Ci avviciniamo a grandi passi alle festività natalizie, le ormai tradizionali luminarie sono state accese in grande pompa magna per la 23^ volta e tutti noi abbiamo applaudito al vecchio rituale e abbiamo fatto finta di stupirci anche quest’anno. Tutto bene dunque? No, ma potrebbe andare anche peggio. Allora accontentiamoci.

Certo che riflettendo su come si è via via trasformato il Paese in questi anni, qualche preoccupazione prende il sopravvento, perché a me pare che già da qualche tempo a questa parte, quindi con responsabilità diffuse, ci sia un affievolimento del senso di appartenenza a questa nostra Terra. Forse la narrazione un po’ retorica ma fondamentalmente saggia del passato, è stata abbandonata troppo frettolosamente.
Invece, per affrontare il futuro è assolutamente necessario conoscere il passato e conservarne lo spirito, i valori, l’esempio, certamente attualizzando il tutto al tempo presente, ma avendo bene a mente un fatto: se siamo giunti fino qui è grazie ai nostri predecessori, che hanno costruito l’eredità ricevuta nel tempo dai nuovi sammarinesi. Se non si svolge questa naturale pratica si rischia di perdere i punti cardinali e di non sapere più, con certezza, chi siamo e che cosa realisticamente vogliamo per il futuro del nostro Paese.
Ecco, sbaglierò ma a me pare che attualmente ci si trovi in un periodo di smarrimento prodotto da molti fattori. I partiti e movimenti politici, hanno perso la funzione avuta nel secolo scorso, e anche quelli sopravvissuti come struttura non somigliano neppure lontanamente a ciò che erano un tempo. Non sono più il punto di riferimento ideologico, con alla testa autorevoli “grandi vecchi”, capaci di indicare la via da seguire. Oggi ci troviamo, sempre più spesso, di fronte a macchine elettorali capaci di mettere a frutto campagne clientelari svolte durante la legislatura.
Già, ma la politica è un’altra cosa. Infatti, oggi, il grosso guaio è che la politica è latitante a San Marino, è diventata qualcosa di personalistico, che a volte sconfina nel dilettantismo puro, raggiungendo bassissimi livelli, fino a divenire strumento in mano a gruppi affaristici, come ci hanno rivelato le ultime inchieste giudiziarie.
E allora non ci si si può poi stupire se i cittadini sono sempre più lontani dal Palazzo Pubblico, dalla politica e dalle istituzioni, e alle ultime elezioni per le Giunte di Castello, nonostante i partiti siano stati il più coperti possibile, i votanti sono stati solo il 41%, mentre il 59% è rimasto a casa.
C’è una crisi di credibilità. Quando si inventano puri pretesti per dichiarare irricevibile una richiesta di Referendum popolare, che avrebbe dato la possibilità a tutti i cittadini sammarinesi di decidere in merito all’Accordo di Associazione, come si può pretendere che quegli stessi cittadini a cui è stato negato un diritto possano credere a tali istituzioni? Quando un Governo teme i suoi cittadini e fa di tutto per non farli votare, per timore che venga sconfessato rispetto al proprio operato, come è possibile per un cittadino credere nella politica?
E potrei continuare. Quando si dice che la legge è uguale per tutti, dovremmo ricordarci che i ricchi possono difendersi al meglio, mentre i poveracci lo possono fare un po’ meno e, spesso, alla fine devono soccombere. Allora, e non dimentichiamo il coinvolgimento di un magistrato nella vicenda Confuorti, come si fa ad avere cieca fiducia nella giustizia?
Ma al di là di tutto questo, quel che più mi preoccupa è questo andazzo superficiale, fatto di consociativismo, di unanimismo anche consiliare, di politicamente corretto che, passati di moda valori, principi e ideologie, tutto tende ad ingrigire, e a rendere uguale. E così facendo stiamo correndo gravi pericoli per una piccola realtà come quella sammarinese. Stiamo rischiando di cancellare la nostra storia, di perdere la nostra identità, di stemperare il senso di appartenenza a questo lembo di terra. A volte, presi da una sorta di elefantiasi, giochiamo a fare i grandi, mentre invece la nostra Repubblica è sopravvissuta alle intemperie del tempo, essendo ben conscia di essere un unicum che va difeso e preservato nel tempo, pur essendo perfettamente consci del fatto che siamo una piccolissima entità che, pur essendo sovrana, non potrà mai avere il peso delle grandi realtà mondiali, anche se negli organismi internazionali di cui facciamo parte, il nostro voto, numericamente, conta come quello degli altri.
Penso che dovremmo interpretare il nostro essere sammarinesi così come ci indicò il giurista, politico e diplomatico egiziano, Boutros Boutros-Gali, sesto Segretario delle Nazioni Unite dal 1992 al 1996, quando, in visita nella Repubblica di San Marino, ebbe a dire: Non è importante la grandezza del faro, ma l’intensità che riesce ad emanare.
Ecco, a queste parole la nostra Repubblica dovrebbe ispirarsi, ma, purtroppo, in questo periodo storico, la luce sembra essersi affievolita troppo per poter svolgere un preciso ruolo e preservare, come ha scritto il Prof. Marino Cecchetti nel suo libro “Il cammino di una Idea”, quell’idea di libertà, “concepita sul Titano, nel silenzio dell’isolamento, da un pugno di montanari, accanto al sacello di un Santo, che è stata difesa con ogni mezzo e verso tutti, fino ad avere il riconoscimento di tutti”, nel pieno rispetto della sua dignità, aggiungo io (Ingresso di San Marino all’ONU 1992).













