rilevante ricaduta sull’intera comunità, i quali scelgono direttamente le strade da seguire, senza imposizioni, democraticamente, attraverso l’espressione di un semplice sì o un altrettanto semplice no, e alla fine sarà fatta la volontà della maggioranza dei sammarinesi.

In una parola questa si chiama democrazia diretta, che, ovviamente, si può esercitare solo quando ci sono in gioco scelte che impattano su tutti i cittadini, mentre per la gestione quotidiana esiste la democrazia rappresentativa che scaturisce dall’esercizio delle elezioni politiche generali, attraverso le quali vengono eletti i membri del Consiglio Grande e Generale.

Quindi, il ricorso al Referendum per i temi legati all’Accordo di Associazione all’U.E., è, a mio avviso, assai pertinente sia per la portata della scelta che inciderà enormemente sul futuro economico, finanziario, sul nostro Ordinamento, sulla burocrazia, sulla P.A.; sia per come è stata portata avanti la trattativa, che, di fatto, ha tenuto all’oscuro i cittadini sui particolari del negoziato.

Tanto è vero che il capo della diplomazia sammarinese si è spinto a dire, di fronte a numerosi presenti, nel corso di una riunione della commissione competente allargata, che spiegare il contenuto dell’Accordo è difficile (e se lo dice il capo delegazione che lo ha trattato c’è da crederci) e comunque i sammarinesi non sarebbero in grado di comprenderlo, ergo, è inutile renderli edotti. Così come è inutile rendere di pubblico dominio il contenuto del così detto “Addendum”, ovvero il documento aggiuntivo, voluto dall’Italia a chiarimento sulla vigilanza finanziaria.

Quindi i sammarinesi, secondo il Governo, la maggior parte dei Consiglieri, anche di opposizione, i quali, indipendentemente di come la si pensi, non trovano da ridire nulla sulle modalità adottate dall’Esecutivo, “tutto va ben madama la marchesa”, dovrebbero compiere di fronte all’Accordo di Associazione all’U.E., un vero e proprio atto di fede.

No, Grazie! Fortunatamente ci sono tanti cittadini che di fronte a questa scelta epocale preferiscono ragionare con la propria testa e non con quella di chi ha completamente toppato le metodologie necessarie per arrivare eventualmente a decisioni veramente condivise.

Il nostro Ordinamento prevede il ricorso alla democrazia diretta, e allora la strada più responsabile, coinvolgente e democratica sarebbe stata quella di un Referendum di iniziativa consiliare promosso dal Governo stesso e dai Consiglieri che lo sostengono. Questo avrebbe compattato l’opinione pubblica e avrebbe comunque rispettato, democraticamente, la volontà della maggioranza dei nostri concittadini.

Ma per qualcuno, il referendum è un vero e proprio incubo, e preferisce giocare a scatola chiusa, così, con il Governo arroccato nella difesa del fortino, che sia ammissibile o meno il Referendum attualmente oggetto di attenzione da parte del Collegio dei Garanti, il Paese vivrà una pericolosa spaccatura, forse con risvolti giudiziari di carattere internazionale presso la CEDU, e comunque la questione non credo si chiuderà facilmente senza implicazioni politiche, anche perché in maggioranza, è evidente, ci sono componenti che, per ovvie ragioni di equilibrio, sono costrette a combattere una battaglia che, chiaramente, non è la loro.

Penso ne vedremo delle belle!

Augusto Casali